Fracking e terremoti. Negli Stati Uniti una ricerca ne rivela la correlazione
Il rapporto pubblicato dallo Unites States Geological Survay, un ente come il nostro Ingv, rischia di far molto rumore all’interno della comunità scientifica internazionale e di aprire la strada a conseguenze fino a qualche mese fa impensabili per il mondo del petrolio.
Secondo gli studi pubblicati c’è un chiaro legame tra la crescita del numero dei terremoti e alcune tecniche di estrazione degli idrocarburi che comportano l'iniezione di grandi quantità di acqua e altri fluidi nel sottosuolo. I dati provengono dall’analisi svolta su decine di migliaia di terremoti in 17 regioni degli Stati Uniti. Il rischio cambia molto zona per zona: in Oklahoma gli episodi sismici sono diventati centinaia di volte più frequenti negli ultimi anni, proprio a seguito dell’uso delle cosiddette tecniche di fracking, ossia in geotecnica la fatturazione idraulica delle rocce che avviene tramite lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo.
Tale operazione viene eseguita per mezzo di una trivellazione entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o del gas da argille contenuti nel giacimento e incrementarne il tasso di recupero. Secondo l’Ente di ricerca statunitense: “C'è stato un drammatico aumento del tasso di sismicità nelle zone centrali degli Stati Uniti negli ultimi 5-7 anni. In alcune aree (Oklahoma e sud del Texas) c'è un trend esponenziale di incremento di sismicità che continua ancora oggi. In alcuni casi l'attività sismica è cresciuta contemporaneamente alle operazioni di pompaggio di acqua nel sottosuolo ed è diminuita o è finita con il cessare di queste operazioni. E' importante sottolineare che l'attività sismica indotta cambia molto zona per zona, quindi occorrono analisi puntuali. In Oklahoma c'erano uno o due terremoti all'anno di magnitudo superiore a 3, ora ce ne sono 1 o 2 al giorno, più che in California”. Queste le inequivocabili parole del coordinatore della ricerca Mark Petersen, in un’intervista al New York Times.
L’importanza decisiva della ricerca sta proprio nell’aver fornito prove scientifiche inequivocabili alle voci che da tempo si inseguivano in questo ambito
Il nuovo studio sottolinea in particolare i rischi legati al prelievo e all'immissione di grandi quantità di acqua nel sottosuolo, ma fa anche crescere l'allarme sul fracking, la frantumazione di rocce con getti violenti in profondità. Oltretutto la pericolosità del fracking deriverebbe anche dall’uso di lubrificanti per favorire la penetrazione nelle microfratture che si creano con i getti; prodotti chimici, per eliminare i batteri nel fluido; detergenti.
Un cocktail che finisce nella falda freatica con conseguenze pesanti sull'equilibrio degli ecosistemi e con rischi anche per gli esseri umani. In alcuni stati come la California e la Pennsylvania sono stati accertati centinaia di casi di contaminazione delle falde idriche dovuti alle tecniche di estrazione di shale oil e shale gas.