Kiev ha concordato i termini di un accordo sui minerali con gli Stati Uniti, che il presidente Volodymyr Zelensky potrebbe firmare venerdì a Washington, mentre gli europei si incontreranno oggi in videoconferenza per fare il punto su una possibile tregua nel conflitto in Ucraina e domenica a Londra sulla difesa comune.
"Ho sentito che viene venerdì. Per me va bene. Vorrebbe firmare con me, lo capisco: è un grosso affare", ha detto Trump dalla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto all'Ucraina di dargli accesso alle sue risorse minerarie per compensare i miliardi di dollari di aiuti pagati dall'amministrazione del suo predecessore Joe Biden. Secondo un alto funzionario ucraino, gli americani hanno "rimosso tutte le clausole che non ci andavano bene, in particolare i 500 miliardi di dollari" che i minerali avrebbero dovuto riportare agli Stati Uniti. Washington svilupperebbe congiuntamente le ricchezze minerarie con l'Ucraina e le entrate andrebbero in un fondo di nuova creazione che potrebbe essere "congiunto con l'Ucraina e l'America", secondo la stessa fonte.
Prima della possibile firma dell'accordo venerdì a Washington, i leader dei 27 Stati membri dell'Ue si incontreranno oggi in videoconferenza per un debriefing sull'incontro tra Emmanuel Macron e Donald Trump lunedì a Washington. Gli alleati di Kiev sperano in una svolta dopo oltre tre anni di guerra, pur mettendo in guardia contro un accordo che equivarrebbe a una "capitolazione" dell'Ucraina. La Russia, che si è impadronita del 20% del territorio ucraino, insiste sul fatto che non fermerà le ostilità fino a quando i negoziati di pace non porteranno a un risultato che "le conviene": chiede che gli ucraini rinuncino all'adesione alla NATO e che le vengano cedute in tutto o in parte cinque regioni che occupa.
COSA SONO LE TERRE RARE
Le terre rare sono 17 elementi della tavola periodica che producono un mercato globale che già ora vale già quasi 11 miliardi e che entro il 2031 si stima raggiungerà i 21,7 miliardi di dollari.
Un ritmo di crescita previsto del 7,4% all'anno.
La partita delle terre rare, indispensabili nell'industria tecnologica e in quella della difesa, è sempre più strategica: la trattativa da 500 miliardi di dollari che si starebbe giocando tra Usa e Ucraina ne è l'esemplificazione più lampante.
è cresciuto del 6%. Gli Usa hanno invece una produzione che - seppure cresciuta moltissimo negli ultimi anni - nel 2024 ha raggiunto le 43mila tonnellate. Poi ci sono Australia e Thailandia.
La Russia è al quinto posto insieme a India e Madagascar con 2.600 tonnellate. Ecco quindi il valore strategico delle risorse ucraine, Paese che conta oltre 20 mila miniere (in maggior parte carbone e ferro) ma anche un'importantissima riserva di terre rare che complessivamente, secondo uno studio dell'Istituto geologico nazionale, si aggirerebbero intorno ai 2,6 miliardi di tonnellate. Kiev ad esempio è leader nella produzione di titanio (componente fondamentale anche per la costruzione di missili). Il nodo delle risorse ucraine è però dovuto al fatto che molti giacimenti si trovano nell'area del Donbass, quella nel quale si combatte e dove sono posizionate le truppe russe.
La stima è che almeno 12.400 miliardi di dollari di valore complessivo di giacimenti energetici, metalli e minerali dell'Ucraina siano ora sotto il controllo russo. Oltre al 63% dei giacimenti di carbone del Paese, la Russia infatti controlla l'11% dei giacimenti di petrolio, il 20% dei giacimenti di gas naturale, il 42% dei giacimenti di metalli e il 33% dei giacimenti di terre rare e altri minerali essenziali, tra cui il litio.
Per gli Usa quindi la partita è di grandissima valenza ed è ampia: basti pensare che le risorse complessive di terre rare negli Stati Uniti ammontano a 3,6 milioni di tonnellate mentre oltre 14 milioni di tonnellate si trovano in Canada, altro Paese entrato nel mirino di Trump. E' una partita globale e spesso sanguinosa, coma da decenni accade in alcuni Paesi africani, e ancora tutta da giocare sui nuovi fronti che si aprono con il cambiamento climatico come in Groenlandia, ultima frontiera degli appetiti statunitensi.
Anche perché intanto, più in generale, Pechino produce il 60% di tutti gli elementi (non solo strettamente terre rare) usate come componenti dei dispositivi ad alta tecnologia, tra cui smartphone e computer. La Cina detiene inoltre una quota del 13% del mercato della produzione di litio e raffina circa il 35% del nichel mondiale, il 58% del litio e il 70% del cobalto.