Here

Una sfida tecnica e tecnologica per il futuro del cinema.

di EMILIANO BAGLIO 29/01/2025 ARTE E SPETTACOLO
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Qui, non necessariamente ora poiché questa storia, che ne contiene altre, si dipana nel corso dei secoli.

Comincia all’epoca dei dinosauri; prosegue all’epoca dei Lanape (nativi americani) ed arriva a descriverci il conflitto tra Benjamin Franklin e suo figlio.

Here, il nuovo film di Robert Zemeckis, è la trasposizione dell’omonima graphic novel di Richard McGuire.

Sei paginette pubblicate nel 1989, ampliate sino a diventare 304 nel 2014, che hanno rivoluzionato il mondo del fumetto.

L’idea di fondo era semplice, mostrare la stessa porzione di spazio (o inquadratura) suddividendo la vignetta in finestre che mostrassero quello stesso spazio in diverse epoche.

La prima sfida per il regista era dunque quella di realizzare un intero film con la macchina da presa fissa.

Ciò ha comportato la costruzione di un set mobile e smontabile che facilitasse il compito ed uno studio accurato su dove mettere la cinepresa così da avere la giusta angolazione.

L’idea originaria delle finestre ha però permesso a Zemeckis di giocare con l’inquadratura stessa.

Così le diverse porzioni di spazio, che si muovono attraverso le varie epoche in cui è ambientato il film, dialogano tra di loro.

L’azione che si svolge in una sembra concludersi nell’altra in un continuo gioco di echi e rimandi.

La scena fissa a sua volta viene riproposta parzialmente; ora ne vediamo una parte, ora l’altra.

Il montaggio si compie dunque tramite queste finestre all’interno della stessa inquadratura fissa ed il risultato è che Zemeckis riesce a dare l’illusione del movimento in un film che, in teoria, si vorrebbe statico.

Una piccola grande rivoluzione all’interno della grammatica cinematografica.

Il resto è puro Zemeckis al 100%.

Ad un certo punto, infatti, in questa porzione di spazio viene costruita una casa e l’azione si “sposta” all’interno del salotto dell’abitazione.

È questo il cuore del film all’interno del quale il regista dà libero sfogo alle sue ossessioni e alle sue tematiche.

In questo salotto si avvicenderanno diverse coppie.

I primi inquilini sono John Harter (Gwilyn Lee) e la moglie Pauline (Michelle Dockery).

Sono gli anni in cui si sviluppa l’aviazione che infiammerà l’animo di John nonostante le paure della moglie.

Più tardi, negli anni ‘40, arriveranno Leo (David Fynn), inventore della poltrona reclinabile La-Z-Boy e la modella Stella Beekman (Ophelia Lovibond).

La maggior parte della storia però vede protagonisti Al Young (Paul Bettany) e sua moglie Rose (Kelly Reilly); il primo reduce di guerra e venditore porta a porta, la seconda casalinga.

I due avranno tre figli, tra cui il primogenito Richard (Tom Hanks) che più tardi sposerà Margaret (Robin Wright).

Da sempre sensibile all’uso della tecnologia applicata al cinema, Zemeckis, per ringiovanire gli attori che interpretano la famiglia Young ha fatto uso dell’intelligenza artificiale.

Infine, l’ultimo nucleo è la famiglia afroamericana composta da Devon (Nicholas Pinnock) e la moglie Helen (Nikki Amuka-Bird), alle prese con il Covid e le preoccupazioni per la violenza razziale.

Come detto al centro di tutto ci sono le vicende della famiglia Young.

Here la segue nel corso degli anni, tra piccoli eventi, momenti di gioia e gli inevitabili lutti.

Tutto sempre dalla stessa angolazione, come se li stessimo spiando; tanto che alle volte finiamo dietro l’azione come nella sequenza in cui i membri della famiglia proiettano i propri filmini su un telone bianco mentre lo spettatore rimane dietro di esso.

Il risultato è che vediamo il rovescio delle immagini, in un geniale cambio di prospettiva, ennesimo esempio del piccolo miracolo compiuto da Zemeckis; ovvero, come detto, suggerire l’idea del movimento e costruire il montaggio internamente all’inquadratura stessa.

Quella degli Young è, sostanzialmente, una storia di rinunce e sconfitte.

Di occasioni perdute e del tempo che passa inesorabile inghiottendo Al e Rose in una routine la cui unica consolazione sembra essere un goccio di liquore a fine giornata.

Lo stesso capiterà a Richard e Margaret che dovranno presto rinunciare ai loro sogni, lui di fare il grafico, lei di conoscere il mondo, salvo accorgersi troppo tardi che il tempo gli è sfuggito via dalle dita.

Alla fine rimangono le piccole, piccolissime cose, a dare un senso alla vita, come il ricordo lontano di un nastro blu, premio della figlia di Richard e Margaret, trovato in mezzo ai divani.

EMILIANO BAGLIO


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