Guerra nel Pd tra tifoserie a favore o contro Marino
Gli organizzatori contano tremila manifestanti, il PD ne conta un migliaio. Entrambi gli schieramenti si fronteggiano come se assistessero a uno spoglio di schede che decide il successo all’ultimo voto. E’ difficile capire per i non addetti ai lavori una guerra di numeri riferita a una partecipazione a tal punto inconsistente che nessun exit poll prenderebbe in considerazione. I romani che sostennero Bersani nel 2012 gli consentirono una vittoria netta che non ammetteva dubbi né elucubrazioni di alcun genere. Era un’affermazione limpida come quella che ottenne Renzi l’anno seguente,
Ora è impensabile che le schiere bersaniane siano transitate in massa al renzismo o si siano dissolte per incanto.
E’ invece credibile che un numero non trascurabile abbia individuato a Roma il suo alfiere nel sindaco dimissionario Marino.
Sono quelli che sostengono l’attuale minoranza parlamentare del PD e nella Capitale non sono certamente una manciata di simpatizzanti da ignorare con superficialità. Quantificare future preferenze elettorali appare al momento decisamente azzardato.
Già dopo due o tre giorni dall’annuncio delle dimissioni il primo cittadino romano lasciava trapelare qualche esitazione sulla scelta. Le sue incertezze crescevano sempre più con l’intreccio delle sue immancabili dichiarazioni. La rivisitazione della sua prima decisione di congedo anticipato, che avrebbe indubbiamente turbato gli avversari interni del PD, gli ha avvicinato il sostegno di una parte dei romani. Considerazione culminata nella manifestazione di domenica.
I suoi partigiani ricordano i meriti che gli vanno riconosciuti. Le iniziative per restituire il litorale ai cittadini. Che non gli è stato perdonato l’intento di revocare concessioni sospette. Il tentativo di bonificare ATAC e AMA. Una solidarietà a trecentosessanta gradi. Di fronte a tanta stima il sindaco ha coinvolto Che Guevara gridando alla folla “Siamo realisti, vogliamo l’impossibile”. E infine ha entusiasmato i cittadini presenti proclamando che “Voi mi chiedete di ripensarci e io non vi deluderò”. Il 2 novembre sapremo la verità.