La rabbia degli agricoltori a Bruxelles. La marcia dei trattori
Il primo a cadere sotto la rabbia degli agricoltori arrivati a Bruxelles per protestare contro le politiche verdi e commerciali dell'Ue è stato un operaio, il meccanico Beaufort. O, meglio, la statua che lo raffigurava. Si trovava in uno dei quattro angoli del piedistallo del complesso monumentale che, dedicato all'industriale belga-britannico John Cockerill, considerato un pioniere dell'industria siderurgica e ferroviaria in Belgio nel XIX, si ergeva al centro dell'aiuola di Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo. Beaufort, operaio e meccanico, è stato tirato giu' ed è finito anche tra le fiamme. "Questa non è l'Europa che vogliamo. Prezzi ingiusti, terre incolte, cibo sintetico, importazioni sleali e scorrette: ora basta", questi gli slogan che si levano dai megafoni e dalla piazza in diverse lingue europee, italiano, francese, olandese, spagnolo, portoghese.
Le vie limitrofe dell'Europarlamento stamattina si sono svegliate in mezzo ai trattori - la stampa locale ne conta almeno 1.300 - parcheggiati in pieno quartiere europeo, tra rue du Luxembourg, rue Montoyer, rue de Trèves, che sfocia proprio nell'Esplanade Solidarnosc, o la grande rue Belliard, importante arteria del traffico della città: tutti assi viari su cui la circolazione è stata chiusa dalla polizia.A riempire il cielo, invece, uno sventolio di bandiere di associazioni di rappresentanza degli agricoltori, tra cui i palloncini gialli di Coldiretti, e di striscioni che riportavano slogan e appelli. "Say no to despotism", "un guadagno corretto assicura il nostro avvenire", "senza agricoltori non c'è cibo", "basta agli accordi di libero commercio", "la politica liberale dell'Ue è la responsabile". Forti i suoni dei clacson e i fumi di un paio di fuochi accesi a bruciare, oltre a Beaufort, anche i copertoni.