Galeria antica, Monumento naturale difficile da scovare

di Fabio Sabbi 06/06/2016 ROMA
img

Qualche tempo fa un amico mi parlò di Santa Maria di Galeria, e si disse stupito che non la conoscessi.

Era un vecchio borgo silenzioso di cui mi aveva confermato la bellezza anche mia sorella che vi era stata anni addietro in occasione del matrimonio di una sua amica.

Quando ieri mi sono informato più dettagliatamente per raggiungerla mi sono reso conto della sua vicinanza a Roma nord.

La strada, a dir la verità poco segnalata, mi ha condotto presto dentro questo borgo invaso da un silenzio e da un’immobilità surreali. Le due piazze comunicanti e la loro geometria intatta di un passato assolutamente presente lasciavano facilmente intendere perché fosse divenuto uno scenario naturale così spesso scelto dalle produzioni cinematografiche.

Fatti alcuni passi all’interno del piccolo borgo mi sono avvicinato alla chiesa da cui sentivo venire parole presumibilmente di un sacerdote. In effetti vi si stava celebrando un matrimonio, come immagino avvenga quasi ogni settimana, e per questo motivo me ne sono allontanato senza entrare. Ho chiesto ad un automobilista di passaggio se Galeria antica e i suoi resti archeologici fossero vicini o nei dintorni, ma l’uomo al volante, abbastanza categorico, mi ha risposto che Santa Maria di Galeria era tutta lì e che “i resti se li erano rubati tutti!”. Doveva essere piuttosto disinformato se di lì a poco un cuoco straniero di un ristorante vicino m’indicava nelle immediate vicinanze la strada per l’antica città.

Di indicazioni stradali dell’antico abitato neppure l’ombra e che avessi letto fosse stato dichiarato Monumento naturale dalla Regione Lazio nel 1999 mi ricordava quanto fosse semplice decretare Monumenti su carta da bollo e poi dimenticarsene completamente sul territorio. Quanto fosse facile dire la nostra “Splendida Italia” e poi ignorarla nei fatti, anzi dimenticarla. Ma forse alla politica interessano più i “nuovi manufatti” che quelli di interesse storico o archeologico o paesaggistico. Cose vecchie, mai superate, mai affrontate realmente checché ne dicano i nostri politicanti. E di questo dovevo aver conferma anche quando, un po’ a fatica, raggiunsi il cancello sulla cui piazzola, completamente sprovvista di indicazioni, immaginai l’unico posto sul quale parcheggiare l’auto.

Un piccolo passaggio anonimo consentiva di cominciare una salita che ancora solo l’immaginazione poteva lasciar sperare conducesse alle rovine dell’antica Galeria.

A poco poco una via molto simile a quelle cave di origine etrusca, e poi il paesaggio sempre più aperto e immemore lasciavano presumere fossi sulla strada giusta. Camminavo, e solo un sentiero sull’erba battuto da precedenti passi mi rincuorava un poco, sino a che un bastione in roccia vulcanica finalmente mi parlò dall’alto della vicinanza della città. Subito dopo una svolta celava una piccola strada di basolato che s’inerpicava fino ad un primo arco d’ingresso e poi definitivamente nella grande e scombinata realtà di rovine invase da una vegetazione folta e suggestiva.

Non che si riuscisse a capire chiaramente cosa quei muri semi diroccati rappresentassero. Solo un campanile ancora in piedi pareva riconoscibile. Ai lati dell’abitato la fortificazione però, accompagnata dal canto impetuoso del fiume Arrone, dichiaravano esplicitamente il luogo strategico sul quale l’insediamento era sorto.

Città perduta, città fantasma avevo letto, città ricolma di misteri e leggende come ogni antica città abbandonata facilmente è preda ma girovagando solo l’atmosfera di insondabile comprensione mi coinvolse e neppure alcuni pertugi con iscrizioni semi sataniche che qualche persona alla disperata ricerca di senso aveva lasciato malamente inscritte.

L’ora era già tarda, d’altronde ero partito a pomeriggio inoltrato, e mi lasciai cullare da qualche pensiero sugli antichi abitanti prima di tornarmene a valle a godere del tramonto del nuovo Borgo.

Le origini dell’antica città erano presumibilmente etrusche, poi vari passaggi di proprietà tra famiglie blasonate si erano succeduti, questo sino al definitivo abbandono nel 1809, probabilmente dovuto alla malaria che ne aveva decimato la popolazione lasciandone in vita poche anime. Quelle poche anime che avevano poi dato vita alla Galeria nuova verso la quale stavo tornando vagheggiando una cena sotto un bel portico di glicine sul quale i miei occhi erano rimasti impigliati sin dal primo ingresso.

 

Dal Blog  A.B.C. - Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali