Referendum sulle trivelle. Le ragioni degli scienziati a favore del SI
Alla vigilia del referendum sulle trivellazioni petrolifere, un gruppo di 50 scienziati, firmano un documento schierandosi a favore del si.
“Insistere oggi con l’estrazione di petrolio e gas rappresenta un danno per il Paese”, esordisce con queste parole, l’appello firmato da docenti e ricercatori universitari in Fisica, Filosofia, Biologia, Zoologia e Scienze, da Ingegneri, Genetisti e Geologi; firma persino Enzo Boschi, già Presidente dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (INGV) ed oggi professore di Geofisica della Terra all’Università di Bologna.
Nell’appello, sono presenti tutte le motivazioni che hanno spinto questi emeriti rappresentanti del nostro paese, ad esporsi contro le trivellazioni e a chiarire il motivo per cui, bisognerebbe votare si al referendum che si terrà domenica 17 aprile.
La questione della dipendenza dalle fonti fossili, si legge nel documento, oltre ad avere ragioni prettamente ambientali, in quanto l’utilizzo delle suddette, aggraverebbe i cambiamenti climatici in atto sulla terra ormai da molto tempo, investe anche altri ambiti, quello energetico, economico, occupazionale, ambientale, etico e culturale.
Spiegano gli scienziati che il quantitativo di petrolio e di gas naturale fornito al nostro Paese dalle piattaforme entro le 12 miglia, non supera rispettivamente lo 0,9% ed il 3% dei consumi nazionali, una quantità irrisoria se si pensa, che il consumo di combustibili fossili è in continuo calo, mentre aumenta l’utilizzo delle fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico, biomasse) che in Italia, ha raggiunto il 40 % del fabbisogno elettrico nazionale.
Va anche detto che le rinnovabili nel nostro paese, hanno ridotto drasticamente il costo dell'energia elettrica, molto prima che i prezzi del petrolio crollassero, provocando concorrenza nel mercato, riduzione delle bollette, miglioramento della bilancia energetica ed aprendo una nuova importantissima filiera industriale.
La transizione energetica, auspicata dagli scienziati, spiegano porterà, a una grande ristrutturazione industriale ed anche se il comparto petrolifero è in crisi già da molto, qualora dovesse vincere il si, non si assisterebbe alla chiusura delle piattaforme il 18 aprile, perché saranno ripristinate le scadenze delle concessioni rilasciate, esattamente come previsto prima della Legge di Stabilità 2016.
Inoltre, riguardo i posti di lavoro, le previsioni parlano per il settore delle rinnovabili, di almeno 100mila occupati in Italia entro il 2030, cioè circa il triplo di quanto occupa oggi Fiat Auto nel nostro paese.
Da non trascurare infine, sottolineano i ricercatori, l’impatto sull’ecosistema marino e costiero che le attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi potranno avere, considerando il fatto che il Mar Mediterraneo è un mare “chiuso” ed un incidente provocherebbe danni incalcolabili. In più la ricerca di gas e petrolio, con l’utilizzo della tecnica airgun, può pesare in
particolar modo sulla fauna marina e sulle attività produttive come la pesca.
Gli scienziati firmatari dell’appello, concludono con l’invito a non astenersi dal voto referendario, perché “il referendum, al di là del significato letterale del quesito, e del rapporto con i ricorrenti fenomeni di corruzione, che sono emersi di nuovo in questi giorni, chiede di assumerci una personale responsabilità per il futuro del nostro paese sul fronte dei cambiamenti
climatici e del futuro di noi tutti”.