VOTO IN SPAGNA. I Popolari senza maggioranza, i Socialisti recuperano, Vox perde. Orizzonte governo confuso a Madrid

di redazione 24/07/2023 POLITICA
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ll voto spagnolo ha decretato un vincitore delle elezioni: il Partito Popolare di Feijóo ottiene oltre il 33% dei suffragi e 136 seggi, e lascia i socialisti del PSOE al 31,70% e 122 seggi. Una rimonta molto forte rispetto alle elezioni del 2019, quando i seggi conquistati furono solo 89, ma non bastano al leader conservatore per sperare di formare un governo di destra.

Il problema è la débacle del partito di estrema destra Vox. La formazione di Santiago Abascal ottiene solo il 12,4% dei voti pari a 33 seggi, 19 meno di quelli detenuti attualmente. Una delusione fortissima per i post franchisti.

I numeri

Il Partito popolare guidato da Alberto Núñez Feijóo, nelle elezioni generali, ha ottenuto 136 seggi in Parlamento, il Psoe di Pedro Sanchez 122, Vox di Santiago Abascal 33, e la piattaforma progressista Sumar di Yolanda Diaz 31. Sono i dati diffusi dal ministero dell'Interno, con il 99,9% delle schede scrutinate. 

I partiti indipendentisti catalani Erc e Junts hanno ottenuto 7 seggi ciascuno, EH Bildu 6 e il Partito nazionalista basco 5. Il Pp e Vox insieme non hanno raggiunto la maggioranza assoluta al Congresso dei deputati, pari a 176 seggi. 

In Senato, invece, il Pp può contare su una maggioranza assoluta di 143 scranni, contro i 92 dei socialisti.

In termini di voti il Pp è arrivato primo con il 33%, oltre 13 punti percentuali in più rispetto al 2019. Il Psoe ha incassato il 31,7% dei voti, con 4 punti percentuali in più della scorsa tornata elettorale. Vox si è fermato al 12,39%, in calo rispetto al 15% del 2019, e Sumar ha incassato il 12,31% dei voti.

Oltre 8milioni di elettori hanno votato per il Pp mentre il Psoe ha incassato 7,7 milioni di voti. Vox ha perso oltre 600mila voti rispetto al 2019, arrivando poco sopra i 3 milioni. Sumar ha ottenuto più di 3 milioni di voti.

L'affluenza alle urne si è attestata al 70,40%, più alta rispetto alle precedenti consultazioni del 2019. Si è segnalato un record nel voto per corrispondenza da quando è stato introdotto nel 2015, con 2,6 milioni di elettori che hanno espresso la loro preferenza per posta. 

Elezioni in Spagna, ipotesi maggioranze

Feijóo ha subito rivendicato il diritto a formare il prossimo governo. "Il nostro obbligo ora è che non si apra un periodo di incertezza in Spagna", ha dichiarato il presidente del Partito Popolare (Pp), commentando i risultati delle elezioni politiche di fronte ai sostenitori a Madrid.    

"Gli spagnoli oggi hanno dato fiducia al Pp e hanno anche chiesto a tutte le parti dell'arco parlamentare di dialogare", ha aggiunto, "come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, condurlo dal primo minuto e cercare di governare il nostro Paese in conformità con i risultati elettorali e la vittoria elettorale".   

"Gli spagnoli hanno parlato e bisogna ascoltarli, l'ho fatto per tutta la vita e lo farò ora", ha proseguito, "come candidato con i maggiori consensi, con tutta l'umiltà e la determinazione, mi faccio carico di avviare la trattativa per la formazione del governo". 

Il presidente del Partito Popolare ha quindi chiesto al Psoe del primo ministro, Pedro Sanchez, di "non bloccare" il suo tentativo di formare un esecutivo. "Il primo ministro sia chi ha piu' voti", ha concluso, "la Spagna non si fermi, abbiamo vinto e ci spetta formare il governo, come è sempre accaduto". 

 

“Non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo di cacciare Sanchez”, il leader di Vox Santiago Abascal, parlando dalla sede del suo partito a Madrid, ha commentato il risultato delle elezioni.

"Vedo molti festeggiamenti nelle sedi degli altri partiti, sembra che abbiano vinto tutti e per questo colgo l'occasione per congratularmi con Feijóo come vincitore delle elezioni. Lo ha fatto non dipendendo da Vox, come voleva", ha detto.

"È una pessima notizia che Pedro Sanchez, anche se ha perso le elezioni, possa bloccare l'investitura" di un governo di destra e "persino governare con l'appoggio del comunismo, del terrorismo e dell'indipendentismo", ha aggiunto Abascal che ha promesso agli spagnoli che “oggi sono preoccupati che non li deluderemo, e che resisteremo: siamo assolutamente pronti sia a fare opposizione, sia a un ritorno alle urne".

Quindi ha attaccato i media. “Durante tutta la campagna elettorale siamo stati avvisati di sondaggi chiaramente manipolati che hanno avuto una chiara conseguenza: la smobilitazione”, ha detto. "Inoltre, abbiamo visto i media fare appello al voto utile e demonizzare Vox", ha aggiunto, "c'è stata molta manipolazione da parte di tutti i media pubblici e privati".

 

Il presidente ad interim del governo e leader del Psoe, Pedro Sánchez, ha festeggiato davanti alla sede di Ferraz i buoni risultati ottenuti dal suo partito, con più seggi e percentuale di voti rispetto al 2019, nonostante fosse secondo dopo il PP, e ha manifestato l'intenzione di governare dopo aver affermato che il blocco della battuta d'arresto è fallito. 

"Spagnoli, compagni. Siamo di più, molti di più noi che vogliamo che la Spagna avanzi, e continuerà ad essere così", ha detto sul palco improvvisato alle porte di Ferraz davanti a centinaia di militanti e accompagnato dalla moglie Begoña.

Sánchez ha ricordato che dopo le elezioni regionali e comunali del 28 maggio, in cui il PP ha strappato gran parte del potere territoriale al PSOE, ha indetto elezioni generali anticipate perché riteneva che la Spagna dovesse decidere quale strada prendere: "Un corso di progresso nei prossimi quattro anni o un corso di regressione come propone il blocco involuzionista del PP con Vox". 

"Penso che la Spagna sia stata molto chiara, la Spagna e tutti i suoi cittadini che hanno votato sono stati chiarissimi e clamorosamente chiari: il blocco dell'involuzione, della ritirata, che proponeva l'abrogazione totale di tutti i progressi che abbiamo fatto in questi quattro anni è fallito", ha dichiarato.

 

Anche contando Vox (terza forza in calo di consensi) e gli altri partiti minori, le destre si fermano a 171 seggi, cinque in meno della maggioranza assoluta che blinda il mandato a formare un nuovo governo. L'attuale primo ministro Pedro Sanchez vede riaccendersi le speranze di restare al suo posto. Unendo le forze del PSOE e quelli del nuovo partito di sinistra, Sumar (erede di Podemos), agli autonomisti catalani e baschi, teoricamente, una maggioranza è possibile, anche se risicatissima.

Resta il nodo Junts per Catalunya. Nulla al momento farebbe presagire che il partito di Puigdemont dia il via libera a Sanchez senza alzare tantissimo l'asticella delle sue richieste indipendentiste.

Nel caso non si trovasse una maggioranza stabile incombe la possibilità di nuove elezioni, riportando le lancette al 2019. In quello stesso anno si votò ad Aprile e poi a Novembre per formare un governo con una maggioranza stabile di sinistra.

 



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