CAPITALISMO, CRISI, MERCATO, STIPENDI. La questione della maxi buona uscita per Tavares mentre il mercato va a picco e il mega stipendio di Musk che un giudice ha bloccato "Ingiusti 56 miliardi di dollari"

di redazione 03/12/2024 CULTURA E SOCIETÀ
img

STELLANTIS E TAVARES 

poche ore dall'uscita di scena di Tavares è già aperta la corsa ai nomi dei possibili successori alla guida di Stellantis. Il processo per la nomina di un nuovo Ceo è già in corso, fa sapere l'azienda, e si concluderà entro la prima metà del 2025. Intanto verrà istituito un nuovo Comitato esecutivo presieduto da John Elkann.

 

Negli scorsi mesi il manager portoghese aveva annunciato la possibilità di lasciare a fine mandato, a inizio 2026. Le dimissioni hanno anticipato la fine dell'era Tavares accelerando la corsa alla scelta del successore, per quanto una rosa di possibili candidati fosse inevitabilmente già al vaglio.

Non trova per ora riscontro il nome già da qualche tempo chiacchierato: quello di Luca De Meo, amministratore delegato della Renault con la quale qualcuno aveva azzardato l'ipotesi di una fusione, definita "pura speculazione" da Tavares lo scorso ottobre. Nella lista del "toto-nomine" anche Olivier Francois, amministratore delegato di Fiat e responsabile del marketing globale di Stellantis. Tra i papabili successori già interni al gruppo automobilistico spiccano Carlos Zerlenga, attualmente nel ruolo di Chief Operating Officer del Nord America, e Maxime Picat, ex ad di Pegeut e oggi responsabile della filiera e degli acquisti globali di Stellantis. Tra i nomi ipotizzati, infine, quello dell'olandese Roy Jakobs, Ceo di Philips.

 

Dopo le dimissioni, si acuiscono le preoccupazioni dei sindacati e i toni della politica, che nei confronti di Tavares aveva speso giudizi già decisamente duri dopo l'audizione di ottobre. Mentre tutti i partiti chiedono l'intervento di John Elkann in Parlamento per rendere conto della crisi in atto e presentare "un piano industriale serio", la Lega lancia un occhio anche alla sostanziosa liquidazione del manager di automotive più pagato al mondo, con uno stipendio di circa 40 milioni l'anno.

"Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Carlos Tavares come 'premio' economico dopo la sua disastrosa gestione", si chiede il partito di Salvini. E a circolare nelle ultime ore è la cifra di 100 milioni: numero che sarebbe filtrato nei mesi scorsi insieme all'ipotesi delle dimissioni anticipate e che Stellantis non avrebbe finora smentito.

"Sarebbe uno schiaffo in faccia ai lavoratori se il gruppo decidesse di spendere centinaia di milioni di euro per la buona uscita dell'amministratore delegato". Con queste parole il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a Lecce, a margine dell'iniziativa in occasione degli ottant'anni della Camera del lavoro locale, ha risposto a una domanda sulle dimissioni dell'ad di Stellantis Carlos Tavares.



 

TESLA E ELON MUSK

Elon Musk attacca la giudice Kathaleen St. Jude Mc Cormick, del Delaware, che ha negato al patron di Tesla la super paga da 55,8 miliardi di dollari approvata dal board degli azionisti di Tesla.  "Sono gli azionisti a decidere, non i giudici!", ha commentato Musk su X ripubblicando un post di Tesla nel quale si definiva la sentenza "sbagliata". "Un giudice del Delaware ha appena annullato la volontà della maggioranza assoluta degli azionistiche possiedono Tesla e che hanno votato due volte per pagare Elon Musk quanto vale. La decisione della corte è sbagliata e faremo appello", si legge nel post. "Questa sentenza, se non viene ribaltata, significa che i giudici e gli avvocati di parte civile gestiscono le società del Delaware anziché i loro legittimi proprietari: gli azionisti".

 

La giudice McCormick ha stabilito che il tentativo di Tesla di ratificare il pacchetto retributivo di Musk attraverso un voto degli azionisti a giugno non può annullare la sua decisione di gennaio che ha bocciato il pacchetto ritenendolo eccessivo e ingiusto per gli azionisti. La giudice ha riscontrato anche "inesattezze materiali" nei documenti forniti agli azionisti sull'effetto del loro voto. 

 

"La mozione di revisione è respinta", ha scritto McCormick, secondo la quale "il gruppo di difensori, numeroso e di talento, si è sbizzarrito con l'argomentazione della ratifica, ma le loro teorie senza precedenti sono contrarie a molteplici norme di legge consolidate".

La sentenza della giudice McCormick apre uno squarcio nei meccanismi interni della governance societaria americana, rivelando dinamiche di potere finora rimaste nell'ombra. La battaglia legale era iniziata con una causa dell'azionista Richard J. Tornetta, che aveva contestato non tanto l'entità del compenso di Musk quanto il processo della sua approvazione. Come riporta il New York Times, Tornetta ha sostenuto che "il consiglio non aveva agito in modo indipendente da Musk" e che l'azienda aveva fornito "informazioni materialmente fuorvianti" agli investitori.

 

Il piano di compensi aveva una struttura complessa, architettata nel 2017 e approvata nel 2018. Prevedeva dodici tranche di opzioni azionarie che Musk avrebbe ottenuto solo se Tesla avesse raggiunto ambiziosi obiettivi di crescita in termini di capitalizzazione di mercato, ricavi e utili. All'epoca, pochi credevano che questi target fossero raggiungibili: Tesla stava ancora lottando per diventare profittevole nella produzione di auto elettriche. Ma l'azienda ha superato ogni aspettativa, permettendo a Musk di guadagnare tutte le opzioni negli anni successivi. La dimensione del pacchetto ha assunto proporzioni ancora più significative con il recente rally del titolo Tesla. Il valore delle opzioni è più che raddoppiato dopo l'elezione di Trump, raggiungendo i 100 miliardi di dollari attuali. Un'esplosione di valore guidata dalle aspettative degli investitori sulle future politiche dell'amministrazione Trump in materia di veicoli autonomi, un settore in cui Tesla ha investito massicciamente.

Nel gennaio 2024 arriva una prima sentenza della Corte del Delaware. I giudici stabiliscono che il pacchetto retributivo da 56 miliardi di dollari per l'ad fosse eccessivo e che il processo decisionale che aveva portato alla sua approvazione fosse viziato da irregolarità procedurali. Questo primo verdetto aveva colto di sorpresa molti osservatori e investitori, sollevando dubbi sulla solidità della governance di Tesla e sulla capacità del suo board di esercitare un effettivo controllo sull'operato del management. Tuttavia, il consiglio di amministrazione non si è arreso e ha tentato di ribaltare la decisione del tribunale attraverso una seconda consultazione con gli azionisti.

Nel giugno 2024, i soci di Tesla sono stati nuovamente chiamati a esprimersi sul piano retributivo di Musk e, a larga maggioranza, hanno confermato il loro sostegno al pacchetto da 56 miliardi. Un risultato che sembrava sconfessare il precedente pronunciamento della Corte del Delaware e dare ragione all'imprenditore sudafricano. Ma la questione era tutt'altro che chiusa. Con la sentenza di lunedì, infatti, la giudice McCormick ha ribadito che nemmeno un secondo voto assembleare favorevole può sanare i vizi procedurali che avevano inficiato l'iter di approvazione del piano. In altre parole, la volontà degli azionisti, per quanto ampia, non può prevalere sul rispetto delle regole di governance e sulla corretta applicazione del diritto societario.
 

La sentenza arriva dopo una causa intentata da un azionista Tesla, Richard Tornetta, che ha contestato nel 2018 il pacchetto retributivo di Musk. Tesla ha approvato i pacchetti di stock option nel 2017, stabilendo le condizioni affinché Musk ricevesse 12 diverse tranche. Un anno dopo Tornetta ha citato in giudizio Musk e il consiglio di amministrazione per dimostrare che il Ceo aveva usato il suo potere sul Cda di Tesla per ottenere un pacchetto di "compensi fuori misura".

Già a gennaio McCormik aveva stabilito che il miliardario non poteva avere diritto allo storico pacchetto assegnato dal consiglio di amministrazione dell'azienda. Secondo la giudice il premio aziendale sarebbe stato imposto dallo stesso Musk ai manager. Gli avvocati di Musk hanno tentato di ribaltare la decisione di McCormick, facendo leva sul secondo voto degli azionisti che ha giugno hanno ratificato il pacchetto salariale, ma il 2 dicembre la mozione è stata respinta. 

La decisione di McCormick
Secondo McCormick non esiste alcun precedente legale per ribaltare la sentenza di gennaio, "se i tribunali decidono di consentire alle parti sconfitte di creare nuovi fatti allo scopo di rivedere le sentenze, le cause legali rischiano di diventare interminabili".

La giudice ha poi aggiunto: "Nonostante il pacchetto sia stato ancora una volta ratificato dalla maggioranza degli azionisti , ciò non significa che la giornata di paga da record di Musk sia nell' interesse degli azionisti." Ha poi aggiunto: "Il vasto e talentuoso gruppo di studi legali di difesa ha dato prova di creatività con l'argomento della ratifica, ma le loro teorie senza precedenti vanno contro molteplici filoni di diritto consolidato".

McCormick ha anche ordinato a Tesla di pagare 345 milioni di dollari agli avvocati che hanno portato avanti il ​​caso, la cifra è nettamente più bassa rispetto ai 6 miliardi di dollari inizialmente richiesti, ma riamane uno dei più grandi risarcimenti mai pagati in un contenzioso sui titoli.

 

 



Ti potrebbero interessare

Speciali