Guerra al terrorismo, cambia il Diritto internazionale. Unione europea, rivisti gli Accordi di Schengen
Una settimana dopo gli attacchi terroristici di Parigi, arrivano le prime sostanziali novità per ciò che riguarda i futuri assetti delle relazioni e del diritto internazionale.
La prima novità viene da New York dove il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità ( e chi si occupa di relazioni internazionali sa bene quanto ciò avvenga realmente di rado) la risoluzione presentata dalla Francia in risposta agli attentati di Parigi che “invita” gli Stati membri “a raddoppiare e coordinare gli sforzi per prevenire e reprimere gli atti terroristici, chiedendo di adottare tutte le misure necessarie in linea con il diritto internazionale per sconfiggere lo Stato Islamico”.
Nella risoluzione si chiede inoltre agli Stati membri dell'Onu di “intensificare i propri sforzi per arginare il flusso dei 'foreign fighters', per prevenire e reprimere i finanziamenti al terrorismo”.
Si tratta di una risoluzione non dissimile da quella presa in occasione degli attacchi dell’11 settembre 2001, che vede la stragrande maggioranza degli stati membri dell’assemblea d’accordo sulla necessità di sconfiggere il nemico comune dell’Isis.
La seconda novità in campo di diritto internazionale riguarda da vicino l’Europa e anche il nostro paese, in quanto a Bruxelles è passata, non senza discussioni tra i vari Ministri degli esteri, la dura linea francese di richiedere a tutti gli stati dell’Unione la sospensione di fatto del Trattato di Schengen. Partiranno da subito i nuovi controlli rafforzati ai valichi e alle frontiere, inoltre saranno schedati tutti i cittadini che rientreranno negli Stati europei - anche se sono comunitari - e saranno inseriti in banca dati tutte le informazioni su chi viaggia in aereo, con l’archiviazione del Pnr (il codice passeggeri) per almeno un anno.
La novità è che finora i controlli venivano svolti a campione e non sempre, mentre il consiglio dei ministri europei ha chiesto alla commissione di modificare l’articolo 7 ossia che “ai confini esterni dell’Unione devono essere effettuati immediatamente controlli sistematici e coordinati, anche su cittadini europei che godono della libertà di movimento”. I passaporti di chi si reca in un’altra nazione e poi rientra verrà registrato come finora avveniva solo per gli extracomunitari. Mentre i migranti dovranno necessariamente essere tutti registrati e foto-segnalati
A Bruxelles si è discusso anche della possibilità di dare vita ad un corpo di polizia europeo che si occupi esclusivamente delle segnalazioni di movimenti sospetti.
La registrazione del Pnr che consente l’accesso anche ai dati sensibili: stato di salute, religione e poi notizie personali sui compagni di viaggio, sui luoghi frequentati a destinazione, sui metodi di pagamento, sarà attivo dal 2016 con schedature valide e accessibili per un anno, informazioni accessibili anche per i voli interni all’Unione.
Infine il nodo cruciale dello scambio d’informazioni tra le varie polizie ed intelligence europee, punto debole evidenziato drammaticamente dalla apparente facilità con la quale i terroristi di Parigi hanno potuto muoversi in queste settimane e fare la spola tra la Siria, la Turchia e il cuore dell’Europa. In questo senso sembra passata l’idea italiana di “obbligare” le varie polizie e corpi nazionali a scambiarsi in modo rapido e razionale , con sistemi interconnessi si intelligence, le informazioni sui probabili sospetti.
Nelle prossime settimane si vedrà se la Commissione sarà in grado di far accettare ai singoli stati membri i cambiamenti richiesti nell’incontro di Bruxelles.