Patto per la scuola pubblica. Reclutamento, formazione dei docenti, stipendi, sicurezza e classi meno affollate. Il Ministro "UN passo in avanti".
Nel tardo pomeriggio di giovedì 20 maggio è stao sottoscritto il Patto per la scuola a Palazzo Chigi. Tra i punti del documento la riduzione del numero degli alunni per classe, la formazione dei docenti, nuove forme di reclutamento. “Il sistema di istruzione e formazione – si legge – è centrale per lo sviluppo sostenibile e per il lavoro e costituisce una infrastruttura strategica del nostro Paese, “una risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale” come affermato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso alle Camere: “un’occasione storica di ridare priorità alla scuola, non sprechiamola”.
“Sono convinto che la via intrapresa, quella del dialogo e del Patto, resti la via necessaria per trovare delle soluzioni per il Paese. Questo Patto è la base per gli sviluppi successivi. Vogliamo andare avanti e quindi prendiamo questo come un punto di partenza. Un punto di partenza che abbiamo costruito insieme, per rimettere la scuola al centro del Paese“. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso della firma a Palazzo Chigi del Patto per la scuola al centro del Paese con i sindacati.
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, afferma al tavolo che “le categorie della scuola sono pronte a fare la loro parte già da domani” per realizzare gli obiettivi del patto, tra cui “riduzione del numero degli alunni per classe, aumento del tempo pieno, messa in sicurezza delle scuole“. Per Landini serve anche “il rinnovo del contratto” per assicurare “una giusta risposta salariale”.
Ecco il commento di Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola: “Non sono importanti solo gli obiettivi indicati nel Patto, conta molto anche l’indicazione del metodo con cui il Ministro e il Governo si impegnano a perseguirli: coinvolgimento delle parti sociali, confronto, condivisione di strategie e percorsi. In questo senso si può parlare di una svolta, da tempo segnalata come auspicabile e necessaria. Che la firma sia avvenuta a palazzo Chigi è un buon segno, perché indica la volontà di porre i temi dell’istruzione al centro dell’azione complessiva del Governo. Ora ci sono davvero le premesse per avviare una stagione nuova, di crescita degli investimenti sul sistema scolastico, riconoscendone la valenza strategica per l’intero Paese. Dev’essere anche l’occasione per dare finalmente al personale della scuola un riconoscimento più giusto e adeguato del suo lavoro sotto ogni profilo. Il rinnovo del contratto dovrà andare in questa direzione. Sono purtroppo ancora presenti, in Italia, situazioni di disagio socio economico segnate anche da un livello preoccupante di abbandono e dispersione scolastica: l’emergenza pandemica le ha rese più evidenti, consegnandoci l’immagine di una Paese troppo segnato da squilibri e disuguaglianze, in cui si registrano aree di diffusa povertà educativa. Serve su tutto questo un’efficace azione di contrasto, che risponde a un preciso interesse dell’intera comunità nazionale e che trova nel sistema pubblico di istruzione, di cui il Patto afferma la centralità, uno strumento fondamentale e una risorsa decisiva su cui far conto“.
Alcuni punti dell’accordo:
- Reclutamento – Garantire un’efficace programmazione e gestione dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche autonome attraverso nuove procedure di reclutamento finalizzate ad assicurare la presenza di ogni figura professionale prevista dall’organico il primo settembre di ogni anno, per superare la difficoltà della ripresa annuale delle attività scolastiche, determinata dal numero di posti di personale dirigente, docente e ATA, DSGA e personale educativo non coperto dal personale di ruolo. Tale impegno si deve realizzare entro l’avvio del prossimo anno scolastico, anche attraverso una procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato.
- Concorsi regolari e formazione – Rendere le procedure per il reclutamento del personale scolastico regolari, per la selezione delle migliori competenze, perseguendo l’obiettivo di non alimentare il precariato anche tramite procedure semplificate e valorizzando la formazione del personale.
- Sicurezza – Garantire la sicurezza degli ambienti scolastici in relazione all’evolversi della pandemia e con riferimento all’efficientamento energetico e sismico delle scuole, anche con un ampio intervento di riqualificazione del patrimonio edilizio dedicato alle attività di istruzione, nell’ambito delle iniziative indicate nel PNRR.
- Organici programmati – Assicurare la continuità didattica tramite una programmazione pluriennale degli organici.
- Formazione iniziale docenti – Potenziare la formazione iniziale dei docenti della scuola secondaria, anche basandola su un modello formativo strutturato e integrato tra le Università e le scuole, idoneo a sviluppare coerentemente le competenze necessarie per l’esercizio della professione.
- Formazione ATA – Programmare percorsi formativi per il reclutamento e la formazione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole, compresi i neoassunti.
- Stipendi – Prevedere efficaci politiche salariali per la valorizzazione del personale dirigente, docente e ATA, con il prossimo rinnovo del contratto, tramite le risorse di cui al Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione
sociale. - Mobilità -Aprire un confronto sulla mobilità del personale scolastico e della dirigenza.
- Riduzione alunni per classe – Operare, in coerenza con le previsioni del PNRR, per la riduzione del numero di alunni per classe e per istituzioni scolastiche, a partire dal prossimo anno scolastico, alla luce dell’andamento demografico della popolazione, finalizzando le risorse per migliorare il servizio e favorire la diffusione del tempo pieno.
Dunque passa la linea Bianchi, che è riuscito a trovare una sorta di sintesi fra le posizioni, opposte, di M5S e Lega.
La sintesi che alcune settimane fa l’inquilino di Viale Trastevere aveva chiesto a tutte le forze politiche della maggioranza, bloccate dalla famosa guerra de concorsi fra i pentastellati e i leghisti, alla fine è arrivata dallo stesso Bianchi.
Con il pacchetto varato, spiega lo stesso ministero, saranno assunti, nel corso di questa estate, sulle cattedre vacanti e disponibili, insegnanti presenti nelle graduatorie a esaurimento e in quelle di merito dei concorsi degli scorsi anni. Insieme a loro, andranno in cattedra i vincitori del concorso straordinario per la scuola secondaria di primo e secondo grado in via di conclusione che saranno assunti anticipatamente rispetto ai tre anni inizialmente stabiliti. Per le ulteriori cattedre che risulteranno ancora vacanti, sarà previsto, sia per i posti comuni che per il sostegno, a cui sarà data particolare attenzione, un percorso concorsuale che prevede l’assunzione a tempo determinato di docenti abilitati e specializzati presenti nella prima fascia GPS che abbiano, oltre al titolo, anche almeno 36 mesi di servizio negli ultimi dieci anni: alla fine dell’anno di formazione dovranno sostenere una prova di fronte ad una commissione esterna alla scuola dove hanno prestato servizio. In caso di valutazione positiva, saranno assunti a tempo indeterminato. Alla prima fascia GPS potranno iscriversi anche coloro che avranno completato il loro percorso di specializzazione sul sostegno entro il prossimo 31 luglio.
Per quanto riguarda i concorsi ordinari, partirà subito quello relativo alle discipline Stem, – Fisica, Matematica, matematica e fisica, scienze e tecnologie informatiche per la scuola secondaria di secondo grado.
Alla luce della normativa sui concorsi approvata recentemente (decreto legge 44 del 2021), la procedura ‘STEM’ sarà più rapida: ci saranno una prova scritta a risposta disciplinare multipla e una prova orale, poi si procederà con la graduatoria. L’obiettivo è assumere quanto prima su queste materie per portare nuove leve nella scuola e coprire le numerose cattedre ormai vuote nell’area scientifica.
A seguire il resto dei concorsi ordinari, ovvero le altre classi di concorso della secondaria e l’infanzia e primaria. Dovranno essere su base annuale e, anche questi, semplificati, in modo da velocizzare gli ingressi, garantendo comunque una selezione, e coprire i vuoti lasciati dai pensionamenti. I nuovi concorsi avranno prova scritta a risposta disciplinare multipla, prova orale, valutazione dei titoli e, a valle, la graduatoria. La formula prevista sarà utilizzata anche per i concorsi già banditi nel 2020
La direzione intrapresa da Patrizio Bianchi non soddisfa il Movimento Cinque Stelle: “Il decreto Sostegni-bis approvato stamattina dal Consiglio dei Ministri contiene finalmente l’avvio del concorso ordinario: sono oltre 500 mila i candidati che attendevano speranzosi questa importantissima notizia“, commenta la sottosegretaria pentastellata Barbara Floridia, che però ammette: “Il decreto prevede, però, una procedura di reclutamento straordinaria per i docenti precari che non possiamo condividere anche se siamo riusciti ad inserire una valutazione finale seria e meritocratica effettuata da una commissione di esame terza e obiettiva”.
Dal polo opposto, la Lega, si dice anzi delusa: “sacrosante le assunzioni per i vincitori dei vecchi concorsi e per talune categorie di insegnanti che aspettavano da tempo immemore, ma il problema del precariato storico è stato praticamente ignorato. Non è possibile limitarsi alla prima fascia delle gps, non è possibile limitare le stabilizzazioni solo a poche migliaia di precari senza peraltro prevedere alcun percorso abilitante. Questo provvedimento va assolutamente emendato in Aula, così proprio non può avere la mia approvazione“, dice Rossano Sasso, l’altro sottosegretario al Ministero dell’Istruzione.
Molto critico anche il responsabile scuola della Lega Mario Pittoni: “Avevamo individuato sedici diverse situazioni dei docenti e suggerito, caso per caso, la possibile soluzione di casi che complessivamente coinvolgono centinaia di migliaia di insegnanti. Nessuna risposta concreta. Daremo battaglia”.
Il decreto sostegni bis dunque sembra iniziare il percorso del recovery plan, precisamente della missione 4 Istruzione e ricerca. Ma senz’altro è il primo banco di prova per valutare come concretizzare il Patto per l’Istruzione, firmato proprio nel tardo pomeriggio di oggi dal Governo e dalle organizzazioni sindacali.
L’accordo è stato condotto dunque parallelamente alla trattativa del decreto sostegni, proprio per trovare la quadra definitiva sul percorso per il reclutamento e i concorsi. Certamente, come ha detto lo stesso Ministro Bianchi, “questo Patto è la base per gli sviluppi successivi. Vogliamo andare avanti e quindi prendiamo questo come un punto di partenza. Un punto di partenza che abbiamo costruito insieme, per rimettere la scuola al centro del Paese“.
Adesso però i sindacati vogliono vederci chiaro: senza dubbio la decisione accoglie in parte molte delle richieste avanzate nei mesi scorsi. Tuttavia, si attendono i tavoli tematici per definire i dettagli di un’operazione che dovrebbe garantire, nell’idea del Ministro dell’Istruzione, un avvio più regolare del prossimo anno scolastico.