Comparto Sicurezza. Gli investimenti annunciati dal governo sono insufficienti

Lo scorso 24 novembre, presso la Sala degli Orazi e dei Curiazi dei Musei Capitolini, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo sul tema: “Italia, Europa. Una risposta al terrore”, aveva dichiarato, tra l’altro, che le pessime condizioni nelle quali operano le nostre Forze dell’ordine dovranno in qualche modo trovare una soluzione adeguata per le criticità del momento, il richiamo alla lotta al Terrorismo internazionale era evidente.
In quella sede, ma anche in altre dichiarazioni pubbliche di queste ultime settimane, Renzi aveva annunciato che sulla sicurezza il governo è pronto a investire un miliardo di euro. Nella proposta che il Governo farà al Parlamento, secondo il premier, sono 4 le linee guida: si parte con un investimento di 150 milioni di euro sulla cyber security, per proseguire con l’estensione del bonus di 80 euro per tutte le donne e gli uomini che lavorano nelle Forze dell’Ordine a cominciare da chi sta sulla strada. La terza misura è l’investimento di 50 milioni di euro per rinnovare la strumentazione delle Forze dell’Ordine a fronte però di un processo di chiarezza e riorganizzazione che dovrebbe portare la Forestale a entrare nei carabinieri (il condizionale è d’obbligo).
E infine 500 milioni di euro per la difesa italiana “con investimenti efficaci finalizzati a dare una risposta immediata alle esigenze strategiche non quelle quotidiane e organizzative”.
Purtroppo però già poche ore dopo questi annunci una prima smentita giungeva dal Ministro dell’Economia e Finanze Padoan il quale dichiarava che quei soldi ci saranno solo se l’Europa avrà accolto tutte le linee della legge di stabilità per il 2016, altrimenti niente.
Su queste dichiarazioni i sindacati di polizia si sono messi sul chi va là. In particolare il Coisp – Coordinamento per l’indipendenza delle forze sindacali di polizia – ha fatto subito notare che l’investimento dei 150 milioni sulla cyber security stride con la volontà del Governo di chiudere le Sezioni di Polizia Postale e complessivamente 270 Uffici e Reparti della Polizia di Stato oltre che la chiusura di 23 Questure; che per le risorse prospettate da Renzi il bonus di 80 euro, non potrebbe essere garantito per tutti gli operatori delle Forze dell’Ordine; che i 50 milioni pensati per ammodernare le strumentazioni in dotazione sono irrisori così come i 500, a pioggia, pensati per il miglioramento generico della Difesa del Paese.
Il Coisp propone al Governo innanzitutto un tavolo serio di trattativa per il rinnovo del contratto, dopo sei anni di nulla di fatto. E per intavolare una discussione efficace sui temi in questione il sindacato autonomo ha scritto ai parlamentari per evidenziare le incongruenze di questo governo sulla questione sicurezza.
“Non è più tempo delle bugie e nemmeno è più tempo di nascondersi dietro a un dito fingendo che tutte le responsabilità per il vergognoso trattamento che ci viene riservato siano esclusivamente di altri. E’ il momento che ciascuno dimostri con chiarezza da quale parte sta e come, nei fatti, intende dare seguito alle reali necessità dei cittadini dalle cui mani ha ricevuto il proprio mandato politico istituzionale. Cittadini che, è appena il caso di sottolinearlo, sono coloro i quali chiedono disperatamente sicurezza e siamo anche noi personale in divisa che cerchiamo disperatamente di fare sicurezza. Tutti hanno bisogno, direttamente e indirettamente, che si intervenga a sostegno di un Comparto ancora una volta affossato, penalizzato, bistrattato, umiliato. Come dimostrano chiaramente, al di là delle chiacchiere televisive, le previsioni contenute nella Legge di Stabilità e nella Legge di Bilancio. Vogliamo sapere da quale parte sta ciascuno di voi”.
E’ questo il messaggio che Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, ha racchiuso in una lettera indirizzata a tutti i Parlamentari italiani, volendo smentire le promesse di sostegno al Comparto Sicurezza che il Governo insiste a fare pubblicamente e quindi sorvolando, o addirittura negando, i pesanti tagli che ci si prepara a infliggere alle Forze di Polizia e Militari.
Per questo alcune sigle sindacali hanno indetto una pubblica manifestazione a Pontassieve, dinanzi la residenza del premier Renzi, per riaffermare “la grave debilitazione dei comparti sicurezza e soccorso pubblico, depauperati da anni di tagli e ridimensionamenti che rendono difficile se non impossibile la sfida al terrorismo, alla criminalità, alle emergenze e soprattutto per denunciare il bluff del miliardo di euro annunciato dal Governo per la sicurezza e il bonus spot da 80 euro per le Forze dell’Ordine per il quale, addirittura, ad oggi manca formale conferma del Governo circa l’applicabilità anche ai Vigili del Fuoco!”. E’ quanot si legge nel comunicato stampa delle sigle aderenti, Sap, Coisp, Consap, Sappe, Sapaf e Conapo.
I sindacati parlano di un vero e proprio bluff perpetrato ai danni degli operatori del comparto sicurezza, danno evidenziato dalle cifre, non il miliardo annunciato, ma al massimo 500 milioni, l’altro mezzo miliardo andrebbe “sulla difesa per finanziare i trattamenti e le spese di missioni internazionali, anche in vista di un nostro possibile ingresso nello scenario di guerra che si paventa contro l’Isis”.
La vera questione è che negli ultimi vent’anni, qualsiasi governo si sia succeduto a Palazzo Chigi ha tagliato sul comparto sicurezza infischiandosene sia dei precedenti proclami elettorali, sia e soprattutto dell’urgenza che il tema della sicurezza riveste in questo preciso momento storico. Un comparto che non ha bisogno di investimenti una tantum ma di un radicale progetto di ristrutturazione e miglioramento dei servizi da garantire ai cittadini.
Il Comunicato stampa delle sigle sindacali
“Per quel che riguarda i 500 milioni, 150 andrebbero alla cosiddetta “cyber security”, la sicurezza delle informazioni in rete da cui dipende ormai tutta la vita della società occidentale e che i terroristi vorrebbero minare. Una scelta che poteva rappresentare un ottimo investimento in un contesto di potenziamento dell’apparato della sicurezza verso le nuove frontiere del crimine e l’allargamento delle capacità di conoscenza dei comportamenti terroristici e delittuosi. Una scelta che invece risulta in netto contrasto con l’intendimento del Governo, che per due volte siamo riusciti a bloccare, relativo alla chiusura dei presidi di sicurezza ed in particolare della Polizia postale e delle comunicazioni, che si occupa proprio di cyber crime e di contrasto ai reati informatici. Questi 150 milioni rischiano di essere come tegole nuove che si tenta di mettere su una casa diroccata. Quella “casa” sono i nostri comparti, debilitati da 10 anni di tagli continui e assurdi.
Ed è falso, come afferma qualche esponente di maggioranza, che negli ultimi 2 anni sono state postate maggiori risorse per la sicurezza. Falso perché le risorse che sono state previste sono servite per finanziare prima Expo e poi il Giubileo: 3.000 operatori in divisa da aggregare e tutto l’apparato conseguente hanno un costo. Queste persone devono bere, mangiare, dormire, fanno straordinari e comportano ovviamente spese. Quindi i soldi sono serviti a questo, non a rafforzare le Forze dell’Ordine che continuano ad essere debilitate. Ogni anno perdiamo 2.500 uomini perché col turn over al 55 per cento si assume solo un operatore ogni 2 pensionati, ma vogliono farci credere che abbiamo 2.500 operatori in più! Per l’igienizzazione e il decoro di 1.000 metri quadrati di nostri uffici sono a disposizione appena 2 ore di pulizie a settimana, presidi e comandi con centinaia di operatori hanno a disposizione 500 euro di cancelleria all’anno, le divise dobbiamo comprarle, i giubbotti antiproiettile sono scaduti, mezzi e strumenti sono quello che sono e tutti lo sappiamo, tranne chi fa finta di non vedere!!!
Abbiamo poi altri 50 milioni per le attrezzature che non sono sufficienti. 15 milioni, ad esempio, vanno alla Polizia di Stato e potrebbero servire per acquistare solamente 10.000 giubbotti antiproiettile rinforzati per armi lunghe e un caricatore in più con relativo munizionamento. Ma che cosa ci facciamo se abbiamo la quasi totalità del personale senza adeguate protezioni? Il Governo e chi lo rappresenta va in televisione a dire che sono arrivati 2.000 giubbotti nuovi. Ma omettono di dire che ne abbiamo dismessi 30.000! E lo stesso vale per le autovetture: se ne arrivano 500 nuove, almeno il triplo di quelle oggi in uso viene dismesso per consunzione!!! Ci stiamo prendendo in giro?
Dunque 200 milioni per l’apparato (150 per la cyber security e 50 per le attrezzature) sono totalmente insufficienti. Come possiamo risolvere il problema della Polizia Penitenziaria che, in carenza di personale e di mezzi adeguati, svolge un lavoro difficilissimo e fondamentale all’interno delle carceri italiane? Come possiamo dare gli strumenti e i mezzi che servono ai Vigili del Fuoco, per altro già penalizzati a livello retributivo? Vogliamo poi parlare di un corpo d’eccellenza come la Forestale, che in nome di una riforma del sistema sicurezza farlocca e patacca si vorrebbe addirittura militarizzare?
Restano a disposizione ancora 300 milioni, che sono destinati ai trattamenti economici. Abbiamo analizzato e studiato bene le cose, pertanto possiamo affermare senza ombra di dubbio che il bonus da 80 euro mensili a testa è uno spot. Innanzitutto va chiarito che non sono fondi strutturali, li avremo nel 2016 e poi nel 2017 non ci saranno più. In secondo luogo, essendo un bonus, non saranno tassati e dunque non avranno validità ai fini pensionistici e di liquidazione. Si tratta di uno zuccherino per l’anno nuovo che, terminato il proprio effetto, ci lascerà a bocca asciutta. Anzi amara. Più di prima!
Si tratta, vogliamo dirlo a gran voce, di un modo per eludere il dispositivo della Corte Costituzionale che la scorsa estate ha dichiarato illegittimo il blocco contrattuale che in questi 6 anni ha causato un danno medio di 10.000 euro pro-capite al personale. Un danno che si vorrebbe ammortizzare con una elargizione – perché di questo si tratta – di 960 euro!!! Per altro, la sentenza della Corte Costituzionale ha validità dal giorno della pubblicazione, dunque ci vengono scippati anche gli aumenti legittimi del 2015 per il periodo luglio – dicembre.
Conti alla mano, se questi 300 milioni del bonus fossero postati per un contratto di lavoro, finanziando dunque anche la parte normativa, avremmo un aumento medio di 60 euro lordi mensili, con una forbice tra i 50 euro lordi mensili per l’agente fino a 70 euro lordi mensili per il vice questore aggiunto.
Parliamo di 35 euro netti a testa!!!
Senza un contratto adeguato non avremo miglioramenti normativi e soprattutto non avremo certezze per il 2017. Questo è un atteggiamento scorretto nei confronti delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco. Serviva unicamente un miliardo di euro per iniziare a dare ossigeno al sistema della sicurezza, dopo anni di tagli. E servivano risorse aggiuntive per un contratto dignitoso e per un riordino delle carriere per tutti!”
