Associazioni da sgombrare a Roma. il mondo del volontariato in piazza " Non c'entriamo con affittopoli"
Il mondo del volontariato scende in piazza, in Piazza delle Cinque Lune dove mercoledì 5 aprile, ha dato vita a un flash mob intitolato “Sindaca Raggi, vogliamo vivere”.
Nel mirino della Corte dei conti ci sono 989 associazioniper dare seguito al provvedimento dle prefetto Tronca che un anno fa da commissario del Comune si accorse che l’85 per cento degli affittuari nel Centro storico di Roma era moroso e firmò una delibera azzera tutto.
Asili, laboratori teatrali e scuole di musica popolare, centri di recupero delle sordità e altri che lavorano con i bambini costretti a vivere a Rebibbia insieme alle madri, la storica Accademia filarmonica romana: entro un mese dall’avviso di sfratto, dicono le carte, dovranno tutti uscire dalle strutture comunali che occupano.
La Prefettura di Roma ha già eseguito sei sfratti, per 73 associazioni ha richiesto lo sgombero con la polizia e ha inviato ingiunzioni a tutte le 989 realtà a canone moderato per il rilascio bonario delle sedi e la restituzione degli arretrati giganti. Di queste, 235 sono enti no profit.
“Non ci stiamo a essere gettati nel calderone di Affittopoli, abbiamo sempre agito nelle regole”, ha dichiarato la presidente dell’Associazione regionale per la salute mentale, Marinella Cornacchia.
Sono numerose le associazioni che rischiano di rimanere senza una sede: dalla Scuola popolare di musica di Testaccio fondata nel 1975 da Giovanna Marini all’associazione “Per la strada” che si occupa dei senza fissa dimora della Stazione Termini, “Il Grande Cocomero” accoglie i bambini in cura al Policlinico Umberto I, “Viva la vita” i malati di Sla, la Casa dei diritti sociali si rivolge ai migranti. Almeno nove sono i centri sociali “tout court”.
La Corte dei conti si basa su un principio giuridico-burocratico: le preassegnazioni non sono state trasformate in vere e proprie assegnazioni dopo 120 giorni, come previsto. In molti casi però, la maggioranza, c’è una legittimità sostanziale nella concessione (valore sociale dell’impresa, pagamento regolare dei fitti concordati inizialmente), ma i funzionari del Comune, ora incalzati dalla magistratura contabile, stanno autorizzando gli sfratti esecutivi poiché “se gli stessi immobili fossero messi sul mercato garantirebbero il maggior canone possibile”. Per una città con un deficit di 12 miliardi di euro, che paralizza ogni attività amministrativa, la ragione sembra forte.
Il Patrimonio di Roma Capitale ha l’estensione di una città come Bologna: 14.090 ettari di superficie per 50.499 beni immobili tra terreni, parchi, giardini, monumenti, palazzi, ville, casali, appartamenti, scuole, centri sportivi, mercati, locali commerciali, capannoni, officine, box, cantine. Il cosiddetto “patrimonio indisponibile” (oggi messo in discussione) rappresenta l’1,61 per cento di questi beni. A cui si aggiungono – qui nasce la contestazione di affitti al minimo, “Affittopoli” appunto - il 3 per cento di alloggi e negozi destinati alla messa a reddito. Due piani, in un bisogno di legalità e denaro pubblico, si sono confusi: i furbi e gli aventi diritto. E la malagestione storica del Comune di Roma ha complicato tutto.
Appartamenti vista Cupolone a 8 euro al mese
ll prefetto Tronca ha dimostrato come ci siano appartamenti vista Cupolone affittati a 8 euro al mese, a 1,81 euro altri vicino alla Stazione Termini, quindi un attico in via del Colosseo occupato con pochi spiccioli da un avvocato della Corte di Cassazione e la casa dei Cavalieri di Rodi affacciata sui Fori imperiali in uso esclusivo all’Ordine di Malta per un euro al mese.
Sono 1.700 i “beni” che il Comune può mettere a reddito, alcuni di pregio. Secondo un’inchiesta del “Manifesto”, su 861 potenziali affitti, 510 contratti non risultano “presenti agli atti”: il 59 per cento.
Il vicesindaco Bergamo ha detto che: “Serve un periodo transitorio. All’origine di tutto ci sono errori di amministrazioni comunali che non hanno rinnovato le convenzioni mentre continuavano a emettere bollettini per il pagamento del canone, anche a concessione scaduta. Il problema è difficile e delicato, stiamo cercando da tempo criteri il più obiettivi possibili per stilare un regolamento per la concessione dei beni indisponibili dell’amministrazione. Il Comune di Roma deve scegliere e supportare quel tipo di attività che svolgono una funzione sussidiaria alla funzione pubblica. È una questione, quella del welfare society, che si pone in tutti i Paesi occidentali. Di fronte all’azione della Corte dei Conti, però, bisogna immaginare un periodo transitorio”.
il 6 aprile sit-in delle associazioni coinvolte, davanti alla Corte dei conti.