Teatro. Re Chicchinella di Emma Dante. La grottesca solitudine di un re
di Anita Laudando
11/11/2024
ARTE E SPETTACOLO
Napoli Teatro San Ferdinando. Dal 29 ottobre al 10 novembre tutto esaurito. Proprio così, sempre occupate le poltrone dei 500 posti a sedere del teatro che fu di Eduardo, per lo spettacolo scritto e diretto da Emma Dante: “Re Chicchinella”.
Libero adattamento de “Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille, una raccolta di fiabe in lingua napoletana di Giambattista Basile. Scritte negli anni’ 30 del 1600 e raccontate in 5 giornate sullo stile del Decamerone. L’autore le dedicò ai membri dell'Accademia napoletana degli Oziosi, in cui con “non indolente riposo”, si gradiva un certo ozio intellettuale, diciamo così.
Già dai costumi della stessa Dante, sostenuta da Sabrina Vicari, assaporiamo il gusto barocco del poeta nonché il grottesco della vicenda. Gradevole tutta l’ironia della rappresentazione della corte di Re Carlo III d’Angiò “Re di Sicilia e di Napoli, principe di Giugliano, conte d’Orleans, visconte d’Avignon e di Forcalquier, principe di Portici Bellavista, re d’Albania, principe di Valenzia e re titolare di Costantinopoli”. Arriva tutto lo spessore della produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre - Domaine d'O - Montpellier / Printemps des Comédiens.
Il plot è surreale di per sé, il Re di Napoli che non riesce ad andare di corpo, un coro di cortigiani interessati solo all’uovo d’oro che lui partorisce ogni giorno, ed un male incurabile, quello di una gallina che è entrata nelle sue viscere: “Ma è possibile che s’è perduto lo munno? Che non s’aggia da trovà lo remmedio a chesto male?”
Immersi nelle luci oniriche di Cristian Zucaro, un can can di damigelle danzanti, vivono fintamente interessata a lui: Carmine Maringola, nudo in una gonna nera, diventa pelle di metafore familiari senza tempo. Il suo mal di pancia lo sentiamo fisicamente. Circondato da coreografie di umani che sembrano galline antropomorfizzate, la regia ben evidenzia che se le parole si assomigliano tutte, sono le azioni a differenziare gli uomini.
Come fossero un solo corpo Angelica Bifano, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Carmine Maringola, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Annamaria Palomba, Samuel Salamone e Stephanie Taillandier, Marta Zollet, rispecchiano le ombre della società e disegnano i confini della solitudine del Re.
Ogni gesto umano è valorizzato, dal rumore delle tazzine allo sgambettamento delle chanteuse, sottolineando i richiami ai balletti di corte e alle pantomime della commedia dell’arte; un senso del “comique” riattualizzato e sterzato in un finale drammatico addolcito da “Passacaglia” di Franco Battiato.