Sotto una cappa di veleni. Smog, polveri sottili, l'aria che respiriamo è sempre più insalubre

di M.L 02/02/2017 AMBIENTE
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Non tira proprio una buona aria per le città italiane. I dati che emergono dal dossier di Legambiente Mal’aria presentato a Bologna sulle cifre dello smog nelle città italiane per il 2016, certificano una condizione che continua ad essere allarmante con molti giorni di PM10 fuori controllo, dal Nord al Sud. Critiche le situazioni registrate in generale nella Pianura Padana, e poi a Roma e Napoli, ma anche in città medio piccole, come Frosinone, Como o Bergamo.

Solo nella capitale nel 2016, sono state registrate 50 giornate di superamento delle soglie di sicurezza nelle centraline arpa. Per restare alla stretta attualità, dal 24 al 30 gennaio sei giorni di sforamento consecutivi per le principali centraline, da Tiburtina a Preneste, da Cinecittà a Cipro. Ma i primi 30 giorni del 2017 hanno fatto segnare l'ennesimo record delle polveri sottili un po' dovunque e nonstante il clima freddo e perturbato. Normalmente il limite giornaliero di Pm10 nell'aria dovrebbe essere di 50 µg/m³, da non superare per più di 35 giorni all'anno. Le Pm10 sono particelle solide o liquide che galleggiano nell'aria e hanno una dimensione infinitesimale. Secondo chimici e meteorologi, questo particolato presenta un alto grado di pericolosità perché la sua composizione è molto varia e comprende solfato, nitrato, ammoniaca, cloruro di sodio e carbonio.

In particolare in Lombardia. A eccezione della provincia di Sondrio, sono stati trovati valori almeno tre volte sopra i limiti. Il picco giornaliero a Como (213). Questi dati potrebbero anche convincere l'Ue ad aprire una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese per non essere riuscito a ridurre gli agenti inquinanti, come le emissioni da traffico stradale.

  A livello europeo il Nord Italia è una delle zone più inquinate in assoluto. Secondo i dati consolidati dell'Agenzia europea dell'ambiente (Eea) nel 2014 la Pianura Padana è stata una delle aree in cui si sono registrati i valori più alti di Pm10. Tra gli altri Paesi dell'Unione la maglia nera spetta alla Polonia. Tra le grandi città del continente, Cracovia ha registrato un record di 128 µg/m³ (media annuale). E nelle prime 10 posizioni ben cinque erano occupate da cittadine polacche. Valori fuori controllo anche in Bulgaria, con la città di Vidin a 114 µg/m³. Tra le capitali europee che hanno comunque superato il limite di 35 giorni male Roma e Berlino, che ha fatto registrare una media annuale di 48 µg/m³. Molto meglio Londra, Madrid e Parigi. La capitale spagnola non ha mai superato la media di 30 µg/m³ mentre quella britannica è rimasta a 34.

 La questione è rilevante per la nostra qualità della vita.  

Blocchi del traffico e limitazioni degli impianti di riscaldamento sono misure che possono portare benefici per quanto riguarda la qualità dell’aria nei centri abitati, ma solo temporaneamente. Se si desidera migliorare la situazione per periodi più lunghi di qualche giorno, garantendo una maggiore tutela della salute in ambito urbano, è necessario attuare una politica lungimirante, che mira a ottenere risultati duraturi nel medio-lungo termine.

Si può partire dalla mobilità, favorendo l’utilizzo dei mezzi pubblici o pratiche sostenibili come il car pooling o il bike sharing. Anche vietare definitivamente l’ingresso nelle zone più delicate ai veicoli inquinanti può risultare utile. Ne parla il dossier di Legambiente.

 Nel report si legge che l'85% dei cittadini europei è stato esposto alle Pm2.5 (polveri fini) mentre il 60% alle Pm10. Le Pm2.5 avrebbero provocato la morte di 66 mila persone in Italia nel 2013, uno dei numeri più alti in tutto il continente. Peggio di noi ha fatto solo la Germania con 73 mila decessi. Lontana anche l'altra grande area inquinata d'Europa, la Polonia, che ha registrato 48 mila decessi per lo smog.

 10 punti contro lo smog

Questa la ricetta in 10 punti proposta da Legambiente, che se messa in campo potrà contribuire a migliorare una situazione che, soprattutto nelle zone più complesse dal punto di vista meteorologico, mette a dura prova la salute di chi le abita:

  1. Ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città, favorendo la circolazione a piedi, in bicicletta e con altri mezzi non inquinanti;
  2. aumentare gli spazi verde all’interno dell’ambito urbano;
  3. agevolare la transazione verso un modello di mobilità a emissioni zero;
  4. conferire una maggiore priorità alla mobilità con trasporti pubblici;
  5. mantenere al di fuori dei centri urbani i veicoli alimentati a diesel e quelli più inquinanti;
  6. attuare politiche di road pricing e ticket pricing;
  7. riqualificare sia gli edifici pubblici che quelli privati, in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale;
  8. favorire le pratiche non inquinanti per il riscaldamento degli edifici;
  9. rafforzare i controlli sul territorio per verificare le emissioni di auto, caldaie ed edifici;

10. intervenire in modo mirato su aree industriali e portuali.

 

La situazione di Roma

“Il blocco alle auto con più 16 anni, previsto per questi giorni dal Comune di Roma è completamente insufficiente, – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – stiamo respirando smog da sei giorni e per fermare la mal’aria di Roma bisogna fermare le auto circolanti, non solo i pezzi d’epoca. Chiediamo nei prossimi giorni più coraggio al Comune e provvedimenti incisivi nel rispetto del nuovo Piano Regionale di Risanamento della Qualità dell’aria, tali da vietare la circolazione alle auto benzina, avviare lo stop definitivo ai diesel e un piano per il rilancio del trasporto pubblico; solo così si incoraggiano le persone a viaggiare su mezzo pubblico e a lasciare le auto a casa, abbassando in maniera decisiva il livello di polveri sottili con vantaggio della salute di tutti e dell’ambiente”. 

Secondo i dati del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente, nella capitale ci sono 71 auto ogni 100 abitanti e appena 112 km di preferenziali per i bus su un totale di 3636 km di strade, appena il 3%. Intanto, in tutto il 2016, non è stato steso in terra neanche un metro di binari per metropolitane o tram, a certificare che a Roma, la cura del ferro, è completamente immobile. Legambiente propone la realizzazione di 100 km di nuove preferenziali entro il 2017 e 9 km di nuovi binari l’anno.

“Servono a Roma provvedimenti immediatamente realizzabili per il rilancio del TPL come 100 km di nuove corsie preferenziali entro il 2017, e per i prossimi anni progettare metropolitane, tram e ferrovie suburbane per almeno 9 km di binari all’anno, con questo ritmo Roma raggiungerebbe Berlino, nei prossimi 10 anni, per media di dotazione di metro ogni 1.000 abitanti. Un futuro migliore per la capitale è possibile e deve passare indissolubilmente dalla cura del ferro, se continuiamo però di questo passo, con i progetti esistenti nel 2016 (il solo prolungamento della metro C da Lodi a Colosseo), di anni ce ne vorrebbero addirittura 80”.

 


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