Migranti. Il Governo sceglie la via della non accoglienza, ma il problema non si risolverà, PD "Destra ha fallito"
Il governo ha approvato, in Consiglio dei ministri, le nuove norme per provare ad arginare lo sbarco dei migranti. Nell'attesa di una risposta europea – promessa da Ursula Von der Leyen, ma ancora lontana all'orizzonte – l'esecutivo ha dato il via libera a un provvedimento che verrà inserito come emendamento al decreto Sud.
Le novità sono sostanzialmente due, già ampiamente annunciate da Meloni: i migranti potranno essere trattenuti non più fino a 12, ma fino a 18 mesi nei centri per il rimpatrio, nell'attesa – appunto – di essere riportati nei loro Paesi di origine; nuovi centri per il rimpatrio – quelli che spesso vengono chiamati Cpr – verranno realizzati in tutta Italia dalla struttura organizzativa del ministero della Difesa con l'obiettivo di averne in piedi almeno uno per Regione. Queste strutture verranno costruite in zone a bassa densità di popolazione. Insomma, dovranno essere più isolate possibile.
"La presenza della presidente von der Leyen a Lampedusa ieri è molto importante anche da un punto di vista simbolico. La presenza dell'Europa ai confini più esposti all'immigrazione illegale di massa sottolinea che quelli di Lampedusa non sono solo confini italiani ma anche europei. Ora il Governo seguirà con grande attenzione, passo dopo passo, gli impegni che l'Europa si è assunta con l'Italia, a partire dall'impegno per sbloccare in tempi rapidi le risorse previste dal Memorandum con la Tunisia", avrebbe detto Meloni in Cdm, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, parlando di un "cambio di paradigma" nella gestione dei flussi migratori.
La presidente del Consiglio avrebbe anche annunciato per la prossima settimana un decreto legge, sempre in materia di immigrazione, focalizzato sulla situazione dei minori non accompagnati. "Il nostro obiettivo è tutelare i veri minori per evitare, come accade ora, che con una semplice autocertificazione chiunque possa essere inserito nei circuiti rivolti ai minori", avrebbe detto.
L'impatto immediato che dovrebbero avere queste misure, almeno negli annunci del governo, è quello di far sì che ogni domanda che viene presentata sia valutata nei tempi necessari. Poi, se il migrante dovesse essere rimpatriato, bisognerà provvedere in maniera più celere. L'esecutivo ha puntato tutto su questo: mostrare il pugno duro e dire a chi arriva che verrà rinchiuso in un Cpr – la Difesa ne costruirà almeno altri dieci in tutta Italia – e riportato nel suo Paese. Sappiamo benissimo, visti i molti casi di cronaca riportati negli anni, che spesso i Cpr diventano dei veri e propri centri di detenzione in cui si consumano delle violenze quotidiane nei confronti dei migranti.
“La destra italiana sull’immigrazione ha fallito. Lo dicono le tragedie di questi mesi nel Mediterraneo, i numeri degli arrivi irregolari cresciuti in modo molto significativo rispetto agli ultimi anni, il peso sconcertante sostenuto dall’isola di Lampedusa, la sensazione di grande difficoltà e solitudine denunciata a più riprese dai sindaci e dai Comuni peraltro palesemente ignorati dal governo che fugge dalle sue responsabilità sulla prima accoglienza”.
E’ quanto si legge in una nota del Partito democratico.
“Nonostante ciò il governo prosegue sulla strada di questi mesi, frutto della narrazione folle di questi anni. Prosegue, cioè, su di una strada demagogica, consapevolmente cinica, ma soprattutto totalmente inefficace sia per il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani, sia per la tutela degli interessi dell’Italia. Del resto con il Decreto migranti il governo rende più difficile salvare vite in mare e smantella l’accoglienza diffusa“, si legge ancora.
Le proposte del Pd “vanno in un’altra direzione. Quella di chi pensa che si debbano coniugare il rispetto dei diritti umani, la necessità di controllo e governo dei flussi migratori, la cultura della legalità”.
Le 7 proposte del Pd sui migranti:
- Bisogna riformare in modo ambizioso il Regolamento di Dublino che blocca i richiedenti asilo nel primo Paese di arrivo, spesso l’Italia, assicurando una condivisione obbligatoria dell’accoglienza tra tutti i Paesi Ue. Una redistribuzione che valorizzi, ove presenti, i legami dei richiedenti asilo, a partire da quelli familiari. Una volta ottenuto lo status di rifugiato in un Pese europeo dovrebbe essere possibile spostarsi in altri Paesi Ue.
- Serve una Mare Nostrum europea, per salvare le vite (ed evitare che Lampedusa divenga un hub naturale per il suolo europeo).
- Rilanciare una grande strategia europea che rafforzi le politiche riguardanti la cooperazione internazionale e il sostegno allo sviluppo. In altre parole, si deve ripartire dal tema dell’Africa, dell’investimento su progetti e politiche che consentano di fornire un’alternativa vera alle migrazioni: in questo quadro diventa essenziale anche il coinvolgimento delle Nazioni Unite, nonché il dialogo paritario con i Paesi del continente africano. Gli accordi con i Paesi terzi riguardanti la cooperazione allo sviluppo e la gestione dei flussi migratori devono essere europei e fondarsi sulla salvaguardia del rispetto di quei diritti umani che non possono rappresentare una “variabile” o una “concessione”.
- Dare vita ad un contrasto generalizzato del traffico di esseri umani attraverso l’intensificazione di un’azione repressiva di carattere internazionale e soprattutto aprendo nuovi canali d’ingresso legali a tutti i Paesi Ue, sia per chi cerca protezione internazionale, sia per chi migra in cerca di lavoro. Vie legali e sicure per l’ingresso sono l’unica alternativa efficace al traffico di esseri umani. L’immigrazione legale deve essere l’obiettivo di ogni politica nazionale ed europea, anche attraverso corridoi umanitari, piani di reinsediamento e i visti.
- Attuare di concerto con i sindaci e le amministrazioni comunali un grande piano per l’accoglienza diffusa, al fine di evitare grandi concentrazioni di persone accolte in poche singole strutture e in poche città e con l’obiettivo di riaffermare, anche attraverso il pieno coinvolgimento del Terzo Settore, un sistema di accoglienza di qualità, supporto alla persona, consulenza legale e psicologica, insegnamento d’italiano, corsi di formazione. Tutte cose in parte presenti nella tradizione migliore dell’accoglienza organizzata italiana (quella riferibile ai progetti SAI) e progressivamente colpite dall’azione del Governo. Bisogna porre fine ai grandi CAS o CARA e ristabilire diffusione dell’accoglienza in piccole strutture distribuite sul territorio anche come condizione per favorire l’inclusione sociale e rendere più sicure le nostre comunità. Si deve, inoltre, come sottolinea l’ANCI, dare vita ad un fondo nazionale per le politiche migratorie a cui possano accedere i Comuni;
- In quest’ottica diventa ineludibile provvedere ad una nuova Legge quadro sull’immigrazione che sostituisca la Bossi-Fini. Una nuova Legge fondata sull’immigrazione legale (e dunque sui canali d’accesso legali, affinché le persone non salgano mai sui “barchini” controllati dai trafficanti), sul potenziamento dei corridoi umanitari, la realizzazione di un grande piano nazionale per l’Integrazione, piano che in questi anni non è mai stato effettivamente né pensato né messo in pratica.
- Si deve prestare inoltre particolare attenzione ai più fragili. In questa cornice si deve arrivare alla piena applicazione della cosiddetta ‘Legge Zampa’ riguardante i minori non accompagnati. Servono risorse e personale forniti ai Comuni per la gestione di un fenomeno molto complesso rispetto a cui va ribadita e rinnovata la responsabilità diretta dello Stato che deve garantire la prima accoglienza come previsto dal DL 142/2015. Con lo stesso approccio vanno realizzati progetti e interventi mirati, rivolti alle donne vittime di tratta e che hanno subito violenze e abusi.