Entra in vigore l'Accordo sui migranti. L'ONU e le associazioni umanitarie denunciano "Si tratta di deportazioni che non tengono conto del diritto d'asilo"

di M.L 03/04/2016 ESTERI
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Il 18 Marzo scorso, fra l’approvazione mediatica e i sorrisi dei leader europei e dei rappresentanti del governo turco si è trovato l’accordo sui migranti. Lunedì 4 aprile entra in vigore fra i dubbi di molti osservatori e lo scetticismo degli operatori impegnati negli ultimi mesi sul campo in quella che è senza dubbio la più grave crisi umanitaria che l’Unione europea abbia mai affrontato.  Approvato da tutti i 28 strati membri, è nato sulla base del principio secondo cui tutti i migranti, siano essi profughi o persone in cerca di lavoro, che arrivano in Grecia partendo dalla Turchia senza documenti regolari, possano essere riportati indietro, ma per ogni siriano che verrà riportato in Turchia dalle isole greche, un altro siriano sarà reinsediato nel territorio dell'Unione, seguendo i criteri di vulnerabilità dell'Onu.

Il governo turco, quindi, è autorizzato a inviare profughi siriani nel territorio dell'Unione europea prendendoli dai campi gestititi da Ankara. La soglia massima è, al momento, di 72 mila persone. Inoltre nell’accordo vi era l’indennizzo monetario alla Turchia, circa sei miliardi di euro, una cifra non da poco.

In pratica, con una sorta di escamotage, con questo accordo una grande quantità di migranti sarà costretto a tornare indietro, ma le domande d'asilo per quelli che arrivano sulle isole greche saranno valutate dalle autorità europee. Inoltre, ad essere rimpatriati saranno soltanto coloro che non chiederanno asilo in Grecia, o che riceveranno una risposta negativa. La stragrande maggioranza delle persone che approdano in Grecia non chiede asilo sul posto, perché punta a farlo nei Paesi dell'Europa del Nord e cerca di sfuggire alle regole dell'accordo di Dublino, che impone che la domanda d'asilo venga presentata nello Stato di primo ingresso.

Ma cosa è successo nel frattempo, ossia dopo il 18 marzo? E’ successo che l’accordo è stato esaminato nei dettagli dall’Onu e in particolare dall'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e delle Ong che si occupano di profughi e diritti fondamentali. Tutti i soggetti interessati hanno rilevato gravi limiti dei termini dell'intesa e le sue conseguenze, già visibili nel peggioramento delle condizioni dei migranti.

Nei giorni scorsi, le Ong avevano già annunciato il ritiro della propria collaborazione nei centri di identificazione e smistamento ("hotspot") delle isole greche dell'Egeo, per protestare contro le condizioni di detenzione a cui sono ora spesso sottoposti i migranti - quelli arrivati irregolarmente dopo il 20 marzo - in attesa di essere rispediti in Turchia. Anche l'Unhcr ha criticato le condizioni di detenzione in cui sono tenuti i migranti irregolari.

Nelle ultime ore, poi, l'Ufficio per l'Europa di Amnesty International ha denunciato il respingimento indiscriminato alla frontiera siriano-turca di un centinaio di profughi siriani al giorno, probabilmente per un totale di “diverse migliaia durante le ultime 7-9 settimane”. I ritorni forzati dei rifugiati in Siria, sottolinea Amnesty International, sono “illegali sia per la legge turca, che per il diritto europeo e internazionale”.

Con l'accordo firmato con Ankara, secondo l'Ong “invece di fare pressioni sulla Turchia affinché sia migliorata la protezione dei rifugiati siriani, l'Ue sta di fatto incentivando l'opposto”.

 Peter Sutherland, rappresentante speciale dell’Onu del segretario generale per le migrazioni e lo sviluppo internazionale, ha fatto sapere che la deportazione dei migranti e dei rifugiati senza alcuna considerazione delle loro richieste di asilo è una violazione del diritto internazionale. Secondo l’Onu la Grecia non avrebbe i mezzi e le infrastrutture per affrontare i termini dell’accordo, e accogliere i migranti, quindi in pratica diventerà impossibile per i migranti superare la barriera dell’Egeo.

Infine Amnesty International ha denunciato la presenza di centinaia di bambini non accompagnati tra i rifugiati siriani, espulsi illegalmente dalla Turchia. Il direttore di Amnesty per l’Europa e l’Asia centrale, John Dalhuisen, ha detto: “nella disperazione di serrare le frontiere, i leader dell’Unione europea hanno volontariamente ignorato il più banale dei fatti: la Turchia non è un paese sicuro per i rifugiati siriani, e diverrà sempre meno sicura, giorno dopo giorno”.

 


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