9 novembre 1989. 35 anni fa la caduta del Muro di Berlino

di redazione 09/11/2024 ESTERI
img

La Germania celebra i 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino con una festa dal tema 'Preserviamo la libertà!'. 

Il cancelliere Olaf Scholz - la cui coalizione è in crisi profonda - ha detto in un messaggio alla nazione che gli ideali liberali del 1989 "non sono qualcosa che possiamo dare per scontato". "Uno sguardo alla nostra storia e al mondo che ci circonda lo dimostra", ha aggiunto Scholz, la cui alleanza di governo a tre partiti è implosa nel giorno della rielezione di Donald Trump, facendo precipitare la Germania in uno sconvolgimento politico e verso nuove elezioni. Il 9 novembre 1989 viene celebrato come il giorno in cui la dittatura della Germania Est aprì le frontiere all'Occidente dopo mesi di proteste pacifiche di massa, aprendo la strada alla riunificazione tedesca e al crollo del comunismo sovietico.


È stato "un giorno felice" che ci ricorda anche che "la libertà e la democrazia non sono mai state evidenti", ha dichiarato il sindaco conservatore di Berlino, Kai Wegner, durante una cerimonia a cui ha partecipato anche il capo di Stato, Frank-Walter Steinmeier. L'evento si è svolto al Memoriale del Muro di Berlino, in onore delle almeno 140 persone uccise nel tentativo di fuggire dalla Repubblica Democratica Tedesca (DDR) sostenuta da Mosca durante la Guerra Fredda.

 

 

Domenica, il gruppo punk di protesta russo Pussy Riot si esibirà davanti all'ex sede della Stasi, la temuta polizia segreta della Germania Est. Per le commemorazioni sono stati invitati attivisti pro-democrazia da tutto il mondo, tra cui la leader dell'opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya e il dissidente iraniano Masih Alinejad.

Incontri, spettacoli e una grande mostra d'arte all'aperto segneranno quello che la ministra della Cultura Claudia Roth ha definito "uno dei momenti più gioiosi della storia mondiale".

Lungo i quattro chilometri del percorso del Muro, passando per lo storico edificio del Reichstag e il famoso Checkpoint Charlie, saranno esposte le repliche dei cartelli delle proteste del 1989. Tra le installazioni artistiche ci saranno anche migliaia di immagini create dai cittadini sul tema della libertà per sottolineare l'attualità dell'evento storico.  

Alla vigilia dell'anniversario, Scholz in un videomessaggio ha sottolineato come la caduta del muro di Berlino è stata il "felice culmine di uno sviluppo paneuropeo". 

"La nostra storia comune nell'autunno del 1989 ci mostra come possiamo raggiungere i nostri obiettivi: restando uniti, per la pace e la libertà, per la sicurezza e la prosperità, per lo Stato di diritto e democrazia", ha aggiunto Scholz. Ricordando anche il contributo dei Paesi dell'Europa orientale alla caduta del Muro: "I coraggiosi sindacalisti di Solidarnosc in Polonia. I cantanti rivoluzionari in Estonia, Lettonia e Lituania. Le donne e gli uomini coraggiosi in Ungheria, Cecoslovacchia e in altri paesi. La vittoria della libertà nell'autunno del 1989 è stata una vittoria paneuropea".

L'anniversario della caduta del Muro viene ricordato in molti modi. Il presidente federale Frank-Walter Steinmeier partecipa ad un evento commemorativo presso il Memoriale del Muro di Berlino. Al "festival della libertà" sono attese decine di migliaia di visitatori. Una delle attrazioni è un'enorme installazione all'aperto: 5.000 manifesti esposti nel centro della città lungo l'antico tracciato del Muro. In serata un concerto lungo il percorso di quattro chilometri. Secondo l'organizzatore, 700 musicisti in contemporanea su diversi palchi con la "colonna sonora della libertà". 

 

Il politologo Francis Fukuyama interpretò quel momento come la “fine della storia”, convinto che il modello capitalista- liberale avesse trionfato definitivamente. Tuttavia, dal quel 9/11 (del 1989) all’11/9 (strana cabala numerica!) tale ottimismo venne spazzato via. L’attentato dell’11 settembre 2001 (altra data per i libri di storia) abbiamo avuto la consapevolezza dell’inizio di una nuova era di instabilità. Quel mondo unipolare, considerato il compimento di un ciclo storico, crollò di fronte all’avanzare di forze imprevedibili e caotiche.

A 35 anni dalla caduta del Muro ci troviamo in un mondo diventato multipolare o meglio apolare. Un mondo caratterizzato da trasformazioni magmatiche, in cui nessuna potenza singola riesce a dominare il sistema internazionale. È quindi fondamentale ricordare l’evento del 1989 per evitare assurde ed egoistiche nostalgie della Guerra fredda. Io il Checkpoint Charlie l’ho attraversato e ho vissuto un periodo sufficiente nel grigiore oppressivo della Repubblica democratica tedesca per ricordare la differenza di vita tra i due lati di un punto di controllo per attraversare il Muro, che non era un’attrazione turistica tristemente variopinta come oggi, ma la frontiera tra due mondi contrapposti: quello della libertà e quello del comunismo.

Trovo estremamente grave dimenticare che metà dell’Europa viveva sotto l’oppressione di regimi disumani, in condizioni di povertà e privazione di dignità. La caduta del Muro fu un momento di liberazione per milioni di persone, simbolo della fine di un sistema che si rivelò essere un gigante con i piedi d’argilla. Molti Paesi dell’Europa centro-orientale hanno visto una trasformazione economica e sociale incredibile. Polonia, Repubbliche baltiche e Cechia hanno compiuto progressi straordinari.

Nel complesso, la caduta del Muro ha rappresentato un ritorno all’“ordine naturale” dell’Europa, come suggerì Papa Giovanni Paolo II con la sua metafora dei “due polmoni” dell’Europa, quello occidentale e quello orientale, che finalmente potevano respirare insieme. Sono aspetti dobbiamo ricordare mentre riflettiamo su quanto è accaduto negli scorsi decenni e quindi gli sviluppi in corso. Questo periodo di rinnovata libertà e prosperità non è stato esente da sfide. Negli ultimi 35 anni la storia non solo non ha smesso di esistere ma si è messa a correre.

La geopolitica mondiale si è fatta sempre più complessa, e non vediamo emergere i dirigenti politici del cambiamento come è avvenuto in quel 1989 con persone coraggiose che hanno compreso la necessità di voltare pagina. Se Giovanni Paolo IIRonald ReaganLech Walesa e lo stesso Helmut Kohl (che pure era cancelliere di un Paese che ha fatto della cautela la propria parola d’ordine) si fossero inchinati al totem della stabilità come bene assoluto, il corso della storia sarebbe stato diverso. Questo è il ruolo nella storia di persone che guidano i cambiamenti anziché subirli o resistere a essi, leader politici dei quali avvertiamo la mancanza.

In questo contesto la Nato ha dimostrato una grande capacità di adattamento, sopravvivendo alla scomparsa del suo avversario storico, l’Unione Sovietica. Questo ha mostrato che la Nato non è “un’alleanza contro”, ma “un’alleanza per”: per la difesa di valori condivisi, per la protezione della sicurezza comune. Il numero degli alleati ha continuato a crescere, a testimonianza del bisogno di un’organizzazione in grado di garantire sicurezza. Nonostante questi successi, il periodo successivo alla caduta del Muro ha anche visto il fallimento di alcune opportunità.

Dopo il crollo del blocco sovietico, il mondo avrebbe potuto adottare un nuovo modello di cooperazione internazionale, ma il rapporto con la nuova Russia non è decollato e questo, insieme alle difficoltà nel gestire le crisi emergenti, ha creato un vuoto di potere. Oggi ci troviamo di fronte a tre grandi teatri di crisi: l’Ucraina (con la fallimentare ma perdurante guerra di aggressione di Putin al Paese vicino), il Medio Oriente (con il moltiplicarsi di focolai di conflitto intorno all’insoluta questione israelo-palestinese) e l’Estremo oriente (con varie aree di tensione: penisola coreana, stretto di Taiwan e mar Cinese meridionale). Sono crisi ormai interconnesse.

Il pericolo è che queste tensioni convergano, trasformandosi in un unico grande scontro, come evocato da Papa Francesco quando dieci anni fa parlò di una “Terza guerra mondiale a pezzi”. Il mondo di oggi, 35 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, è diverso da quello che molti avevano immaginato. L’illusione di un mondo pacificato, dominato da un unico modello politico- economico, si è infranta di fronte a una realtà più complessa e difficile da governare.

Il futuro della cooperazione internazionale dipenderà dalla capacità di mantenere la coesione del mondo libero e la consapevolezza di essere portatori di un modello che si è dimostrato superiore nel vincere la Guerra fredda contro le autocrazie e lo è tuttora, rispetto ai sistemi autoritari, che solo in apparenza e nel breve periodo possono essere percepiti come più efficaci. La libertà è più forte ed è vincente rispetto ai muri dell’oppressione.



Ti potrebbero interessare

Speciali