Storia dell'immigrazione tedesca negli Stati Uniti. Una maggioranza silenziosa e poco rappresentata

di redazione Euroroma 18/01/2016 ESTERI
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In foto una delle tante Oktoberfest che si svolgono negli Stati Uniti, qui a Freemont vicino a Seattle

In questo periodo con la campagna per le presidenziali in atto negli Stati Uniti e con le questioni connesse ai temi dell’immigrazione sembra tornare di grande attualità sui media della nazione la questione dei “gruppi etnici” e di quel melting pot che ha rappresentato per decenni il modello di integrazione che ha permesso, nel bene e nel male al Paese di diventare lo Stato con più gruppi etnici presenti sul proprio territorio. Le sirene provenienti dall’Europa che indicano nella limitazione dei flussi migratori lo strumento per controllare il panorama attuale, sembrano ammaliare molti fra i politici, soprattutto fra i conservatori.

Nel dibattito nato largo spazio è stato offerto alla storia dei flussi migratori e dell’insediamento dei gruppi etnici e in tal senso un illuminante articolo apparso sull’Economist qualche tempo fa ci guida alla scoperta di un aspetto poco noto della storia dell’immigrazione in Usa.

Vi si legge, attraverso la piccola storia della famiglia Kohler, immigrata ai primi del Novecento dalla Germania, che se il gruppo ispanico, che è il maggiore, viene suddiviso in ispanico-messicani e ispanico-cubani, il più numeroso diventa proprio quello tedesco. Un gruppo che nell’articolo dell’Economist viene definito “sielzioso” rispetto a gli altri perché effettivamente, rispetto agli altri, agli ispanici, agli irlandesi, agli italiani, ai cinesi, ai greci e così via, pochissimo fa parlare di sé, nel bene ma soprattutto nel male.

Secondo un censimento del 2013 erano ben 46 milioni gli statunitensi di ascendenza tedesca, contro i 33 irlandese, 25 britannica e i 20 italiani. La particolarità su cui si sofferma l’articolo è che nonostante il gran numero, essi siano poco visibili nella società. Non così per le aziende e i marchi nati da immigrati tedeschi che nei decenni si sono imposti, vedi Pfizer, Boeing, Steinway, Levi Strauss e Heinz.

In generale la loro visibilità viene notata più per le chiese luterane, gli hot dog, i bratwursts e i crauti che per individui poi ascesi nella catena sociale e diventati famosi. Se si pensa al cinema o alla politica, due ambiti tra i più rilevanti nella società americana, i nomi che si leggono sono inglesi, italiani, di origini ebree, ispanici, pochissimi i tedeschi.

I gruppi etnici di origine germanica si sono stabiliti in flussi migratori tra la metà e la fine dell’Ottocento soprattutto negli Stati del Midwest e nei freddi Stati del Nord a confine con il Canada forse per una immediata affinità ambientale con la patria d’origine.Ad esempio Milwaukee, nel Wisconsin, è nota per le fabbriche di birra e per aver avuto due sindaci socialdemocratici tedeschi quali Emil Seidel e Frank Zeidler. Come in altre città delle sconfinate pianure centrali dove si sono affermati i Baroni della birra, come Jacob Joseph Schlitz, Frederick Pabst e Frederick Miller.

I tedeschi non erano parte dell'aristocrazia coloniale”, dice Rüdiger Lentz, direttore dell'Aspen Institute in Germania. Molti immigrati italiani e polacchi erano appartenenti della classe media e sono diventati rapidamente politicamente attivi. A differenza degli immigrati tedeschi che tendevano ad occuparsi di agricoltura”.

Una delle ragioni per cui questo gruppo etnico ha ricevuto poca visibilità, prosegue l’articolo, è legata alle vicende politiche fra la Prima e la Seconda Guerra mondiale, il Nazismo non fu certo apprezzato oltreoceano a differenza, ad esempio delle simpatie che gli giungevano dalla Gran Bretagna. Hitler non era amato, tutt’altro, e ciò provocava in ampi strati della popolazione un’immediata e istintiva antipatia, quando un vero e proprio odio, contro gli immigrati tedeschi. Fu allora che molti immigrati anglicizzarono il loro cognome, situazione che “precipitò”, quando l’Olocausto fu di dominio pubblico.

Oggi, pur non avendo potenti politici di riferimento, o potenti reti di sostegno come i greci e gli irlandesi, le famiglie di origine tedesca sono fra quelle con il reddito più elevato, con un reddito medio di 61, mila dollari e con un basso tasso di disoccupazione. Mentre la cultura tedesca, dopo l’ostracismo degli anni Cinquanta e Sessanta, è stata giustamente rivalutata, soprattutto nel campo dell’arte, della filosofia e delle tradizioni popolari. Feste che si richiamano all’Oktoberfest  sono sorte in tutto il paese, e le agenzie che organizzaono viaggi turistici in Germania fanno grandi affari.

 


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