Con l'annuncio della vittoria ("Sono il 47esimo presidente, abbiamo fatto la storia"), Trump spinge alcune analisi e previsioni sui vari campi d’azione in cui si potrebbe muovere da neopresidente Usa: dall’economia alla politica interna, dai diritti riproduttivi alla politica estera, fino al clima.
Il tycoon, che ha tagliato le tasse per le imprese e i ricchi durante la sua prima presidenza, intende imporre tariffe superiori al 10% su tutte le importazioni statunitensi; cosa che, a suo dire, gli consentirà di abbassare le tasse per gli americani. Trump ha anche promesso di fare degli Stati Uniti la “capitale delle criptovalute del pianeta” (il Bitcoin ha infatti registrato un balzo, superando i 75mila dollari) e a settembre ha lanciato la sua piattaforma di criptovalute insieme ai figli.
Trump ha adottato un approccio duro sull'immigrazione, affermando che, in caso di rielezione, ordinerà deportazioni di massa di milioni di immigrati privi di documenti. Il neopresidente, che nel 2016 ha promesso di costruire un muro lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, ha accusato gli immigrati di “avvelenare il sangue del nostro Paese”. Il suo entourage sta preparando una stretta anche sull'immigrazione legale, con potenziali effetti negativi anche sulla capacità delle aziende di assumere lavoratori stranieri, come ha scritto il Wall Street Journal. I piani prevedono il ritorno di alcune politiche controverse del primo mandato del tycoon, tra cui il divieto di viaggiare in Usa da diversi Paesi a maggioranza musulmana (Muslim Ban), la sospensione del reinsediamento dei rifugiati dall'estero e una norma che mira a bloccare gli immigrati a basso reddito, disabili o che parlano poco inglese, in modo che queste persone non possano alla fine usufruire dei sussidi pubblici.
Consiglieri esterni, tra cui Stephen Miller - architetto del programma di immigrazione di Trump nella sua prima permanenza alla Casa Bianca -, e gruppi come l'America First Policy Institute, hanno preparato ordini esecutivi, regolamenti e promemoria da far firmare al futuro segretario alla Sicurezza interna, che limiterebbero le vie legali per migrare. Ciò secondo interviste con una dozzina di ex funzionari dell'amministrazione trumpiana, una revisione dei piani pubblici pubblicati dalla campagna e gruppi esterni allineati con essa.
I diritti riproduttivi sono un tema importante per alcuni elettori statunitensi, dopo che il diritto federale all'aborto è stato eliminato nel 2022 con l'annullamento della sentenza Roe vs Wade, con conseguente divieto totale di aborto in alcuni Stati. Trump si è spesso vantato del suo ruolo nella nomina dei giudici della Corte Suprema che hanno annullato la decisione del 1973 e ha lasciato intendere che potrebbe limitare l'accesso ai farmaci utilizzati per gli aborti medici. Il tycoon, che l'anno scorso è stato ritenuto responsabile di aver aggredito sessualmente la scrittrice E. Jean Carroll, ha comunque promesso di essere “un grande per le donne”.
Con le guerre che infuriano in Medio Oriente e in Ucraina, Trump ha promesso di risolvere rapidamente entrambi i conflitti, senza però spiegare come: spingendo per un accordo al ribasso per Kiev e molto vantaggioso per Mosca? Inducendo il presidente Zelensky a cedere sulle Repubbliche separatiste e sull’ingresso nella Nato? Ancora non è dato saperlo. È certo, tuttavia, che il tycoon ha denunciato l'enorme quantità di finanziamenti statunitensi all’Ucraina dall'invasione della Russia nel 2022. Arrivano, intanto, i commenti entusiastici per la sua vittoria da due dei supporters più convinti del neopresidente, Benjamin Netanyahu e Victor Orban. Il primo si è congratulato per il “più grande ritorno della storia”, precisando che la sua vittoria segna “una forte ripresa della grande alleanza” con Israele. Il secondo ha scritto su X: “Il più grande ritorno nella storia politica degli Stati Uniti! Congratulazioni al presidente Donald Trump per la sua enorme vittoria. Una vittoria necessaria per il mondo!”.
Gli Stati Uniti sono il secondo Paese al mondo per emissioni di gas serra dopo la Cina. Trump, che da tempo denuncia il cambiamento climatico come una “bufala”, nonostante le schiaccianti prove scientifiche, intende tagliare i sussidi per le energie rinnovabili e i veicoli elettrici, che a suo dire danneggiano le imprese. Il repubblicano ha giurato di “trivellare, baby, trivellare”, per il petrolio, e di rimuovere nuovamente gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima.
Elon Musk, tra i più accesi sostenitori di Trump, che anche in campagna elettorale si è speso personalmente – e ha speso tanti soldi – per supportare la corsa del tycoon, ha già annunciato che, se gli verrà dato un posto nell'amministrazione (come promesso da Trump in campagna elettorale), taglierà il numero delle agenzie federali. “Abbiamo troppa burocrazia, abbiamo troppe norme” ha detto Musk al programma online di Tucker Carlson, “dobbiamo lasciare che i costruttori d'America costruiscano”.
Per quanto riguarda, invece, l’inner circle del neopresidente, la squadra di fidati consiglieri che lo sosterrà alla Casa Bianca, torna protagonista il clan Trump, la numerosa famiglia stretta intorno al capostipite 78enne. Ritornano al centro i legami famigliari più stretti, come già durante il primo mandato, ma con qualche sostanziale cambio: non ci sarà Jared Kushner, l’amato e fidato genero (marito della figlia Ivanka, che resta la sua prediletta), già suo consigliere d’affari e diplomazia alla Casa Bianca, proprio insieme a Ivanka, dal 2016 al 2020.
Salgono le quotazioni, invece, per Donald jr (46 anni) ed Eric (40). Il primo, soprattutto, vanta uno stretto legame di amicizia e collaborazione col vicepresidente eletto JD Vance, tanto che si vocifera di un patto segreto tra i due per le elezioni del 2028, con Don jr candidato alla Casa Bianca e Vance, ancora una volta, come vice. Sta di fatto che, in misura differenziata e con incarichi bilanciati, i due figli del tycoon lo affiancheranno nello Studio Ovale. Non pervenuta, a parte qualche sporadica uscita (come il recente comizio a New York e la foto postata su X del figlio Barron al seggio), la splendente Melania, che si avvia a ricoprire ancora una volta il ruolo di First Lady; eppure, a dispetto del passato da modella, senza la “statura” di una Michelle Obama o l’impegno di una Hillary Clinton.
Ad affiancare il tandem di sangue Don jr-Eric, le due rispettive mogli Kimberly Guilfoyle e Lara Yunaska. La prima, ex presentatrice della Fox, ha una relazione con Donald junior da sei anni; già compagna del governatore della California Newsome, Kim sarà più esposta e concentrata sul lato della comunicazione e in generale dei media, anche per il suo passato televisivo. Lara, che invece con Eric ha due figli di 6 e 4 anni, nominata a inizio anno co-presidente del Comitato nazionale repubblicano, si è spesa per il suocero alla Convention repubblicana e ne ha curato la raccolta fondi per il partito. Sarà lei la nuova star accanto al tycoon.
Nato a New York il 14 giugno 1946, figlio di un facoltoso imprenditore edile di origine tedesca, Donald Trump ha ereditato proprio dal padre il senso degli affari e uno stile spregiudicato e libero da etichette e senso delle regole. L'inizio della sua ascesa nel mondo del real estate risale ai ruggenti anni Ottanta ma già durante gli anni del college ha iniziato a lavorare con grandi risultati nell’azienda di famiglia, Elizabeth Trump & Son, che dal 1971 al 2017 è passata sotto il suo controllo, assumendo il nome di Trump Organization. Trump si è laureato nel 1968 alla Wharton School of Pennsylvania in Economia e finanza. Impegnatosi soprattutto nell’edilizia di lusso a Manhattan, il ciuffo biondo più famoso d’America ha fatto del suo nome un brand, diventando così uno degli uomini più ricchi del mondo. Dal 2006 è stato il più importante testimonial della multinazionale delle telecomunicazioni e dell’energia ACN Inc, e nella sua carriera ha costruito casinò, investito nel wrestling e nella televisione.
Ossessionato dall’altezza dei suoi grattacieli, dopo la Trump Tower su Fifth Avenue (di cui occupa un attico arredato in stile Re Sole), Trump ha costruito molte altre torri, hotel di lusso e resort con il leitmotiv dell'oro, con cui placca finiture e rubinetti. Anche quelli a bordo del Trump Shuttle, il suo aereo personale, ribattezzato ai tempi della prima campagna elettorale “Trump Force One”.
Spesso alcuni acuti osservatori politici lo hanno paragonato a Silvio Berlusconi, avendo visto nel Cavaliere di Arcore una specie di antesignano di The Donald, per la parabola di vita (pubblica e privata) di cui entrambi sono stati protagonisti. Proprio come il fondatore di Forza Italia e patron del Milan, Trump ha deciso di entrare in politica alla fine degli anni Novanta nelle fila del Reform Party. Passato successivamente al Partito repubblicano, dopo alcune parentesi anche in quello democratico, nel luglio 2015 è stato infine nominato candidato alle presidenziali del 2016. L’8 novembre di quell’anno è stato eletto 45esimo presidente degli Stati Uniti, ottenendo il 47,8% dei consensi contro il 47,4% riportato dalla candidata democratica Hillary Clinton (che ha ottenuto, per il complesso sistema elettorale americano, un numero di voti maggiore ma che non le ha permesso di vincere), subentrando a Barack Obama il 20 gennaio 2017.
Trump, da presidente, ha stravolto la politica americana e assunto il controllo del suo partito dopo essere sopravvissuto ad una serie incredibile di scandali, conquistando il cuore (e la pancia) dell'America bianca e dimenticata con lo slogan MAGA, “Make America Great Again”. Durante il suo mandato, Trump ha fomentato una nuova forma di radicalismo, polarizzando la politica e accentuando nello stesso GOP (Great Old Party, ndr) la divisione tra una base infiammata dai suoi discorsi e un’élite preoccupata dalla sua ascesa. The Donald ha anche convogliato la rabbia sociale e le ansie di una società spaesata dal declino di un’epoca, fornendo una risposta anti-establishment, populista e incattivita dagli effetti di lungo periodo della crisi economica. Ha presentato un programma politico protezionista in cui risultano centrali la creazione di posti di lavoro e le agevolazioni fiscali, rigide azioni anti-migranti, la sostanziale revisione della riforma sanitaria del presidente Obama e l’implementazione delle fonti fossili.
Trump è stato battuto da Joe Biden nel 2020 ma non ha mai ammesso quella sconfitta, lamentando frodi elettorali e avviando una campagna senza sosta sulle elezioni truccate, sfociata nell'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. L'attacco e le cospirazioni sul voto rubato gli sono costati due incriminazioni, una in Georgia e l'altra da parte del procuratore speciale Jack Smith. Oltre agli impeachment durante la sua presidenza, Trump ha anche un'incriminazione per le carte segrete trovate nel suo resort di Mar-a-Lago ed è stato condannato per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. Alla convention repubblicana dello scorso luglio, Trump si era presentato con la vittoria quasi in tasca: tutti i sondaggi lo davano saldamente avanti al suo rivale ed era uscito immune da un tentato assassinio durante uno dei suoi comizi. La sua immagine con il volto insanguinato e il pugno alzato lo aveva elevato, soprattutto fra la sua base, ad autentico eroe.
Sempre in ambito economico, la posizione di ExportUsa, società di consulenza che aiuta le aziende italiane a penetrare nel mercato americano, riflette questa previsione largamente condivisa: “Potrebbero esserci nuove sfide, in particolare l'ipotesi di dazi generalizzati”. Tuttavia, sempre per ExportUsa, “è improbabile che tali misure vengano implementate a tappeto, come sostenuto durante la campagna elettorale” e lo scenario col tycoon di nuovo alla Casa Bianca “diventa un po' più sfidante sulla politica sui visti”, politica che “si potrebbe inasprire”. Questo significherebbe per l’Ue dover difendere il proprio mercato con dazi a cascata, con il rischio di allontanare ulteriormente gli investimenti. Anche sul commercio con la Cina, le cose potrebbero non mutare troppo: Trump potrebbe imporre tariffe del 60% sull'import del Dragone.
Il tema dazi e visti è il nodo dello scenario americano post-Biden anche per AmCham, la Camera di Commercio americana in Italia. “I rapporti fra Italia e Stati Uniti sono stabili fra due economie con rapporti consolidati fra aziende. Anche se ci sono delle preoccupazioni, o quanto meno delle attenzioni, da parte degli imprenditori in Italia e oltreoceano, in quanto la posizione prospettata nel programma di Trump è protezionista e quindi potrebbe ingenerare risposte altrettanto protezioniste dall’Unione europea, penalizzando gli scambi transatlantici”.