"Ieri c'è stata "una lunga conversazione tra il presidente Donald Trump e il presidente Vladimir Putin: tra i punti discussi c'è l'ipotesi di un parziale cessate il fuoco limitato alle infrastrutture strategiche": si tratta di "un primissimo spiraglio che va nel senso di quanto concordato a monte tra Trump e Zelensky" a Gedda. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in replica alla Camera dopo il dibattito in vista del Consiglio europeo.
Diversi i temi toccati e relative tensioni che hanno anche provocato la sospensione dei lavori, ripresi poi dopo alcuni minuti.
Meloni critica duramente il Manifesto di Ventotene, ed è bagarre in Aula
La premier ha citato, criticandolo aspramente, il manifesto di Ventotene considerato il documento fondativo dell'Unione europea: "a beneficio di chi ci guarda da casa e per chi non dovesse averlo mai letto": "La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista"; "La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso"; "Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente"; "Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni"; "La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria".
Meloni si è rivolta verso i banchi del centrosinistra che rumoreggiava dicendo: "fermi, fermi", ed è intervenuto il presidente della Camera Lorenzo Fontana per richiamare all'ordine. “Il partito rivoluzionario”, ha ripreso poi Meloni proseguendo nelle citazioni del Manifesto di Ventotene, "attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell'ancora inesistente volontà popolare, ma dalla coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle informi masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia". E poi la conclusione: "Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia".
Alla ripresa dell'Aula della Camera i gruppi di opposizione hanno chiesto le scuse della presidente del consiglio Meloni per le sue affermazioni sul manifesto di Ventotene.
Le opposizioni attaccano in Aula la premier dopo la sua demolizione del testo di Ventotene: "Quello avvenuto in quest'aula è un atto grave nei confronti del Parlamento e della storia di questo Paese. Il Manifesto di Ventotene è riconosciuto da tutti gli storici, non come in maniera truffaldina ha cercato di far passare la presidente l'inno alla dittatura del proletariato, ma come l'inno dell'Europa federale contro i nazionalisti che sono stati il cancro del 900 – ha attaccato il deputato Pd, Federico Fornaro – Le chiedo di ostracizzare chi dileggia la memoria di Altiero Spinelli considerato da tutti il padre dell'Europa. Lei deve dire parole di verità lei è il presidente della Camera. Siamo qui grazie a quegli uomini e quelle donne, la presidente dovrebbe inginocchiarsi davanti a loro".
Dalla balconata riservata alla stampa è stato girato un video in cui il deputato Fornaro piange consolato dai colleghi del Partito Democratico (qui sotto).
"Prego alla ripresa della seduta di mantenere toni consoni e adeguati all'Aula della Camera dei deputati. E questo anche per onorare la memoria di chi ha messo in gioco la propria vita per assicurare il principio di libertà e di espressione da parte di tutti. Chi ha combattuto per la nostra libertà merita il nostro plauso e merita anche il fatto che noi abbiamo rispetto per questa aula, quindi vi chiederò in nome di quella libertà e democrazia che quest'aula sia considerata in maniera sacra". Lo ha detto il presidente della Camera Lorenzo Fontana annunciando in Aula la ripresa della seduta alle 16,15.
Sull'euro digitale Meloni ha detto di non essere contraria "purché non sia sostitutivo, ad esempio la Svezia che puntava a fare sparire il contante recentemente ha consigliato ai cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza in contanti perché nei tempi degli attacchi hacker bisogna sapere i rischi a cui si va incontro", sottolineando che nel caso di moneta digitale "privata" ci sono dei costi mentre "100 euro in contati valgono sempre 100 euro. L'euro digitale risolverebbe questo problema".
ha invocato la necessità di un lavoro per cercare intese, per “non cedere alla tentazione di rappresaglie”. No dunque alla politica dei dazi contro dazi. Secondo Meloni, le guerre commerciali non giovano a nessuno e vanno evitate in ogni modo. Inoltre ha chiesto azioni concrete per una nuova reindustrializzazione che non sia piegata alle vecchie logiche del Green Deal, l'automotive al centro del suo progetto. “Il principio della neutralità tecnologica deve governare le scelte”. La presidente del Consiglio ha ricordato che l'Europa deve uscire dalla smania di iper-regolamentazione: “Sosteniamo dunque la campagna di semplificazione iniziata”.
Alla fine l'Aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo in programma giovedì 20 e venerdì 21 marzo. I voti favorevoli sono stati 109, i contrari 69, gli astenuti quattro. Di conseguenza, le altre cinque risoluzioni, proposte da altrettante forze di opposizione, decadono. La risoluzione di maggioranza si articola in 12 impegni, non cita il piano di riarmo varato dalla Commissione europea e ribadisce, fra l'altro, il sostegno all'Ucraina “per tutto il tempo necessario, fermo restando l'auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace”, l'impegno del governo a “una politica di difesa che rinforzi le capacità operative degli Stati nazionali europei nel quadro dell'alleanza Nato” e rimarca la necessità di opporsi a eventuali proposte di tasse aggiuntive nel negoziato sul prossimo bilancio della Ue.
Mattarella riceve i ministri e Meloni al Quirinale, ma non c'è stato il consueto incontro a due
Difesa comune europea, Ucraina, dazi, unione del risparmio e degli investimenti, Medio Oriente e Siria, secondo quanto si apprende, sono stati alcuni dei temi al centro della tradizionale colazione di lavoro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui hanno preso parte la premier Giorgia Meloni e una delegazione di ministri in vista del Consiglio europeo.
Nel pranzo al Quirinale, si apprende da fonti ministeriali, non c'è stato un incontro a due tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni come spesso accade in analoghe situazioni.
Tra i presenti il titolare della Farnesina Antonio Tajani, Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, Giovanbattista Fazzolari. Presente anche il consigliere diplomatico di palazzo Chigi Fabrizio Saggio.