Christina Vandekerckhove: Milano
Alice nella città. Concorso
L’idea migliore di Milano è quella di provare a restituirci la percezione che ha dei suoni l’omonimo protagonista della vicenda (interpretato da Basil Wheatley).
Così il film alterna momenti di assoluto silenzio ad altri in cui percepiamo rumori e voci così come Milano, ragazzo sordo che vive con il padre (Matteo Simoni) dopo essere stato abbandonato da piccolo dalla madre.
Siamo nella periferia del Belgio, alla quale si contrappone la ricca dimora di Renee (Alexia Depicker) e Susanne (Jo Deseure) freuqnetata dal giovane un po’ per sfuggire alla solitudine, un po’ forse alla ricerca di quella madre che lo ha lasciato.
Madre che, ovviamente ricompare, sotto le vesti di una tossica con il destino scritto in faccia.
Insomma non manca nulla al quadro di degrado e povertà descritto da Christina Vandekerckhove.
Ci muoviamo all’interno del più classico cinema sociale, tra Fratelli Dardenne e Ken Loach.
Non mancano i conflitti di classe, perfettamente incarnati dalla ricca Renee che organizza cene di beneficenza salvo poi esercitare senza pietà il suo lavoro di ufficiale giudiziario; il contorno di droga, il difficile rapporto tra un padre che ce la mette tutta ma ha i suoi limiti ed un figlio cresciuto troppo in fretta.
Tutto già visto, certo, però alla fine Milano funziona, pur senza apportare grandi novità; probabilmente soprattutto per merito del cast.
Peccato per l’ultima parte, inutilmente lunga, che poteva tranquillamente essere evitata e che non aggiunge nulla ma che anzi, proprio alla fine, rischia uno scivolone tremendo.
EMILIANO BAGLIO