Roma lascia la Via della Seta. Il Ministro Tajani "Fuori dagli accordi con Pechino, non raggiunti i risultati previsti".
ll ministero degli Esteri, con una lettera inviata nei giorni scorsi all'ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, ha comunicato, secondo quanto si apprende, che l'Italia non estenderà la durata del memorandum sulla Via della Seta, a quattro anni dalla sigla del Belt and Road Initiative. "No comment", la risposta di Palazzo Chigi.
Sul fatto è intervenuto lo stesso ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani e ospite del forum Adnkronos precisando che "la via della Seta non è la nostra priorità, abbiamo visto che la via della Seta non ha prodotto gli effetti sperati, anzi. Chi non è parte del percorso della via della Seta ha avuto risultati migliori".
Abbiamo già convocato per l’anno prossimo a Verona la riunione intergovernativa Italia-Cina per affrontare tutti i temi di commercio internazionale. Continuano ad esserci ottimi relazioni e rapporti, pur essendo un Paese che è anche un nostro competitori a livello globale» commenta il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani rispondendo a una domanda sull’uscita dell’Italia dal Memorandum sulla via della Seta.
La cosiddetta “Belt ad Road Initiative”, lanciata da Xi Jinping nel 2013, è uno dei cardini del piano del Dragone per rafforzare la propria economia attraverso una rete di infrastrutture fra tre continenti che favorisca gli scambi. Il memorandum con l’Italia - unico Paese del G7 ad aderire - era stato firmato dal primo governo Conte nel 2019. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni doveva decidere se rinnovarlo o meno entro la fine del 2023.
Il governo Meloni aveva esplicitato da tempo la sua intenzione di sfilarsi dall’iniziativa, dopo appena quattro anni dall’adesione. Il Memorandum sulla via della seta era stato firmato durante il primo governo guidato da Giuseppe Conte, a cui partecipava anche la Lega, a marzo 2019. L’intesa prevedeva accordi fino a 20 miliardi di euro, ma dopo due anni di pandemia da Covid-19, la contrarietà degli Stati Uniti e vari cambi di governo in Italia, di questi soldi non se ne è vista nemmeno l’ombra.
Per la diplomazia cinese si tratta di un fallimento, avendo perso l’unico paese del G7 entrato nel progetto, pertanto è stato deciso di non fare alcuna pubblicità alla disdetta italiana. La Belt and road, infatti, non sta godendo di ottima salute, per ragioni di natura finanziaria dovute alla pandemia e alle recenti crisi internazionali, e l’uscita dell’Italia potrebbe pesare anche sulle scelte di altri governi.
Dall’altra parte, Roma ha accettato di mantenere il basso profilo richiesto da Beijing, così da pacificare le sue relazioni con la seconda economia mondiale, importantissimo mercato per il settore del lusso made in Italy. Anche per questo, dopo settimane di trattative, la nota di addio all’iniziativa inviata al governo cinese è stata accompagnata da una lettera in cui l’esecutivo di è impegnato a rilanciare il partenariato strategico che lega i due paesi da oltre dieci anni, ma mai approfondito più di tanto.
Tuttavia, non è chiaro quali passi effettivi vorrà compiere il governo Meloni in questa direzione, dato il momento di scontro commerciale tra Cina e Stati Uniti, in particolare rispetto al settore tecnologico e delle materie prime. Tensione che si riflette anche nei rapporti tra Cina e altri paesi europei, che recentemente hanno imposto una drastica riduzione del ruolo dei fornitori digitali cinesi nelle loro economie, come nel caso della Germania.