E' morta Barbara Balzerani. EX Brigatista, partecipò al sequestro di Aldo Moro. Pur dichiarando terminata la lotta armata non si era mai dissociata
L'ex terrorista delle Brigate Rosse Barbara Balzerani è morta a Roma. Aveva 75 anni ed era malata da tempo di tumore. Senza essersi mai dissociata dalle Br, era in libertà condizionale dal 2006.
Nel 1975 aderì alle Br e dal ‘77 entrò in clandestinità. Fu per l’organizzazione brigatista dirigente della colonna romana. Prese parte all’omicidio di Girolamo Minervini e all’agguato in via Fani per il rapimento Moro. Durante il sequestro di Aldo Moro occupò assieme a Mario Moretti, al quale era all'epoca legata sentimentalmente, la base di via Gradoli a Roma. Ma né Balzerani né Moretti erano presenti nella base nel momento dell'intervento delle forze dell'ordine, arrivate perché una doccia era rimasta aperta e aveva causato una perdita.
Dopo l'arresto di Moretti nell’ ‘81 tentò la scissione delle Br, guidando poi la fazione delle "Brigate Rosse - Partito Comunista Combattente".
Nome di battaglia “Sara”, la “primula rossa” fu tra gli ultimi brigatisti ad essere arrestati il 19 giugno dell’ ‘85, assieme a Gianni Pelosi. Al momento dell'arresto aveva una pistola calibro 9. Dal carcere, rivendicò l'omicidio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti e venne condannata all’ergastolo.
Il mancato pentimento e il giudizio sulla lotta armata
Barbara Balzerani non si è tecnicamente mai pentita né dissociata dalle Br. Più volte ha manifestato un atteggiamento critico verso la storia della lotta armata, per questo non viene annoverata tra i cosiddetti “irriducibili” delle Brigate rosse.
Nel 1987, assieme agli altri leader storici delle Be Renato Curcio e Mario Moretti, rilasciò un’intervista alla Rai, nella quale i tre ex brigatisti concordarono nel considerare conclusa l'esperienza della lotta armata in Italia nell'ottica dei cambiamenti del tessuto sociale nel quale si erano mossi dieci anni prima, e sancirono formalmente la resa definitiva delle Br e l'abbandono della lotta armata.
Nel 1993 dichiarò di provare "un profondo rammarico per quanti sono stati colpiti nei loro affetti a causa di quegli avvenimenti e che continuano a sentirsi offesi ad ogni apparizione pubblica di chi, come me, se ne è reso e dichiarato responsabile". Nel 2003 dichiarò di non riconoscere motivi di continuità nella ripresa attività delle cosiddette Nuove brigate rosse.
La libertà e la nuova vita da scrittrice
Il 12 dicembre 2006 le è stata concessa la libertà condizionale. È tornata definitivamente in libertà, avendo scontato la pena, nel 2011. Negli ultimi anni ha lavorato per una cooperativa di informatica, oltre a dedicarsi alla letteratura. Sette i libri pubblicati, da Compagna luna, la sua autobiografia, a Lettera a mio padre del 2020.
Nel gennaio 2018 suscitò polemiche per una sua dichiarazione postata su Facebook: “Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?". Erano passati 40 anni da via Fani.
Oggi, dopo la morte di Balzerani, Giovanni Ricci, figlio di Domenico, carabinieri ucciso nell’agguato di via Fani, dice: "Ha sbagliato, ha creato dolore ma io non provo odio, perché l'odio distrugge. Pregherò per lei”. “La notizia mi ha scombussolato. Adesso deve rispondere a Dio, a noi non lo ha fatto", ha commentato invece Adriana Zizzi, sorella di Francesco, poliziotto della scorta di Aldo Moro ucciso anche lui in via Fani. Duro Lorenzo Conti, figlio di Lando: "Non provo niente: spero soltanto che ci sia una giustizia divina, dato che in Italia non esiste più la giustizia terrena. Balzerani era libera, non è stata mai punita”.
"Ho visto Barbara Balzerani l'ultima volta pochi giorni fa a casa sua, alla Garbatella. Era costretta a letto, come da diverso tempo, ma abbiamo parlato come sempre di tutto. Abbiamo riso e anche litigato come ci succedeva spesso perché lei aveva il suo caratterino. Ho perso una grande amica". Davide Steccanella, avvocato di diversi ex esponenti delle Brigate Rosse, tra i quali Mario Moretti, e autore di numerosi libri sulla storia di quegli anni, racconta all'AGI la sua conoscenza con l'ex brigatista.
"Nel 2009 mandai alla sua casa editrice una mail per complimentarmi per il suo libro 'Perchè io, perchè non tu'. Lei mi rispose ringraziandomi e andai alla sua presentazione a Milano dove sbocciò un'empatia immediata, pur venendo da esperienze di vita diversissime. Da allora ci vedevamo spesso, a Milano o a Roma, alla Garbatella, dove abitava col suo meraviglioso compagno Marcello. Aveva scoperto il tumore da un anno, stare a letto per una persona così vitale era una tortura".
"Non provo niente: spero soltanto che se esiste Dio, ci sia una giustizia divina, dato che in Italia non esiste più la giustizia terrena". Così Lorenzo Conti, figlio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti ucciso nel 1986 dalle Br circa la morte della brigatista Barbara Balzerani.
Dal carcere, la Balzerani rivendicò l'omicidio del sindaco e per questo venne condannata all'ergastolo. "Per quanto mi riguarda - aggiunge - la Balzerani era libera, non è stata mai punita. Ma sul piano umano non provo proprio niente, mi creda".