Francia. Il diritto all'aborto verrà inserito nella Costituzione
Il Parlamento francese è riunito in Congresso a Versailles per un voto storico che consentirà l'iscrizione nella Costituzione della "libertà garantita" delle donne del ricorso all'aborto, facendo segnare alla Francia un primato mondiale. Il presidente Emmanuel Macron, che ha ribadito il suo impegno a "rendere irreversibile" tale libertà, non sarà presente al Congresso, ma parteciperà a un'apposita cerimonia l'8 marzo, dal forte impatto politico. "Ci sono giorni che segnano la storia politica e parlamentare del nostro Paese", ha aggiunto il primo ministro Gabriel Attal, accogliendo con favore "un enorme passo avanti". È tutto pronto nell'emiciclo dell'ala del 'Midi' del Castello di Versailles per l'apertura, alle 15.30, del voto delle due camere del Parlamento riunite in Congresso. In tutto 925 parlamentari, tra deputati e senatori, prenderanno posto nell'aula, non suddivisi per gruppo politico ma semplicemente in ordine alfabetico. L'atteso appuntamento odierno, convocato dal presidente Macron, sottoporrà alla loro votazione il progetto di legge costituzionale - già votato dall'Assemblea nazionale e dal Senato - che prevede di inserire un nuovo comma all'articolo 34 della Costituzione.
Per essere approvato il testo deve ottenere i tre quinti dei voti espressi dal Parlamento al completo - 577 deputati e 348 senatori - pari a 555 consensi, che dovrebbero essere raggiunti senza grande difficoltà viste le solide maggioranze già conseguite nelle singole camere. Solo dopo il suo avallo, la revisione verrà iscritta in via definitiva nella Costituzione, con la seguente formula: "La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza". Una volta inserito nella Legge fondamentale, chiunque volesse limitare l'accesso all'aborto vedrebbe quindi il suo testo censurato dal Consiglio Costituzionale. Oltre all'importanza storica e politica del voto odierno, i media evidenziano la solennità del luogo e quanto sia inusuale vedere il Parlamento riunito in Congresso, con tutto quello che comporta sul piano logistico-organizzativo.
Anche se Versailles è il simbolo della monarchia e del Re Luigi XIV, l'ala del 'Midì è diventata quella del potere parlamentare, utilizzata sin dal 1871. All'epoca il Parlamento era stabilito a Bordeaux, come conseguenza della guerra franco-prussiana che si stava concludendo. Desiderosi di avvicinarsi alla capitale, i suoi membri si erano riuniti in quel luogo mentre la capitale era teatro delle insurrezioni della Comune di Parigi. Nel 1875 nacque la seconda camera del Parlamento e una parte della reggia venne allora trasformata per creare un vasto emiciclo al centro dell'ala del 'Midi' dove i deputati si sono riuniti fino al 1879, prima di fare ritorno al Palais Bourbon, a Parigi. La sala venne poi assegnata alla riunione della Camera dei Deputati e del Senato - sotto il nome di Assemblea Nazionale - per eleggere il Presidente della Repubblica, sotto la Terza e Quarta Repubblica, e per le revisioni della Costituzione.
Oggi, oltre a quest'ultimo motivo, il Congresso può essere convocato per autorizzare l'adesione di uno Stato all'Unione Europea o per una dichiarazione del Presidente della Repubblica. Tradizionalmente, è il capo dell'Assemblea nazionale a presiedere il Congresso, attualmente Yael Braun-Pivet. L'Ufficio dell'Assemblea diventa per questa particolare giornata anche quello del Congresso. Saranno quindi i sei vicepresidenti, i tre questori e i dodici segretari dell'Assemblea nazionale ad avere il compito di garantire la sicurezza interna ed esterna di questo incontro. Yael Braun-Pivet inizierà la sessione alle 15:30. Dopo l'intervento del primo ministro Attal, saliranno sul podio i rappresentanti dei gruppi politici, alternandosi tra i gruppi dell'Assemblea (sono 10) e del Senato (8), "in ordine decrescente secondo il rispettivo numero".
Ciascun relatore avrà cinque minuti per illustrare la posizione del proprio gruppo a favore o contro l'inserimento nella Costituzione di una "libertà garantita" di ricorrere all'aborto, ma senza possibilità di proporre emendamenti. Conclusi gli interventi, voteranno nelle stanze vicine e il risultato dovrebbe essere noto verso le 18.30. Dopo il voto, la tradizione vuole che il testo adottato venga autenticato da un sigillo del Congresso, apposto mediante un imponente dispositivo a forma di pendolo a vite, prima di essere trasmesso al governo. Il ricorso all'aborto è già garantito nel diritto francese dalla legge Simone Veil, approvata nel 1975, che consente alle donne di interrompere la gravidanza fino alla fine della 14a settimana o per motivi medici durante tutta la gravidanza. Sostenuta da oltre l'80% della popolazione francese secondo vari sondaggi, la costituzionalizzazione dell'aborto si è fatta gradualmente strada nel panorama politico. Anche la destra e l'estrema destra, storicamente contrarie o scettiche sulla formulazione scelta dal governo, hanno finito per votare a maggioranza a favore della riforma, nonostante alcune perplessità. Il voto del 28 febbraio da parte del Senato, dominato dalla destra e dal centro, che era stato a lungo visto come il principale ostacolo al progetto, è stato sorprendentemente ampio.
L'intervento è interamente coperto dal servizio sanitario nazionale. Tuttavia tale diritto potrebbe però essere messo in discussione qualora una nuova maggioranza decidesse di modificare la legge. Votare un testo in Parlamento è infatti molto più semplice che cambiare la Costituzione, che richiede la riunione del Parlamento al Congresso o l'organizzazione di un referendum. Il presidente Macron si è impegnato personalmente, l'8 marzo 2023, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, a presentare questo disegno di legge, in risposta alle preoccupazioni derivanti dall'annullamento, un anno e mezzo fa, della sentenza che garantisce negli Stati Uniti il diritto all'aborto su tutto il territorio nazionale. Revocando la famosa sentenza Roe v. Wade, la Corte Suprema americana aveva dato agli Stati la possibilità di adottare una propria legislazione sull'aborto.
Circa dieci stati hanno vietato l'aborto, mentre altri lo hanno limitato. In Europa, il diritto all'aborto è minacciato o viene limitato ad alcune situazioni sia in Polonia che in Ungheria. In Francia l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) rimane iniqua sul territorio nazionale, con alcune donne costrette ad andare in un'altra regione per praticarla, per mancanza di personale medico o altre problematiche. Il numero di aborti è stato relativamente stabile negli ultimi 20 anni - circa 230 mila l'anno - ad eccezione di un picco di 234.300 osservato nel 2022. Secondo gli ultimi sondaggi, due francesi su tre sono favorevoli all'iscrizione dell'aborto nella Costituzione. Per gli analisti politici, l'esito del progetto di revisione costituzionale sull'interruzione volontaria di gravidanza rappresenta un primo test per Macron e per l'esecutivo Attal, che non intendono fermarsi qua nella loro volontà di far modificare la legge fondamentale entro la fine del quinquennio. Tra le prossime tematiche di revisione citate dal titolare dell'Eliseo c'è lo statuto della Corsica, il futuro istituzionale della Nuova Caledonia, il decentramento amministrativo e la specificità dei territori d'oltremare. L'ultima modifica della Costituzione francese risale a 16 anni fa, sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy, sulla modernizzazione delle istituzioni.