Dopo la sentenza della Corte europea dei Diritti umani è opportuno introdurre il reato di tortura nel nostro ordinamento

di redazione 10/04/2017 POLITICA
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La necessità urgente di introdurre anche nell’ordinamento italiano il reato di tortura torna in primo piano a seguito della sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha riconosciuto il risarcimento a sei vittime delle torture inflitte nella caserma di Bolzaneto a margine del G8 di Genova nel 2001.

“La Corte ha ‘benedetto’ l’accordo tra il governo italiano e sei vittime di tortura a Bolzaneto (su 65 ricorrenti) non perché il governo verserà loro del denaro, ma perché ha riconosciuto l’inadeguatezza delle nostre leggi e si è impegnato, in cambio della rinuncia al ricorso da parte di sei cittadini, a introdurne di nuove, che consentano di punire la tortura in questo paese” ha precisato Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di Amnesty International.

“Se questo impegno con la Corte è davvero il preludio di un’iniziativa seria del governo finalizzata a introdurre il reato di tortura … è una buona cosa – ha proseguito Marchesi –. Ma la buona notizia non è che il governo ha fatto una promessa. La vera buona notizia sarà – se mai ci sarà – che l’ha mantenuta”.

SEI ITALIANI SU DIECI FAVOREVOLI ALL’INTRODUZIONE DEL REATO DI TORTURA

Amensty International riporta i dati di un sondaggio Doxa, in occasione del lancio della propria campagna di raccolta fondi con il 5xmille e reso noto il 6 aprile: Sei italiani su 10 sono favorevoli all’introduzione nel nostro ordinamento di uno specifico reato di tortura.

Per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, gli italiani non hanno alcun dubbio e rispondono che i casi di violazione più eclatanti sono proprio i fatti drammatici di 16 anni fa del G8 di Genova, alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto (per l’87% degli intervistati), che restano scolpiti nella memoria collettiva e a cui gli italiani pensano prima anche rispetto a fatti molto più recenti – seppure anch’essi molto noti – come le tragiche morti di Stefano Cucchi (86%) e di Giulio Regeni (84%).


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