Canone in bolletta, strapotere dei vertici e del governo, giornalisti e libertà d'informazione umiliati. Cosa resta di mamma Rai?
Foto dal blog beppegrillo.it
Come annunciato da Usigrai, l’unione sindacale dei giornalisti Rai, Lunedì 27 giugno le giornaliste e i giornalisti della Rai hanno ritirato le firme dai propri servizi come segno di protesta nei confronti della annunciata riduzione degli spazi informativi e in vista dell’ennesima assunzione di personale esterno all’azienda che dovrebbe fr levitare ulteriormente il bilancio.
Acque agitate nella più importante azienda culturale e informativa del paese, quella Rai che ancora di più oggi è completamente nelle mani del potere politico, ossia del governo di turno. SI tratta questa di un’anomali tutta italiana all’interno del sistema informativo pubblico europeo.
Secondo Usigrai “L’azienda va in direzione opposta (a quella di un ammodernamento) con la riproposizione di vecchi metodi che passano per le chiamate dirette di esterni, la riduzione di spazi di informazione, e l’aumento del peso di società di produzione e degli agenti.
Nelle settimane in cui chiediamo ai cittadini di pagare il canone con le nuove regole, dovevamo presentarci con il volto di una Rai nuova, più vicina alle loro esigenze e richieste. E invece il vertice sta riproponendo i soliti vecchi schemi.
Il ritiro delle firme è solo il primo passo della mobilitazione”.
Ciò che risulta difficilmente comprensibile, è la reiterata “abitudine” dei vertici di Viale Mazzini ad assumere i cosiddetti “esterni”, ossia giornalisti o figure non interne alla Rai, mortificando in questo modo le professionalità e le competenze dei giornalisti interni.
Oltre a ciò il sindacato unitario stigmatizza le imminenti riduzioni degli spazi informativi per il palinsesto della nuova stagione, secondo una logica perversa che mortifica i professionisti interni e favorisce lo strapotere degli agenti esterni.
Usigrai così come molti cittadini si chiedono dove sia il cambiamento auspicato, l’ammodernamento indispensabile, visto che in gioco c’è il futuro dell’informazione pubblica.
Il sindacato individua nella dirigenza le responsabilità di questa situazione, ma è altrettanto certo che finchè la politica, il potere esecutivo, i maggiori partiti nazionali, si contenderanno le poltrone di Viale Mazzini, così come avviene in pratica da quando la Rai è nata, difficilmente si potrà garantire piena libertà e trasparenza all’azienda.
Hai voglia ai proclami renziani di efficienza e servizio, la Rai di oggi sembra, sempre più, il fortino del potere politico. E meno male che la politica doveva farsi da parte! Peggio del solo governo.
Così come si comprende fin troppo facilmente la più grande azienda culturale del paese deve ripartire ricostruendo la cultura del servizio pubblico. Per fare questo servono contenuti migliori, maggiore presenza di tutti quegli interessi sociali che non trovano spazio sulle reti rai perché non rappresentativi o contrari a quelli “accettati” dal governo. E rifondazione del sistema di gestione, amministrazione e controllo interno a Viale Mazzini. Praticamente una rivoluzione, aggiungiamo con rammarico, impossibile se l'Amministratore Unico della Rai, voluto con grande tenacia da Renzi e da lui direttamente nominato ha più poteri di Superman in persona!