Lo sciopero bianco dei macchinisti Atac. Il Sindaco Marino attacca. I macchinisti replicano: "Il vero problema è la scarsa sicurezza"

di Euroroma 09/07/2015 ROMA
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Sono giorni caldi per la capitale e non solo per un meteo che non lascia tregua visto le temperature e il tasso d’umidità di questa prima parte di luglio. A rendere la vivibilità della città ancora più difficile ci si è messo il disagio provocato dal cosiddetto “sciopero bianco” dei macchinisti Atac. Utenti, lavoratori che usano quotidianamente le metropolitane e i numerosi turisti che affollano la capitale, sono costretti ad attese più lunghe e ad affollamenti che intasano le banchine delle stazioni che stanno mettendo a dura prova la pazienza di tutti gli utenti.

Il sindaco Marino in un video messaggio ha fatto sapere che eventuali disservizi e blocchi di pubblico esercizio non solo verranno indagati ma anche sanzionati là dove si verificherà l’eventuale dolo. Molti romani e turisti stanno postando in questi giorni foto e tweet in rete che attestano i disagi; naturalmente gli obiettivi polemici sono proprio i macchinisti e i lavoratori Atac, ma al di là delle legittime lamentele degli utenti la situazione appare complessa e non sembra possibile dare tutte le colpe ai lavoratori di quanto sta accadendo.

Cerchiamo di capire quanto sta avvenendo.

Innanzitutto lo scontro lavoratori-macchinisti atac, con la dirigenza della società e con l’amministrazione capitolina non è recente e neppure un caso isolato, si inserisce infatti in un ampio tentativo da parte dell’amministrazione di portare dei correttivi - giusti, sbagliati? – nell’ambito della pubblica amministrazione della città, correttivi spesso correlati all’introduzione di parametri di produttività nella pubblica amministrazione. E’ avvenuto con la Polizia municipale, con alcune categorie di impiegati comunali e dei municipi, e sta accadendo appunto con i dipendenti della società dei trasporti tranvie e autobus di Roma. Marino si è scagliato contro i macchinisti perché a suo dire non vorrebbero l’introduzione del badge, ma secondo i macchinisti non è questo il nocciolo della questione, né l’eventuale motivazione dell’attuazione dello “sciopero bianco”, poiché è assodato che il macchinista attesta la sua presenza ogni qual volta si mette alla guida di un treno. Secondo i macchinisti il vero problema è l’aumento delle ore di guida in galleria, a scapito della sicurezza generale, e a fronte di una diminuzione effettiva delle paghe salariali, salari che oltretutto verranno adeguati ad un sistema di riconoscimento della produttività che, a dire della categoria, fa acqua da tutte le parti.

Per ciò che concerne eventuali reati di interruzione di pubblico ufficio, i macchinisti sostengono che il problema non si pone perché essi non stanno facendo altro che applicare alla lettera il regolamento di servizio che permette di scartare, ad esempio, eventuali vagoni non conformi alla piena sicurezza. Ecco perché gli utenti si sono resi conto, loro malgrado, che molte corse sono saltate. Allora se così stanno le cose, ciò significa, a rigor di logica, che non sempre i vagoni messi in linea rispondano pienamente a criteri di piena sicurezza? Questo spiegherebbe sempre secondo i macchinisti la gran mole di lavoro a cui sono sottoposte le officine dell’Atac che fanno fronte quotidianamente ad innumerevoli guasti dovuti alla vetustà dei convogli.

Dunque si intuisce come a fronte dei disagi e delle legittime proteste di un utenza sempre più sconfortata dallo scarso livello dei servizi capitolini, esiste un più generale problema di sicurezza delle linee metro di Roma, come purtroppo pare attestare il recente incidente avvenuto sulla linea B. Una questione fondamentale anche in vista del prossimo Giubileo che non si può certamente risolvere con la ricerca di isolati capri espiatori e additando i lavoratori Atac come gli unici responsabili.

La base di partenza è un accordo, firmato in data 8 luglio, tra l’Atac il Comune di Roma e i sindacati, firmatari Cgil, Cisl, Uil e Faisal Cisal, che dovrebbe mettere in atto una riduzione degli organici dirigenziali e quadri per tagliare inutili spese, una sostanziale invarianza salariale, un più netto contrasto alle assenze “strategiche speculative”, ma garantendo la salvaguardia delle assenze per lunghe malattie, infortuni sul lavoro, maternità. Le parti inoltre si stanno confrontando per cercare di risolvere il difficile nodo della produttività cercando di trovare un compromesso tra le esigenze di qualità, efficienza e quelle della sicurezza del servizio e della stessa integrità fisica dei lavoratori.


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