22 Aprile. Giornata mondiale della Terra. Scienza e mondo delle associazioni insieme per una rinnovata cultura dell'ambiente. Le iniziative

di redazione 22/04/2017 AMBIENTE
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L’Earth Day (Giornata della Terra), è la più grande manifestazione ambientale che coinvolge le nazioni del pianeta per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia, attraverso la tutela delle risorse naturali, contro l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, la distruzione degli ecosistemi, la scomparsa di numerose piante e specie animali, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili sempre più sovrasfruttate.

Istituita dal lontano 1970 in seguito al disastro ambientale, causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara in California, costituisce ogni anno un momento di profonda riflessione tra il delicato equilibrio esistente tra pianeta Terra e azioni antropiche. L'idea di una Giornata per la Terra venne al senatore statunitense Gaylord Nelson nel 1962, quando già si levavano le proteste per la guerra in Vietnam. Gradualmente nell’agenda politica del presidente Kennedy si fecero strada le questioni ambientali, fino a quando, nel 1969, la marea nera al largo di Santa Barbara - 80mila litri di greggio riversatisi nel Pacifico a seguito della rottura delle condutture di un oleodotto - fece capire che non c’era più tempo da perdere.

Da allora sono stati fatti molti passi avanti, soprattutto in riferimento alle risorse rinnovabili, alla sostenibilità ambientale, allo sviluppo della green economy, ma la maggior parte delle questioni ambientali del pianeta restano irrisolte.


Sull’argomento interviene Francesco Peduto, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, che sottolinea come sia “necessario un vero e proprio cambio di mentalità, per arrivare a vivere in concreta armonia con la Terra, sostituendo al delirio di onnipotenza dell’uomo e all’antropocentrismo imperante un sano biocentrismo”.
“Noi – prosegue Peduto – siamo un tassello della vita sulla Terra e senza le piante, gli animali, l’aria, l’acqua, non potremmo vivere. Il pianeta andrebbe visto per quello che è: un organismo vivente, che respira, si agita, si trasforma, sebbene in tempi geologici”. La conoscenza geologica costituisce quindi un solido basamento su cui fondare la corretta gestione delle risorse in un pianeta mutevole e in continua trasformazione da miliardi di anni.

Da Washington a Roma, "La marcia per la scienza" per la difesa dell’integrità scientifica dalle ingerenze della politica e dalle influenze esterne. L’evento principale si terrà in America, dove da tempo la comunità scientifica si mobilita contro le scelte dell’amministrazione trumpiana, al National Mall di Washington, ma dalle 16 del 22 aprile la manifestazione partirà dal Pantheon per terminare a Campo de' Fiori, davanti la statua di Giordano Bruno, assurto a simbolo della resistenza della ragione all’oscurantismo. Parteciperà anche l'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, con una marcia anche a Milano davanti al Consolato USA in via Principe Amedeo 3. Due i motivi principali per l'adesione alla mobilitazione globale: il riconoscimento del "diritto umano alla scienza" e la liberazione di Ahmadreza Djalali. A Roma, al termine del corteo seguiranno due ore di interventi di scienziati, ricercatori, divulgatori e artisti, a sostegno della causa della scienza dalle 17 alle 19 al Villaggio della Terra.

Sempre qui musica, scienza, sport, giochi e arte animeranno le giornate al 21 al 25 aprile. Laboratori di sismologia e vulcanologia si alterneranno a corsi di giornalismo ambientale e biciclettate, tornei e competizioni sportive, aperti a tutti, bambini e famiglie. Ci saranno diversi festival tematici dedicati all’economia circolare, alla mobilità sostenibile, all’educazione ambientale, ai libri, alla festa dell’Erasmus, oltre al forum "Cambiamenti climatici e migrazioni forzate", dedicato all’aumento degli ecorifugiati nel mondo.

In occasione della giornata mondiale della terra, sono numerose le associazioni a chiedere una raccolta firma europea #Salvailsuolo per dire stop al consumo di suolo.
L'appello fa riferimentoA lanciarlo sono i promotori dell’iniziativa dei cittadini europei People4Soil, a nome delle cinquecento organizzazioni che hanno aderito al network europeo. Al presidente della Ce Claude Juncker viene chiesto di fermare il consumo di suolo sviluppando un quadro legislativo vincolante per gli stati membri, che riconosca al suolo lo status di “bene comune” proprio come l'aria e l'acqua. 
170 sono i milioni di ettari agricoli europei, pari al 39 per cento della superficie UE: benché ragguardevole, si tratta di una superficie insufficiente a rifornire di alimenti e materie prime agricole il mercato europeo, che di suolo coltivato ne reclama quasi il doppio: l’Europa, pur pesando per il 7 per cento della popolazione mondiale, grava sul 20 per cento degli 1,6 miliardi di ettari di superfici agricole globali.
Alimentazione iperproteica, spreco alimentare e usi non alimentari di produzioni agricole sono tra le ragioni dell’impronta sui suoli di paesi extraeuropei la cui sicurezza alimentare dipende da minori superfici coltivate pro capite, concorrendo a denutrizione, povertà, migrazioni in quei paesi. 
E’ il caso del Sud America, dove milioni di ettari di coltivazioni intensive sorte al posto delle foreste e delle coltivazioni locali oggi producono mangimi per i nostri allevamenti, e dell’Africa Subsahariana, dove le compagnie europee e asiatiche sono attive nell’accaparrare terreni ai danni delle comunità rurali, generando immani flussi migratori.
“Il suolo è la risorsa naturale più preziosa e scarsa in Europa - affermano i promotori di Peolple4Soil - ma non la proteggiamo! Negli ultimi cinquanta anni, in Europa la superficie coperta di cemento e asfalto è raddoppiata, arrivando a 20 milioni di ettari: due volte la superficie agricola italiana! Senza contare tutte le altre minacce a carico dei suoli: 3 milioni di siti contaminati, 10 milioni di ettari gravemente danneggiati dall’erosione e 14 milioni a rischio desertificazione sono alcune cifre di danni già registrati. Se davvero vogliamo che la comunità internazionale arresti il degrado di suolo, dobbiamo iniziare dalla nostra casa comune: è urgente una direttiva europea per la tutela dei suoli".


"Una politica attiva a difesa del suolo è anche una politica di sicurezza e sviluppo economico: suoli sani e ricchi di sostanza organica consentono produzioni agricole di maggior qualità e più resistenti ai rischi climatici - continua l'associazione - allo stesso tempo fermare la cementificazione di suoli agricoli è l’unico modo per concentrare gli investimenti edilizi nei luoghi che hanno davvero bisogno di rigenerazione: le città. Si tratta di una politica di sviluppo di lungo termine, che salvaguarda le risorse e il patrimonio europeo, ma è anche il caposaldo delle strategie di mitigazione e adattamento climatico".
Per questo nella giornata mondiale della terra le 500 associazioni che hanno sottoscritto la lettera a Juncker chiamano a raccolta tutti i cittadini, invitandoli a sottoscrivere l'Iniziativa dei Cittadini Europei su www.salvailsuolo.it.


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