Teatro. "Spiritilli". A Napoli la profonda interpretazione di Carlo Geltrude

di Anita Laudando 03/02/2025 ARTE E SPETTACOLO
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Fonte il discorso.it


A Napoli Carlo Geltrude rivive la profondità di Moscato: all’ Teatro Elicantropo – Anonima Romanzi- intimo spazio nel cuore della città, dal 23 al 26 gennaio 2025 è andato in scena “Spiritilli”.


Carlo Cerciello e Imma Villa (che dirigono il teatro) mantengono viva l’attenzione artistica nazionale ed europea da quasi 30 anni, con drammaturgie contemporanee, classiche, sperimentali e soprattutto di impegno civile. E non potevano che essere una tappa fondamentale nella rassegna "We love Enzo", antologia di teatro dedicata al drammaturgo partenopeo scomparso un anno fa. Specifichiamo subito che i loro nomi sono associati a “Scannasurice”, opera di Moscato interpretata da Villa e diretta da Cerciello (con le scene di Roberto Crea); un lavoro, che per la sua potenza espressiva, rende i due artisti veri e propri custodi dell'universo moscatiano. Pertanto, rappresentazioni dello stesso autore, ospitate nel piccolo-grande palco ubicato nel cuore dei decumani, si confronteranno sempre con un gigante difficilmente uguagliabile. Ciò detto, i 42 spettatori a sera (e parliamo di sold out) con fermento e curiosità hanno partecipato alla proposta di Teenspark di Antonio Nardelli, per il ritorno del regista Costantino Raimondi alla drammaturgia di Enzo Moscato: “Spiritilli e altri movimenti” (“Trompe l'oiel” e “Guerra di religione”) con Annalisa Arbolino, Liliana Castiello, Carlo Geltrude, Michele Ferrantino e Fiorenza Raimondi. Disegno luci e scene di Omar Esposito, assistente alla regia Annalisa Arbolino. 
La pièce segna la profondità artistica di Carlo Geltrude, che dipinge e imprime Nannina, Totore e Tittinella, e riesce a portarci dentro. Dentro la storia, attraverso il linguaggio viscerale di Moscato, tra i corpi del vicolo della Concordia 37. L’attore ci trasporta e trasmuta attraverso i colori dei Quartieri. Riesce ad affabularci e ad affidarci a quei tratti poetici innestati nella vivacità del contesto. Delle tante interpretazioni viste dello stesso monologo da quando il 25 gennaio dello scorso anno, l’amato autore-attore-regista-cantante, ci ha lasciato, quella di Geltrude (che ricordiamo muovere i primi passi, giovanissimo, al Nuovo Teatro Sanità, circa 10 anni fa) è la più convincente.
Notevole anche Michele Ferrantino che ha recitato con credibilità nel dialetto napoletano del ‘500 “Little Peach”, mentre, Annalisa Arbolino in “Cartesiana” risulta ancor un po’ acerba, ma vista la difficoltà del testo, siamo comunque di fronte ad una promessa preziosa. Ad incorniciare la scena, le delicate presenze di Liliana Castiello e Fiorenza Raimondi. Decisamente e impeccabilmente di atmosfera, i costumi di Tata Barbalato, da tutti conosciuto come lo scenografo di Moscato, performer e artista di spicco, scomparso da poco come il maestro…
Tirando le somme, uno spettacolo grazioso che contiene una nuova certezza: Carlo Geltrude. Ci auguriamo che possa interpretare sempre più spesso il grande autore post-eduardiano, poiché, come direbbe Moscato: “Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro”.



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