Diritti umani e civili. Turchia e Russia non li garantiscono. Così si sconfigge il Terrorismo?
Secondo un rapporto di Amnesty International, i soldi dell'Unione europea ad Ankara utilizzati per campi profughi ghetto e detenzioni fuori dal diritto internazionale
Certo che se il mondo, e l’Occidente in particolare, ritengono di riuscire a sconfiggere il pericolo Isis affidandosi a Paesi come la Turchia e la Russia, oltretutto in netto contrasto fra loro, ci sarà poco o nulla da sentirsi al sicuro. Si tratta di due nazioni che in modi differenti, ma simili nella sostanza, non rispettano i basilari diritti umani.
Il paese guidato da Erdogan si rende da mesi protagonista di violenze e soprusi ai danni dei profughi in fuga dall’inferno siriano, per non parlare di come, da sempre, tratta i Curdi; Mosca invece, avrebbe utilizzato nei recenti attacchi a Raqqa, caposaldo dei guerriglieri del Daesh, le famigerate e micidiali bombe a grappoli, secondo un rapporto di Human Rights Watch (Hrw).
E’ questo, al momento, il punto più ostico da affrontare e risolvere per gli Stati Uniti e l’Unione europea, ossia come affidarsi e fidarsi di alleati tanto scomodi quanto necessari per la lotta al terrorismo, come la Turchia e la Russia.
Per ciò che riguarda la questione profughi, pochi giorni fa Amnesty International ha pubblicato un rapporto che proverebbe in modo indubitabile che la Turchia compie atti di violazione dei diritti umani dei profughi e dei richiedenti asilo in fuga dalla Siria.
In particolare, afferma Amnesty, i rifugiati e richiedenti asilo fermati senza alcun motivo legale e vengono tratti in arresto, per essere spinti poi a tornare in zone di guerra
Il rapporto, intitolato “Il piantone dell'Unione europea", denuncia come da settembre, in parallelo con i colloqui tra Turchia e Unione europea in tema d'immigrazione, le autorità di Ankara abbiano fermato centinaia di rifugiati e richiedenti asilo e li abbiano trasferiti in pullman verso centri di detenzione isolati e a oltre 1000 chilometri di distanza. Alcuni di loro hanno riferito di essere rimasti incatenati per giorni, di essere stati picchiati e infine di essere stati rinviati nei paesi da cui erano fuggiti.
“Abbiamo documentato la detenzione arbitraria di alcune delle persone più vulnerabili sul suolo turco. Spingere rifugiati e richiedenti asilo verso paesi come Siria e Iraq non è solo un gesto immorale, è anche una chiara violazione del diritto internazionale” - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
"Affidando alla Turchia il ruolo di piantone dell'Europa nell'attuale crisi dei rifugiati, l'Unione europea rischia di ignorare e ora incoraggiare gravi violazioni dei diritti umani. La cooperazione con la Turchia in tema d'immigrazione deve cessare fino a quando questi fatti non saranno indagati e non vi sarà posta fine" - ha aggiunto Dalhuisen.
Questo quello che si si legge nel rapporto di Amnesty International:
“Questa nuova politica contrasta con l'approccio generalmente favorevole e umanitario mostrato dalla Turchia nei confronti dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Prima di settembre, gli arresti arbitrari e i rimpatri forzati non figuravano tra le preoccupazioni per la situazione dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Turchia. Questo paese ospita la più ampia popolazione di rifugiati al mondo, circa 2.200.000 rifugiati registrati provenienti dalla Siria e circa 230.000 richiedenti asilo originari di altri paesi.
Nell'ambito del “Piano d'azione” firmato a novembre, ovvero l'accordo tra Unione europea e Turchia in tema d'immigrazione, l'Unione europea si è impegnata a versare alla Turchia tre miliardi di euro per migliorare la situazione umanitaria dei rifugiati e dei richiedenti asilo nel paese. La Turchia, a sua volta, si è impegnata a rafforzare le misure per limitare l'ingresso di migranti e rifugiati verso l'Unione europea.
Un'Unione europea sempre più desiderosa di assicurarsi la cooperazione della Turchia allo scopo di ridurre l'immigrazione irregolare, sta consentendo l'uso dei suoi fondi per dotare di equipaggiamento e infrastrutture i centri dai quali i rifugiati e i richiedenti asilo vengono spinti a rientrare in paesi come Siria e Iraq. I rifugiati del centro di detenzione di Erzurum hanno mostrato ad Amnesty International le etichette, poste su letti e armadi, che attestano il finanziamento del centro da parte dell'Unione europea nell'ambito di un programma di pre-accessione.
Funzionari dell'Unione europea ad Ankara hanno confermato ad Amnesty International che i sei centri di accoglienza descritti nella bozza del "Piano d'azione" datata 6 ottobre funzioneranno di fatto come centri di detenzione.
“È scioccante scoprire che il denaro dell'Unione europea viene usato per finanziare un programma illegale di detenzioni e rimpatri forzati. L'Unione europea deve assicurare che i suoi finanziamenti e la cooperazione con la Turchia vadano a rafforzare, e non a compromettere, i diritti dei migranti e dei rifugiati” - ha sottolineato Dalhuisen.
Arrestati, trasportati, detenuti in catene. Tutti i rifugiati e i richiedenti asilo con cui ha parlato Amnesty International hanno riferito di essere stati fermati nelle province di confine occidentali, come Edirne e Muğla, e trasferiti in centri situati in quelle orientali e meridionali. La maggior parte di loro ha dichiarato che aveva intenzione di entrare irregolarmente nell'Unione europea.
I rifugiati e i richiedenti asilo sono stati trasferiti, senza spiegazioni o ragioni legali, in un campo nella zona di Dűziçi (provincia di Osmaniye) o nel centro di detenzione di Erzurum (nella provincia omonima), dove sono rimasti anche per due mesi, senza poter avere contatti col mondo esterno, compresi gli avvocati e i familiari, se non attraverso telefoni cellulari portati dentro di nascosto.
Un siriano che vive in Turchia ha fatto 23 ore di viaggio verso il centro di Erzurum dopo che sua figlia l'aveva contattato tramite uno di questi telefoni. Arrivato al centro, i responsabili gli hanno detto che non potevano confermare né smentire che sua figlia si trovasse all'interno.