Confessioni di Marino a un procuratore della Repubblica

di Mario Benemeglio 20/10/2015 POLITICA
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Marino sceglie la Procura come luogo di garanzia lontano da equivoci,  per i conti allegri pagati a diversi Ristoranti romani con la carta di credito del Comune di Roma.

Le opposizioni gli hanno contestato di sperperare denaro pubblico per uso esclusivamente privato. Alcune ricevute e qualche testimonianza accuserebbero il Sindaco di aver consumato cenette familiari a spese del Comune.

“Dovevo chiarire tutto per evitare ogni minimo dubbio”. Infatti sarebbe stato troppo dannoso per l’immagine del primo cittadino un immobilismo prolungato.

Ha anticipato i tempi chiedendo un incontro con i magistrati romani. Anche in vista dei processi a suo carico  che si avvieranno tra breve su Mafia Capitale. Le probabilità di equivoci, allusioni e coinvolgimenti guidati sono considerevoli. Un avviso di garanzia  a lui indirizzato non è un’eventualità così azzardata né così remota. Meglio prevenire. Già le opposizioni gli attribuiscono spese indebite di circa 700 euro a loro giudizio sufficienti a formalizzare un ipotesi di peculato.

Per quattro ore i PM hanno ascoltato le sue dichiarazioni spontanee. Marino ha spiegato che l’aumento della spendibilità della carta di credito da 10.000 a 50.000 euro non è dipeso da una sua richiesta. Ha ricostruito il rispetto delle circostanze istituzionali in cui sono avvenute le cene contestate. Solo di alcune non ricorda con chiarezza l’identità degli invitati. Infine ha ribadito che le firme non sempre erano le sue. E a sostegno di quanto dichiarato ha distribuito ai giudici una buona quantità di autografi.

 


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