Ed ecco una Capanna
“Maria dette alla luce il suo figlio primogenito…..e lo depose in una mangiatoia”. Nasce così, nella candida semplicità del Vangelo di Luca, il Cristo figlio povero dell’uomo e di Dio.
E’ il Natale cristiano, la festa più grande per il popolo dei fedeli e per quelli che fedeli non sono, sacra nel mistero della divinità, appannata dai consumi, dai cenoni e dei doni faticosi e spesso obbligati. Tuttavia è la “Festa”. Una ricorrenza dai connotati antichissimi che ha attraversato i secoli, aggiornandosi sempre ai nuovi messaggi che l’umanità è andata maturando o subendo.
Nell’antichità profonda in molte parti del mondo il 25 dicembre si celebrava la nascita di un dio- simbolo. Tremilaseicento anni fa in Persia vedeva la luce Mitra, figlio del sole e sole lui stesso; altri dei a Babilonia e nel Messico nascevano nel giorno stesso del nostro odierno Natale. E in Grecia Dioniso il dio della libertà. Motivo di questa data pare fosse negli astri. Il 21 dicembre cadeva anche allora, il solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno ed il corrispondente giorno più breve quando il sole, al massimo del suo declino astrale, perdeva ogni forza prima di riprendere la strada, il 24 e del 25 dello stesso mese che lo avrebbe condotto allo splendore dell’estate.
Il 25 dicembre era anche una data esoterica. Sostenevano i maghi e gli astrologi che nel momento del massimo sfinimento del sole, un raggio verde scaturito dalla sua agonia attraversava la terra: era il Raggio del Puro Spirito che poneva gli uomini a contatto diretto con sconosciute “Forze superiori”.
Nella Roma repubblicana ed imperiale, nel giorno del nostro Natale, si celebravano i “Saturnali”, feste di libertà e di licenza durante le quali era lecito, anzi obbligatorio, giocare d’azzardo “a soldi”, cosa proibita per il resto dell’anno.
Durante l’Impero si era diffuso a Roma il culto del “Sole invincibile”. L’imperatore Aureliano, intorno al 274 dopo Cristo ne istituì ufficialmente il culto fissando la data di celebrazione al 25 dicembre. Fu poi l’imperatore Costantino che sostituì, in quello stesso giorno, il “Sole invincibile”, con l’invincibile figlio di Dio.
Il Natale cristiano delle origini era nudo e solenne. Nel tempo si è arricchìto di manifestazioni simboliche, di riti anch’essi strappati ad antiche memorie. Il Presepe, ad esempio, è il figlio cristiano delle statuette di terracotta o di cera con le quali si rappresentavano, nella cultura etrusca e latina i “lari” ossia i familiari defunti, protettori della famiglia. Questa concezione originaria del presepe è sopravvissuta in molte Regioni italiane almeno fino al XV secolo nella forma anticipata della “Festa dei morti” , portatori di doni il 2 di novembre.
Il Presepe cristiano è tradizione tutta italiana. Risale a S. Francesco d’Assisi che nel 1223 volle riunire i fedeli davanti ad una grotta a Greccio, nei pressi di Rieti, , Accanto ad una greppia furono posti un asino ed un bue. Nessun Bambino.
Il primo Presepe vero e proprio venne poi realizzato da Arnolfo di Cambio settant’anni dopo. Le statue sopravvissute al tempo si trovano ora nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
Anche il Presepe ha subito le evoluzioni dei tempi . Dai sontuosi presepi settecenteschi di Napoli, ai drammatici e provocatori presepi di filo di ferro degli anni settanta durante gli storici scioperi dei metalmeccanici, a quelli in mollica di pane dei carcerati, alle stilizzazioni dal sapore “snob” Fino ai presepi attuali che domandano accoglienza e dignità con Maria, Giuseppe e il Bambino dai tratti somatici africani o asiatici.
Oggi il Presepe divide la Festa con l’Albero di Natale. L’ abete delle foreste del Nord Europa, ornato di palline colorate e di luci, legato alla tradizione pagana, non era stato accettato dal rituale cattolico. Vi è entrato ufficialmente soltanto all’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II che lo volle in Piazza S.Pietro. Il legno dell’abete avrebbe ricordato ai fedeli la croce del Cristo.
Natale significa oggi, per tutti, credenti ed agnostici, scambio di doni. Entra dunque in scena a “gamba tesa” il Mercato.
A questo punto, oscurato il Bambinello e la mangiatoia, irrompe Babbo Natale, il più laicizzato dei protagonisti del pur laico e mangereccio “santo”Natale odierno.
Sono queste le basi lontane per il nostro animo divenuto gaudente. Non abbiamo resistito alla pubblicità ed alle invitanti vetrine. Il Bambino della grotta di Betlemme, è lontanissimo. Saremo comunque tutti più buoni per un giorno: è pur sempre Natale. A domani l’”incazzatura” post-consumistica per aver dilapidato, in tempo di crisi, soldi in più o addirittura qualche risparmio. Allora, quando il nostro Natale sarà dietro le spalle, cesserà anche l’obbligo di bontà. Torneremo cattivissimi.