Tommaso Romanelli: No more trouble - Cosa rimane di una tempesta.
Alice nella città - Panorama Italia, Concorso.
3 aprile 1988; Andrea Romanelli, ingegnere è a bordo della Fila, un’avveneristica barca a vela che ha contribuito a progettare.
Fa parte dell’equipaggio di Giovanni Soldini il quale sta cercando di battere il record di velocità nella traversata dell’Atlantico.
Romanelli è fuori, insieme ad Andrea Tarlarini; hanno appena dato il cambio agli altri membri della squadra; Soldini, Guido Broggi e Bruno Laurent che sono sotto coperta.
All’improvviso un’onda anomala solleva la barca facendola poi ribaltare.
Tarlarini riesce a rientrare usando un boccaporto di salvataggio progettato proprio da Romanelli il quale invece non ce la fa e scompare in mare.
Probabilmente il destino di Tommaso Romanelli era già scritto, così come quello di suo padre, abituato sin da piccolo, dal suo genitore, a navigare in barca a vela.
Quello stesso nonno ha lasciato dietro di sé un archivio enorme di video e di foto di famiglia.
A queste si devono aggiungere le riprese fatte durante le varie imprese tentate da Andrea, che fossero le regate in solitaria o quelle insieme a Soldini.
Infine ci sono gli audio diari tenuti dal padre.
Insomma Tommaso Romanelli si è ritrovato tra le mani una quantità incredibile di materiale da gestire, senza contare le interviste ai superstiti, alla madre e ai due zii.
No more trouble nasce come il tentativo da parte di un figlio di conoscere il proprio padre, visto che Tommaso aveva solo quattro anni all’epoca della tragedia.
Tuttavia questa indagine privata, nel diventare un film, si trasforma in qualcos’altro.
Romanelli è riuscito ad organizzare e montare egregiamente tutto quello che aveva a disposizione.
No more trouble è dunque anche il racconto di un’epopea umana e sportiva; diventa una sorta di elaborazione collettiva di un lutto ma anche un rituale di rinascita, nel momento in cui Tommaso, insieme alla zio paterno, decide di rimettere in sesto l’American Express, la barca sulla quale il padre aveva affrontato la prima regata in solitaria.
Insomma Tommaso Romanelli è riuscito a rendere universale la sua vicenda personale e familiare e ha trasformato un atto quasi di psicoterapia in un’esperienza collettiva realizzando, peraltro, un bellissimo film.
EMILIANO BAGLIO