Immigrazione. Presentato a Roma il Dossier statistico di Idos
Presentato a Roma giovedi 29 ottobre presso Il Teatro Orione il Dossier statistico immigrazione 2015, realizzato dall’Idos (centro studi ricerca sulle immigrazioni), in collaborazione con Unar, (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e in partenariato con la rivista Confronti.
Alla presentazione erano presenti Franco Pittau, coordinamento redazionale del dossier, moderatore della tavola rotonda, presidente onorario di IDOS, Claudio Paravati, direttore di Confronti, mentre al tavolo dei relatori Eugenio Bernardini, Ugo Melchionda, Paolo Gentiloni, Rando Devole, Stefania Congia e monsignor Matteo Zuppi.
Ugo Melchionda, presidente del Centro studi e ricerche IDOS, ha messo in evidenza come “i migranti forzati nel mondo siano passati in un anno da 52 a 60 milioni. Nei primi nove mesi del 2015 il numero dei rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa – e non dimentichiamo le circa 3000 persone morte in questo tentativo nel 2015 – ha superato le 460mila unità, mentre l’anno scorso erano stati 219mila. Ma l’Italia non è sicuramente tra i paesi che hanno accolto più profughi”.
Il Ministro per gli Affari Esteri e della Cooperazione Paolo Gentiloni, ha sottolineato come “la distinzione tra migranti economici e richiedenti asilo ha certamente un fondamento giuridico, ma non può essere un alibi per le nostre coscienze per abbandonare gli immigrati economici. Occorre stabilizzare i paesi in guerra, Libia e Siria, aumentare la cooperazione internazionale e cambiare il regolamento europeo”.
“Nel discorso pubblico – ha detto il sociologo Rando Devole – prevale la “sindrome da invasione”. Servono ponti, non muri. L’approvazione della legge sulla cittadinanza da parte della Camera (che passa ora al Senato) è un fatto storico”.
Ha concluso monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma e delegato per l’immigrazione presso la Conferenza episcopale laziale, da poco nominato arcivescovo di Bologna da papa Francesco: “Non si può parlare del tema immigrazione senza conoscerlo e questo Dossier serve proprio a darci il quadro della realtà; i dati del Dossier servono anche a smontare gli stereotipi. Lo stesso discorso vale per i dati sui reati: la verità è che c’è un accanimento su quelli piccoli (nei quali la percentuale degli stranieri è più alta), ma non si considera che quelli più gravi sono compiuti in gran parte da italiani”.
Il quadro fotografato dal dossier è quanto mai vario, complesso e ricco di spunti per capire meglio i fenomeni immigratori di inizio millennio. Innanzitutto, così come sottolineato da Ugo Melchonda, presidente Idos, se si osserva il fenomeno a livello globale si nota come negli ultimi anni sia in atto un trend che vede diminuire i migranti per motivi economici e aumentare i cosiddetti richiedenti asilo per motivi politici o di sicurezza personale. Ciò naturalmente è strettamente connesso ai molteplici scenari di crisi, soprattutto nel vicino Oriente e in Africa. In totale nel 2014 i migranti forzati nel mondo sono passati da 52 a 60 milioni. Una realtà che, non solo in Italia, sta mettendo a dura prova un sistema di accoglienza spesso inadeguato a fronteggiare numeri così rilevanti.
Sempre in un’ottica generale nel dossier si sottolinea come per gli italiani ad essere emigrati sono stati 155mila contro i 92 giunti e rimasti nel 2014 nel nostro paese che fa si che il totale dei “nuovi italiani”, ossia immigrati con la residenza, sia ad oggi 5 milioni e 421mila.
I numeri salienti del dossier:
Nel mondo i migranti stimati sono 240 milioni.
Nel 2014 i migranti forzati (rifugiati, richiedenti asilo e sfollati) sono aumentati in misura notevole in Italia e anche i richiedenti asilo, che in Italia sono stati 65mila, nel mondo sono stati 1,8 milioni e nell’Ue 628mila.
La presenza asiatica in Italia, di cui la Cina è la prima collettività (266mila residenti su 969mila asiatici) rappresenta quasi un quinto dei residenti stranieri, per cui il nostro paese è lo Stato membro dell’Unione europea più “asiatico” dopo la Gran Bretagna.
In Italia l’immigrazione ha rallentato la crescita, così come è avvenuto in Europa, mentre è aumentato il numero di cittadini italiani con un passato migratorio: sono quasi 130mila i casi di acquisizione di cittadinanza in Italia nel 2014, circa 1 milione nell’Ue.
La crisi ha determinato in Italia il mancato rinnovo di 155mila permessi di soggiorno, in prevalenza per lavoro o per famiglia, ma non ha frenato la tendenza all’insediamento stabile: quasi 6 cittadini non comunitari su 10 sono titolari di permesso di soggiorno a tempo indeterminato.
I minori e le donne hanno accentuato la loro incidenza (pari, rispettivamente, al 22% e al 53%), a conferma del carattere familiare assunto dalla presenza immigrata.
I figli degli immigrati nati in Italia e gli stranieri diventati cittadini italiani sono realtà considerevoli: ciascuna conta circa 800mila unità (un po’ meno i primi, un po’ di più i secondi).
Nelle scuole (a.s. 2014/2015) gli studenti italiani continuano a diminuire (-0,6% nell’ultimo anno), mentre quelli stranieri sono cresciuti ulteriormente (+1,4%) e incidono per quasi un decimo sugli iscritti (9,2%).
L’aumentato numero dei nuovi arrivi ha incrementato le spese per l’accoglienza, ma nonostante ciò gli introiti per le casse pubbliche legati all’immigrazione stabile assicurano un bilancio positivo, tra entrate e uscite, di 3,1 miliardi di euro.
L’età media degli immigrati, notevolmente più bassa rispetto a quella degli italiani (31 anni rispetto a 44 anni all’ultimo censimento), aiuta a capire la scarsa incidenza degli immigrati non comunitari sulle prestazioni pensionistiche previdenziali (0,2%) e su quelle assistenziali (1,4%).
A livello penale l’andamento degli stranieri è più virtuoso rispetto a quello degli italiani: nel periodo 2004-2013 le denunce contro gli stranieri, nel frattempo raddoppiati, sono diminuite del 6,2%, mentre le denunce contro gli italiani sono aumentate del 28%.
Gli immigrati hanno superato l’incidenza del 10% tra gli occupati in Italia, pur avendo sofferto più degli italiani gli effetti della crisi (tasso di disoccupazione del 16,9% rispetto al 12,2% degli italiani).
I lavoratori immigrati, più che una minaccia per l’occupazione degli italiani, sono un ammortizzatore sociale a loro beneficio: accettano anche lavori non qualificati, sono più disponibili a spostarsi territorialmente, perdono più facilmente il posto di lavoro (sono 466mila i disoccupati a fine 2014).
L’integrazione è imperniata sulle pari opportunità, ma sono ancora numerosi i casi di discriminazione denunciati all’Unar (1.193), talvolta anche da parte di strutture pubbliche e politici, spesso dovuti a una diffusa islamofobia, che non favorisce il dialogo interreligioso.
In assenza di consistenti politiche di aiuto allo sviluppo, le rimesse degli immigrati sono il sostegno più efficace ai paesi di origine: 436 miliardi di dollari inviati ai paesi in via di sviluppo a livello mondiale e 5,3 miliardi di euro inviati dall’Italia.
I numeri su Roma e provincia
A fine 2014, la provincia di Roma è al primo posto tra le province italiane per numero assoluto di residenti stranieri: sono oltre 520mila, il 10,4% del totale nazionale (5milioni e 14 mila) e incidono per il 12,1% sulla popolazione totale. Nel 2004 erano meno della metà (206.412).
La distribuzione degli immigrati nel Lazio è fortemente squilibrata. In provincia di Roma vive oltre l'80% dei 636.524 stranieri che risiedono in regione; solo la Capitale, con 363mila immigrati iscritti in anagrafe, ne raccoglie più della metà (57,1%).
La provincia di Roma si conferma un territorio di forte attrazione per gli immigrati. Nel corso del 2014 l’aumento dei residenti stranieri è stato più intenso che nel resto d’Italia (+3,1% contro +1,9%) con circa 16mila residenti in più (dei quali 9.800 nel comune di Roma).
Tra gli stranieri residenti nella provincia di Roma, le donne sono la maggioranza (52,4%) e i minori, in continuo aumento, sono circa il 20%. Questi ultimi costituiscono il 13,0% di tutti i minori presenti in provincia.
Nel corso del 2014, i nuovi nati da genitori stranieri sono stati 6.205 (il 16,5% del totale delle nascite avvenute in provincia). Il tasso di natalità è superiore di 3,3 punti rispetto alla media provinciale, e il tasso di mortalità sensibilmente basso: gli immigrati continuano a contribuire in misura sostanziale alla crescita demografica del territorio.
Nelle scuole della provincia di Roma (a.s. 2014/2015) 1 studente su 10 ha origini straniere e il loro numero (più di 61mila) è risultato in crescita anche nell’ultimo anno (+1,2%). Nell'a.s. 2004/2005 erano solo 26.856. Tra gli alunni stranieri, più della metà è nata in Italia.
Nel 2014, le acquisizioni di cittadinanza sono state 7.235, in aumento di circa il 30% rispetto alla passata annualità.
Aumentano soprattutto i residenti comunitari dai nuovi Stati membri dell'Est (+17mila residenti), seguiti dai cittadini africani (+3.800); diminuisce invece il numero degli asiatici (-5.500) e degli americani (-570), tenuto anche conto che molti sono diventati cittadini italiani. Dopo l'Europa, l'Asia è comunque il continente più rappresentato (il 25% di tutti i residenti in provincia e oltre il 40% dei soggiornanti non comunitari nel Lazio).
La provincia di Roma è al primo posto in Italia per numero assoluto di permessi rilasciati per asilo/protezione umanitaria (16.219). Rispetto al 2013 il loro numero è aumentato di più del 50%.
Nonostante la crisi economica, in provincia i lavoratori nati all'estero hanno raggiunto una quota del 14,6% tra gli occupati, e anche le imprese condotte da cittadini nati all’estero (57.050) sono il 12,1% del totale. Quest’ultime crescono dell’11,9% nell’ultimo anno, a fronte del ristagno di quelle italiane.
Gli effetti della crisi emergono, tuttavia, dall'ulteriore calo delle rimesse (-7,7%) che si è dimostrato più intenso che nel resto del paese (-3,8%). Con 891.185 milioni di euro inviati (il 16,7% del totale) la provincia di Roma rimane comunque al primo posto.
Sono forti i legami tra immigrazione e turismo. Nel 2014 sono venute nel Lazio 1.185.000 persone ospiti presso parenti e amici. Questi flussi si collegano alla precedente emigrazione italiana e all'attuale immigrazione estera.