Trump sceglie Rex Tillerson come Segretario di Stato. L' "amico di Putin" piace poco ma il petrolio torna protagonista a Washington

Donald Trump non guarda in faccia a nessuno, si potrebbe riassumere così la scelta del neo inquilino della Casa Bianca, di Rex Tillerson come nuovo segretario di Stato. Il Tycoon non ha ascoltato né temuto gli altolà di molti notabili repubblicani che avevano espresso pareri negativi sul petroliere di origini texane.
La contrarietà nasce dal fatto che Tillerson è un noto amico di Vladimir Putin. 64 anni, Tillerson ha fatto tutta la sua carriera alla Exxon Mobil, la maggiore fra le compagnie petrolifere americane e multinazionale influentissima nella politica americana. Un’influenza che a quanto pare andrà a crescere nella politica internazionale di Trump “E' un giocatore di classe mondiale - lo ha difeso Trump - dirige una compagnia petrolifera che è grossa il doppio della sua concorrente più vicina”. Ma l'aspetto che crea difficoltà anche alla destra è la vicinanza con Putin, che nel 2013 ha insignito personalmente Tillerson dell'Ordine dell'Amicizia, una delle massime onorificenze del governo russo.
Ma a Capitol Hill ci sarà battaglia per la conferma di Rex Tillerson a segretario di Stato. Basterebbe la defezione di tre senatori della maggioranza repubblicana a bloccare la controversa nomina su cui il presidente eletto avrebbe comunque scelto di andare avanti.
Parole che almeno finora non avrebbero però convinto senatori come John McCain, Lindsey Graham e Marco Rubio - membro della commissione Esteri che condurrà le audizioni prima del voto di conferma in aula - che hanno espresso la preoccupazione per i rapporti troppo stretti tra Tillerson e il presidente russo. Una bocciatura della nomina di un segretario così importante però sarebbe un gesto clamoroso, che non avviene dal 1989.
IL Segretario di Stato in pectore non ha formali esperienze di governo, ma trovandosi a gestire per anni le operazioni internazionali della ExxonMobil ha un’estesa conoscenza dei dossier più importanti e una pratica di negoziati delicatissimi che l’hanno portato a viaggiare in tutto il pianeta.
Molti sono stati gli accordi internazionali messi a segno, ma a far discutere sono quelli con la Russia con la quale Tillerson ha un rapporto che risale agli anni Novanta, quando supervisionò un progetto della Exxon nell’isola di Sakhalin e cominciò a sviluppare un rapporto con Putin. E nel 2011 la Exxon ha firmato con Rosneft, la compagnia petrolifera di stato russa, un accordo per la partnership nell’esplorazione petrolifera dell’Artico.
Secondo quanto riportò allora il Washington Post, dopo aver concluso l’accordo a New York, Tillerson festeggiò con una cena a base di caviale in un ristorante di lusso di Manhattan insieme al presidente della Rosneft, e intimo di Putin, Igor Sechin.
Due anni dopo il Cremlino gli conferiva l’Ordine dell’Amicizia, la massima onorificenza russa per un cittadino straniero. E l’anno dopo Tillerson, che nel 2014 in una conferenza degli azionisti ha dichiarato che in generale si oppone alle sanzioni, è intervenuto a un convegno sull’energia a Mosca insieme a Sechin, colpito dalle sanzioni di Washington per l’Ucraina.
Poi c’è anche la questione del patrimonio personale di oltre 150 milioni in azioni del gigante petrolifero, che per la natura del tipo di investimenti sarà complicato vendere o affidare a un blind trust.
Come segretario all’Energia è stato invece scelto l’ex governatore del Texas Rick Perry. Per ironia della sorte, Perry è stato protagonista di un imbarazzante episodio legato proprio a questo dicastero. Era il novembre 2011 e l’ex governatore texano correva per la nomination repubblicana, dicendo di voler abolire tre dipartimenti per ridurre le spese. Ma quando si trovò a doverli elencare, in un pubblico dibattito televisivo, riuscì a citare solo Commercio e Pubblica istruzione. E il terzo? «Oops, non me lo ricordo». Furono pochi secondi, ma la scena, impietosamente rilanciata sul web, stroncò definitivamente la corsa di Perry.
Nomine che stanno delineando lo staff dei più stretti collaboratori di Trump. Nomi e storie che indicano senza ombra di dubbio verso quali scenari si sta muovendo la nuova presidenza: ovvero un rafforzamento delle relazioni internazionali legate al business del petrolio e dei combustibili fossili. Se l’amministrazione che si insedierà a fine Gennaio dovesse confermare questo trend, le prospettive di un netto cambio di rotta degli Stati Uniti in tema di energia verranno deluse, con buona pace della questione dei cambiamenti climatici e delle relazioni fra gli Stati.
