Cuba. E' morto Fidel Castro. Se ne va l'ultimo dei grandi del Novecento

di Matteo Lombardi 26/11/2016 ESTERI
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E' Morto Fidel Castro, aveva 90 anni. La notizia della scomparsa del leader cubano arriva dalla Tv nazionale dell'isola direttamente dal fratello, Raul Castro. E' morto alle 22.29 di ieri. Aveva lasciato il potere nel 2006 a causa di una malattia, i cui dettagli non sono mai stati rivelati.
Fidel, Il Leader Maximo era l'ultimo grande personaggio del Novecento, un secolo che anche grazie alle sue azioni ha contribuito a modificare profondamente, in meglio e in peggio, la vita di milioni di uomni e donne.  

Fidel è l'uomo che entra trionfalmente all'Avana l'8 gennaio del 1959 in piedi su una jeep dopo aver cacciato il dittatore Batista. Allora Castro ha 32 anni, è un ragazzo alto, robusto ambizioso e miope.

Nato con indole da condottiero, così come narrano le molte storie sulla sua infanzia, il 13 agosto del 1926, si laurea in legge. In quei giorni di gennaio ha alle spalle già un matrimonio e tre figli: Fidelito, nato dal matrimonio con Mirta Diaz Balart; Jorge Angel e Alina, frutto di due relazioni extraconiugali. E' già stato in carcere per aver guidato, sei anni prima, un disastroso assalto di ribelli al cuartel Moncada, una caserma dell'esercito vicino a Santiago, la seconda città dell'isola. Arrestato e condannato a 15 anni, ne sconterà poco più di uno. E' stato in esilio diciotto mesi, fra Messico e Stati Uniti. E il 2 dicembre del '56, è tornato clandestinamente con un piccolo yacht, il "Granma", e 88 compagni. La maggior parte moriranno subito dopo lo sbarco ma, insieme a lui, una quindicina - dodici come gli apostoli secondo la leggenda - riusciranno a raggiungere le montagne, la Sierra Maestra, per dare inizio alla guerriglia vittoriosa. Quell'8 gennaio Fidel Castro è già il capo indiscusso di una rivoluzione che allora nessuno sa dove andrà ma che ha appena liberato Cuba, l'isola più grande dei Caraibi, da un dittatore, Fulgencio Batista, legato alla Mafia italo-americana e a Lucky Luciano, che nella notte di Capodanno del '59 è volato via con 100 milioni di dollari e pochi fedelissimi per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana.

L'impatto mondiale del trionfo dei "barbudos", non più di 800 guerriglieri in tutto, è immenso. Uno squarcio nello scacchiere della Guerra Fredda. Il primo viaggio all'estero di Fidel Castro è negli Stati Uniti, nell'aprile del '59, su invito della Società degli editori di giornali. Nei suoi discorsi americani Castro sosterrà che la sua rivoluzione è "umanista", prometterà di convocare libere elezioni e di difendere la proprietà privata. Alla Casa Bianca lo riceve Nixon, allora vicepresidente, mentre Eisenhower gioca a golf. "E' un tipo naif, ma non necessariamente un comunista", riferirà Nixon al presidente. Ma le relazioni tra i due paesi, separati appena da 90 miglia d'acqua, peggioreranno in fretta. All'Avana sono mesi caotici con i processi sommari e centinaia di condanne a morte per chi, militari e civili, aveva collaborato con il regime di Batista e era accusato di crimini di guerra.  Per tutto il 1959 all'interno del gruppo dirigente dei barbudos si sviluppa lo scontro, sempre più aspro, sul futuro della rivoluzione. Raùl e Che Guevara premono per la via socialista; Camilo Cienfuegos, Sori Marin e Huber Matos per il ritorno alla Costituzione del 1940, libere elezioni e democrazia.

Nel febbraio 1960, Cuba firmò un accordo per l'acquisto di petrolio dall'Unione Sovietica. Quando le raffinerie cubane, di proprietà statunitense, si rifiutarono di raffinare il petrolio sovietico, vennero espropriate e gli Stati Uniti interruppero subito le relazioni diplomatiche con il governo Castro. In reazione alla politica statunitense dell'amministrazione Eisenhower, che andava facendosi sempre più ostile verso la novità cubana, il governo castrista cominciò a stabilire legami sempre più stretti con l'Unione Sovietica. In seguito a diversi patti firmati tra Castro e il Premier sovietico Nikita Khruščёv, Cuba cominciò a ricevere aiuti economici e militari dall'Unione Sovietica.

L'ano seguente gli Stati Uniti, con Kennedy presidente, tentano attraverso l'invasione della Baia dei Porci di spodestare il neo nato governo cubano, una forza di circa 1.400 dissidenti, finanziati e addestrati dalla CIA, sbarcarono a sud dell'Avana. Secondo le previsioni della CIA, l'invasione avrebbe dovuto innescare una sollevazione popolare contro Castro. Ciò non avvenne e la parte dei golpisti che giunse a riva venne catturata.

Nell'ottobre 1962, quando gli Stati Uniti scoprirono che l'Unione Sovietica stava tentando attivamente di schierare missili nucleari sull'isola, si ebbe la cosiddetta "Crisi dei missili di Cuba". Dopo che le tensioni vennero disinnescate, le relazioni tra Stati Uniti e Cuba rimasero mutuamente ostili, e la CIA continuò a finanziare, supportare e appoggiare per decenni attentati terroristici contro l'isola e contro la persona di Castro, mentre il regime cubano tentava di esportare il proprio modello in diverse regioni del Sud America e dell'Africa

Fra il 1963 e il '64 con due viaggi a Mosca Fidel Castro stringerà  l'alleanza con l'Urss e il Patto di Varsavia che collocherà definitivamente Cuba nell'orbita dei paesi socialisti. Il primo effetto sarà il dissenso con Che Guevara che deluso - (la sua opinione è che l'Urss sia per il Terzo mondo una potenza imperialista come gli Stati Uniti) - si allontanerà progressivamente dal gruppo dirigente cubano fino alla tragica avventura in Bolivia dove verrà assassinato nell'ottobre del 1967. L'alleanza con Mosca modifica un po' tutte le idee e progetti dei primi anni della Rivoluzione quando anche Fidel Castro puntava sull'industrializzazione di Cuba per rompere le catene della monocultura dello zucchero. Per compiacere Breznev che, nel frattempo, è subentrato a Krusciov al Cremlino, il leader cubano lancerà la famosa "zafra" (la raccolta della canna da zucchero) dei dieci milioni di tonnellate. Cifra che non si raggiungerà mai ma che mobiliterà l'isola in una battaglia nazionale di consenso popolare verso Fidel.

Negli anni successivi l'isola si riempirà di consulenti sovietici e, sotto l'impulso di Raul, che sarà sempre il più filo-Mosca tra i dirigenti cubani, attuerà i piani quinquennali, la burocrazia, e soprattutto il sistema di controllo, mutuato dal Kgb, voluti dall'Urss.

 L'isola si allontana politicamente dal resto del mondo mentre il governo di Castro assomiglierà sempre più ad una dittatura. L'embargo voluto da Washington emargina l'isola caraibica che solo negli anni Novanta comincerà ad aprirsi nuovamente al mondo e agli scambi internazionali. 

Il momento più critico degli anni "sovietici" sarà nell'aprile dell'80 con quello che si ricorda come "l'esodo del Mariel" (per il nome del porto) quando migliaia di cubani raggiunsero gli Stati Uniti grazie ad un accordo con il presidente Carter dopo giorni di proteste nelle strade dell'Avana. Poi le cose fileranno lisce fino all'89. L'avvio della perestrojka nell'Urss avrà molti estimatori a Cuba. Primo fra tutti Raul, il fratello minore del lider maximo. Invece Fidel vedrà immediatamente nelle riforme di Gorbaciov l'inizio della fine. E si batterà contro tutti per evitare qualsiasi contagio. Così mentre il socialismo reale implode, il tempo a Cuba verrà scandito dalla "Causa numero 1", il processo contro alcuni uomini molto importanti della nomenclatura castrista: il generale Orlando Ochoa, eroe dell'Angola; e i due gemelli Tony e Patricio de la Guardia, cervelli di molte operazioni segrete. Una epurazione interna, Ochoa e Tony de la Guardia furono condannati a morte e giustiziati, che servì soprattutto a serrare, con il terrore, le fila intorno al comandante en jefe nella fragilissima stagione della perdita dell'Urss.

Dal 2006 Lascia il potere al fratello Raul e alla storia il compito di giudicare la sua vicenda, così contrastata ma certamente affascinante. 

Nel 1996 l'incontro con Papa Giovanni Paolo II, nemico giurato del comunismo e nel 2015 quello con Papa Francesco, latino come lui e come lui più vicino ai temi sociali dell'ingiustizia e della povertà.

lL dolore di Papa Francesco: "Triste notizia" - "Nel ricevere la triste notizia della scomparsa del suo caro fratello, l'eccellentissimo signor Fidel Alejandro Castro Ruz, ex presidente del Consiglio di Stato e del governo della Repubblica di Cuba, esprimo i miei sentimenti di dolore a vostra eccellenza e agli altri familiari del defunto dignitario, così come al governo e al popolo di codesta amata nazione". E' quanto afferma papa Francesco nel telegramma di cordoglio per la morte di Fidel Castro, inviato al fratello e attuale presidente Raul Castro.


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