Jannik Sinner eroe del tennis italiano. Batte il russo Medvedev e vince gli Australian Open
Jannik Sinner scrive la storia del tennis italiano: vince gli Australian Open 2024. Dopo Nicola Pietrangeli 1959/60, i due Roland Garros della spensieratezza e della goliardia. Dopo Adriano Panatta 1976, il Roland Garros della spavalderia. E oggi? Jannik Sinner 2024, gli Australian Open della semplicità. Il quarto Slam della storia italiana sposta i confini geografici a nord, dopo le due leggende romane. E porta con sé delle stimmate completamente diverse dai due personaggi precedenti: Jannik Sinner ha fatto della normalità la sua parola chiave.
Sinner, primo italiano a vincere gli Australian Open
Oggi siamo tutti Sinner, e non solo per salire sul carro del vincitore, quanto per applaudire il suo stile, la sua gentilezza, il suo fair play. “Tutti vogliono bene a Jannik, perché lui ha una parola per tutti. Negli spogliatoi si ferma a parlare con tutti. Non puoi volergli male”. Non lo ha detto qualcuno del suo team. Neppure un suo parente. Neanche un amico. Sono parole di Christopher Eubanks, un giovane tennista americano. Lo citiamo solo per dare la cifra del rapporto che il mondo del tennis ha con Sinner, per come il mondo del tennis vede Sinner.
Jannik Sinner trionfa a Melbourne. Il 22enne azzurro ha vinto l'Australian Open, primo Slam della stagione, battendo in finale in cinque set il russo Daniil Medvedev: 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3. Per Sinner è il primo Major in carriera.
L’Italia si commuove per questo ragazzo di ventidue anni. Che, con i suoi modi garbati, il suo sorriso, il suo saper stare sempre al posto suo oltre qualsiasi polemica, ha conquistato anche i gufatori di professione, gli invidiosi genetici. Nessun italiano aveva mai vinto in Australia. È sempre stato lo Slam più lontano, meno amato. Ora non lo sarà più. Melbourne entra nella storia azzurra, e non possiamo che esserne felici.
Jannik ha superato Daniil Medvedev, il russo che gli gioca a specchio. Anzi, gli giocava: il passato è molto più corretto. Ecco la sintesi della finale, quelli che definiremmo “gli highlights”.
Il primo punto della finale è una gran risposta di Medvedev, giusto per far capire a Sinner che la sua palla di servizio dovrà essere profonda e incisiva. Poi, però, Sinner incassa agevolmente. Invece il russo, al suo turno di servizio, si fa portare ai vantaggi da 40-15, ma risolve. Sull’1-1 è Sinner ad avere i primi veri problemi: 0-40. Appare che se gli scambi si allungano ha la meglio Medvedev. La prima palla break è annullata. Ma la seconda no, con Sinner passato a rete. Break.
Sinner appare un po’ contratto, sente la finale. Medvedev è quello sciolto, più a suo agio. Ci si attende la reazione, prima ancora nervosa che tecnica. Dopo cinque game, il gioco appare nelle mani del russo, che gestisce meglio il palleggio: è lui ad aver preso per primo le misure, non resta che attendere le contromisure dell’italiano. Al cambio campo Jannik sembra, come dire, più presente però Medvedev è fresco e lucido, per il momento. Non offre margini di gioco. Sinner resta comunque attaccato al match, e si va al cambio campo sul 4-3 Medvedev.
Il quale continua a servire bene la prima palla, a colpire molto lungo la palla, quasi sempre sulla linea di fondo campo. E poi, in 36 minuti, si prende il primo set con un secondo break: a Sinner, che in tutto il torneo aveva ceduto solo due volte il servizio.
Sinner perde anche il secondo set con Medvedev
Si comincia subito in salita, con 4 palle break da annullare. E ci riesce, anche eroicamente se vogliamo. A dimostrazione che la voglia c’è, ed è la bravura di Medvedev ad aver messo la finale su un certo binario. Non gli va il lungolinea, a Sinner. Si intravedono delle palle corte, una qualche discesa a rete. Le variazioni di ritmo richieste. Perché sembra che Medvedev riesca ad anticipare le scelte di Sinner, quasi prevederle telepaticamente. Fa fatica, Sinner. Sempre in apnea sul proprio servizio e, dunque, riecco il terzo break: 3-1 avanti il russo. Il match appare davvero complicato per Sinner. Come se il russo avesse bloccato tutte le uscite. Nel gioco allo specchio stavolta è Medvedev a dominare. 4-1 per il russo, poi 5-1. Vagnozzi urla dei consigli. E, finalmente, Sinner ottiene due palle break, le prime del match. Al secondo tentativo, è un controbreak. Un palliativo, ma aiuta il morale. Sul 5-3 Medvedev serve per incassare il secondo set. Sinner usa il controtempo, e poi chiude a rete. Poi, un passante: 0-30. Ma reagisce il russo ed è set point, sprecato con un doppio fallo. Poi respinge una palla break e chiude 6-3, dopo trentanove minuti e un’ora e venticinque di gioco complessivi.
Sinner vince gli Australian Open, la svolta nel terzo set
Ora c’è equilibrio: Medvedev è leggermente calato, Sinner ha migliorato la sua prima palla di servizio. Il momento chiave arriva sul 5-4 Sinner, con Medvedev al servizio e 15-30: scambio lunghissimo, con Sinner che comanda e poi la palla corta, giusta: Medvedev ci arriva e poi sbaglia Sinner. Che non demorde, e alla fine si porta a palla break, che è set point e non lo spreca: 6-4 ed è ancora vivo. La finale continua.
Sinner-Medvedev, il pareggio nel quarto set
Medvedev non è più spumeggiante e fisicamente quello dei primi due set, deve pagare un prezzo. Però è concentrato, riesce a respingere Sinner che si era procurato una palla break. E poi, sul 3-3 Sinner deve fronteggiare uno 0-30 e poi una palla break che ha il sapore di un match point virtuale. Ebbe, riesce a salvarsi con tre ace.
Si arriva al momento topico: sul 4-4 non c’è più margine di errore, tutto può essere fatale. Sinner è al servizio, e lo tiene senza troppi patemi. E poi, fotocopia del terzo set, Sinner ricoglie l’occasione e si prende il quarto set, riapparigliando la finale. Si va al quinto set.
Sinner-Medvedev, il break decisivo e il trionfo agli Australian Open
Gli schemi sono saltati. I due finalisti giocano con i nervi, e Sinner sembra avvantaggiato. D’altronde è lui ad aver invertito il trend. C’è equilibrio, fino alle tre ore e trenta di gioco quando, sul 3-2 Sinner è il turno al servizio di Medvedev. E in tre minuti l’azzurro ipoteca la storia, prendendosi il break e andando a condurre sul 4-2. E poi non si deconcentra: 5-2, con il cambio campo più lungo della vita, in attesa del trionfo. Che arriva, 6-3, dopo tre ore e quarantaquattro minuti.