Conferenza sul clima di Parigi. Si fanno sentire anche i "climatoscettici"

di Rosanna Pilolli 03/12/2015 AMBIENTE
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Ad ogni conferenza internazionale sulle cause del riscaldamento del clima della Terra e delle sue drammatiche conseguenze, riemergono le voci dei “climatoscettici”.

La Conferenza di Parigi che si è aperta sul tema il 30 novembre non è sfuggita a questa regola. Così come è già avvenuto a Copenaghen nel dicembre del 2009, l’odierna conferenza parigina è stata contrassegnata da una riacutizzazione di attivismo da parte di una serie di personalità e di cittadini che negano il riscaldamento terrestre in corso o comunque la sua origine dovuta alle azioni umane. Gli scettici sarebbero prevalentemente di sesso maschile. Lo rivela uno studio dell’Università australiana della Tasmania che ha raccolto più di 20.000 interviste realizzate in 14 Paesi industrializzati tra il 2010 e il 2011. Addirittura entrano nelle statistiche della ricerca le idee politiche degli intervistati. I simpatizzanti di destra o che si dichiarano conservatori metterebbero in dubbio i cambiamenti climatici molto di più dei simpatizzanti di sinistra. Non sono influenti né l’età degli intervistati né l’istruzione.

 I ricercatori hanno sottolineato la stretta correlazione tra i livelli di emissione del CO2 dei vari Paesi e l’opinione dei loro abitanti. Gli Stati nei quali si rileva il maggior tasso di scetticismo sarebbero i maggiori produttori di emissioni di gas serra. Ad esempio gli australiani sono i più scettici al mondo sui cambiamenti climatici degli ultimi decenni attribuibili alle attività dell’uomo. Poco convinti anche i norvegesi e gli abitanti della Nuova Zelanda. La percentuale di scetticismo scende vertiginosamente in Spagna, Germania e Svizzera. In Francia l’avvenimento più visibile di questo ritorno di negazionismo climatico è stato il recente libro “Investigazioni clima” di Filippo Verdier, capo del servizio meteo delle TV pubbliche francesi.

 L’opera ha avuto un’eco importante soprattutto sui media audiovisivi. L’interesse è diventato polemica rovente da quando il gruppo audiovisivo pubblico ha deciso il licenziamento del suo presentatore  colpevole di aver usato uno spazio pubblico per promuovere il proprio libro. I climatoscettici  hanno promosso una serie di iniziative di contrasto e hanno fondato un Collettivo che comprende imprenditori, promotori di liberalismo economico, associazioni di vario genere, fra le quali quelle legate al petrolio. Vi hanno aderito anche alcuni scienziati interessati a materie diverse da quella climatica. Gli “eretici” del riscaldamento terrestre affermano inoltre che la correlazione fra attività umane e riscaldamento globale non è affatto provato e i risultati degli studi sono basati sui sondaggi e non su prove concrete. Tra coloro che negano il progressivo aumento di temperatura della Terra ad opera dell’uomo negli ultimi decenni, vi sono comunque personalità illustri come il premio Nobel Kary Mullis e i metereologi di chiara fama come Hajo Smit e Roy Spencer, i fisici dell’atmosfera come Fred Singer e infine climatologi del peso di John Christy.

La maggioranza degli scienziati tuttavia concorda sulla necessità impellente di ricorrere a sistemi di contenimento delle emissioni di gas serra. Tra loro il Nobel Carlo Rubbia. Secondo la sua ottica il ricorso al solare termodinamico e all’energia nucleare, ovviamente con tecnologie più evolute e meno rischiose delle attuali, potrebbe costituire la carta vincente contro l’inquinamento del pianeta.


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