Auto. L'Europarlamento raddoppia i livelli di ossido d'azoto tollerati. Un regalo alle case automobilistiche
L’Europarlamento ha votato con una maggioranza risicata un provvedimento che è destinato a suscitare polemiche e legittime preoccupazioni. Gli ossidi di azoto, precursori delle polveri sottili, saranno legali per una dose doppia rispetto al limite attuale.
Hanno votato no i socialisti e i Verdi più alcuni deputati a titolo personale di altri gruppi. Il regolamento europeo 715 del 2007 aveva stabilito che per i veicoli euro 6 il limite di emissione per gli ossidi di azoto (NOx) fosse di 80 milligrammi a chilometro. Il voto del Parlamento ha fatto passare la norma proposta dalla Commissione che alza i limiti del 110% nel periodo che va dal settembre 2017 al 31 dicembre 2018 e del 50% nel periodo successivo.
Le polveri sottili che respireremo così passeranno dagli attuali 80 milligrammi a 168 milligrammi per chilometro. Si tratta di un provvedimento che in molti già considerano un vero e proprio regalo alle lobby delle case automobilistiche alle prese nei mesi scorsi con gli scandali del dieselgate. Una scelta insensata e certamente dannosa per la salute dei cittadini, questo il giudizio delle associazioni ambientaliste e dei parlamentari Verdi, ma soprattutto una decisione che va esattamente nella direzione opposta alla ricerca di una soluzione sostenibile allo smog che ha attanagliato, complici le condizioni meteo di questi ultimi mesi, praticamente tutta l’Europa.
“Mentre gli Stati Uniti diffidano e comminano multe alle case automobilistiche che non rispettano le regole – ha commentato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – l’Europa invece dimostra di non aver imparato nulla dalle lezione dieselgate-Volkswagen e di non vedere l’emergenza smog che attanaglia tante città europee, autorizzando il raddoppio dei limiti delle emissioni dei veicoli”.
Dalla Commissione europea rassicurano che a breve i test per la misurazione degli scarichi delle automobili verranno eseguiti in condizioni di guida reali e non in laboratorio, come fatto finora, con il rischio, poi verificatosi, della concreta manipolazione dei dati. Una rassicurazione che però non sgombra il campo dalle critiche che questo provvedimento ha suscitato. Nei prossimi mesi si vedrà se il govenro europeo darà corso a questa intenzione o se saranno ancora i grandi interessi a prevalere sul diritto alla salute dei cittadini.