Transizione energetica. A che punto siamo?
La questione della transizione energetica rappresenta un nodo straordinario da affrontare. Molteplici risultano essere i punti di vista, le visioni, i progetti su come realizzare una svolta che dovrà per forza di cose avvenire nei prossimi anni e dare impulso ad uno nuovo modello produttivo e di sostenibilità.
C'è chi da tempo scommette sulla transizione energetica verso le rinnovabili, basata principalmente su solare ed eolico, ma potrebbe prendere un abbaglio.
Magari hanno ragione i nuclearisti, ed è l’atomo la chiave per l’uscita dalla pericolosa situazione climatica, geopolitica e ambientale in cui ci siamo cacciati? Oppure, forse, ci hanno preso quelli dell’oil&gas, che puntano su progetti come la cattura della CO2, il CCS, l’idrogeno blu (realizzato con la suddetta cattura) o i biocombustibili?
Per saperlo bisognerebbe trovare una giuria super partes, formata da scienziati esperti del settore, inviati dai governi di tutte le nazioni del mondo, quindi anche da quelle che non sono proprio entusiaste di vedere i propri giacimenti di fossili restare sottoterra.
Un simile corpo “giudicante” all’altezza esiste già, e si chiama IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, cioè il folto gruppo di esperti di tutto il mondo, che le Nazioni Unite usano per raccogliere, valutare e sintetizzare la letteratura scientifica sugli argomenti climatici (e su quelli ad essi strettamente collegati, come ambiente e settore energetico) allo scopo di informare i governi.
Nonostante le critiche dei negazionisti climatici, fortunatamente sempre più in minoranza, l’Ipcc è tutt’altro che schierato a priori su posizioni ambientaliste, e anzi spesso riceve critiche di essere troppo prudente e “politico” nelle sue conclusioni, pesate con il bilancino per non scontentare qualche “azionista di peso” dell’Onu, che non gradisce molto gli allarmismi sul global warming.
L’ultima fatica dell’Ipcc, il suo “Sesto rapporto di valutazione” (della cui sintesi rivolta ai policymakers abbiamo già parlato), è la consueta miniera di dati sull’emergenza climatica, accuratamente raccolti, controllati e valutati a secondo della loro attendibilità, la cui lettura completa dovrebbe essere obbligatoria per chiunque voglia intervenire sul tema a ragion veduta (vedi allegato in basso).
Commentando il Sesto rapporto, quasi tutti si sono concentrati sul suo ribadire quanto la situazione climatica sia pericolosa, con gravi effetti già visibili nelle parti più povere del mondo (e non solo, basti pensare all’attuale grave siccità in Europa Occidentale) e su come, nonostante qualche progresso sia stato fatto, la finestra di intervento efficace per evitare che il clima terrestre si riscaldi a livelli pericolosi si stia chiudendo.
Non molti, però hanno notato che il rapporto ha anche considerato quali siano gli interventi pratici che potremmo e dovremmo intraprendere per ottenere il massimo risultato nel minore tempo e con la minore spesa possibile.
In altre parole, basandosi sulla letteratura scientifica che ha esaminato in questi ultimi anni l’efficacia delle varie tecnologie messe sul campo per contrastare le emissioni di gas climalteranti, l’Ipcc ha svolto proprio il compito di “giuria delle proposte per la transizione energetica”, di cui accennavamo all’inizio.
Il paragrafo in cui il rapporto parla di questo aspetto è il 4.5, cioè quello delle misure di veloce attuazione per mitigare le emissioni che alterano il clima, sintetizzate nel grafico che abbiamo riportato qui sotto (clicca sull’immagine per leggere il grafico).
Con grande abilità, chi ha preparato questo grafico, è riuscito a sintetizzare tutte le caratteristiche salienti delle varie possibili soluzioni in grado di avere un impatto importante sull’evoluzione del cambiamento climatico e sul contenimento dei suoi effetti entro il 2030.
A sinistra si indicano a grandi linee gli interventi da condurre in un determinato settore, con la possibilità che possano servire a mantenere le temperature sotto all’aumento di 1,5 °C e a potenziare la mitigazione degli effetti negativi del cambiamento climatico: il colore più o meno scuro delle caselle indica il potenziale ottenibile e il numero di pallini quanto si è sicuri del giudizio.
Come può notare, intervenire sull’energia garantisce il massimo potenziale sia di contenimento del cambiamento climatico che di contribuire a superarne gli effetti negativi.
Quali interventi nel settore energetico sarebbero i più utili?
Partiamo innanzitutto dalle soluzioni che non sono incluse. Mancano le tecnologie di sfruttamento delle energie marine, ancora troppo indietro nello sviluppo e l’uso di idrogeno come vettore energetico, perché gli usi che se ne vogliono fare e i costi conseguenti sono ancora poco chiari.
Fra le soluzioni menzionate, spicca invece lo scarsissimo appeal del CCS (Carbon Capture and Sequestration): la piccola lunghezza della barra che lo rappresenta indica che al 2030 potrebbe contribuire al massimo alla riduzione di 0,5 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2) emesse in atmosfera sui circa 40 GtCO2 attuali all’anno, e a costi altissimi, come indica il colore della barra: da 50 a 200 $/tCO2).
Se poi la CO2 dovesse non essere stoccata, ma riutilizzata, come indica l’ultima voce del grafico, per fare i famosi “e-fuel” la sua utilità sarebbe quasi nulla e i costi ancora più alti.
Poco più apprezzato dagli esperti dell’Ipcc, sembra essere il nucleare: il suo contributo nei prossimi sette anni non raggiunge 1 GtCO2, e a costi solo in piccola parte accettabilmente bassi.
Geotermia, idroelettrico e biomasse per l’elettrico, sono quasi alla pari, a poco più di 1 GtCO2, ma ottenuti in entrambi i casi a costi piuttosto alti, più sostenibili nel primo caso, meno nel secondo.
Un intervento a cui non si pensa molto si trova invece al terzo posto come efficacia: si tratti di ridurre o eliminare le perdite di metano dalla filiera della produzione di combustibili fossili. Così facendo si potrebbero evitare fino a quasi 1,5 GtCO2 a costi per lo più contenuti
I due “vincitori” della classifica sono, e viene da dire ovviamente, l’energia eolico e solare.
L’eolico ha un potenziale di riduzione di quasi 4 GtCO2, per il 60% a costi praticamente nulli (costa meno delle tecnologie che sostituisce). L’energia solare supera le 4 GtCO2, per oltre il 50% a costi nulli.
Queste misure sono addirittura più efficaci e convenienti di quelle spesso evocate da molti gruppi ambientalisti, come evitare la cementificazione e il taglio di foreste, rendere più “dolce” l’agricoltura o il rimboschimento, riportate nella sezione “Acqua, terra e cibo”.
Altre misure economiche come il solare e l’eolico, anche se tutte intorno ad una riduzione di appena 1 GtCO2 sono: aumentare l’efficienza di motori a scoppio, elettrodomestici e illuminazione, riduzione degli sprechi energetici, aumento di uso di trasporto pubblico e biciclette.
Non è invece altrettanto buono l’efficientemento degli edifici: potrebbe sì ridurre le emissioni di 1,5 GtCO2, ma a costi molto alti, gli stessi dell’uso dei biocarburanti che ama tanto il governo italiano, che però, al massimo, porterebbe a un -0,5 GtCO2 di emissioni.
E le auto elettriche? Secondo l’Ipcc al 2030 potrebbero far calare le emissioni di circa 0,7 GtCO2, ma non si pronunciano sui costi: il settore è ancora troppo nuovo e in divenire per fare previsioni.
In totale, secondo il rapporto, le misure al di sotto del 100 $/tCO2, evidenziate dal colore arancio scuro nel grafico, potrebbero dimezzare le emissioni nel 2030 rispetto a quelle del 2019: un risultato fondamentale per proteggere il clima.
E al 2050, indica alla fine il grafico, gli interventi sul settore elettrico sono quelli che potrebbero avere la massima efficienza nella riduzione delle emissioni: -73% su quelle previste mantenendo lo status quo, contro il -67% dei trasporti su terra e il -66% dell’edilizia.
Il messaggio che sembra arrivare dall’Ipcc è quindi che per riuscire a salvare il clima è finito il tempo di correre dietro a “soluzioni” che piacciono solo ad alcune lobby industriali, ma che in realtà hanno scarsi effetti pratici e che portano a sprecare enormi risorse, per lo più pubbliche.
Si sanno quali sono i rimedi più efficienti ed economici per compiere la transizione energetica e risolvere la crisi climatica. Concentriamoci su quelli.