Macron Presidente. L'analisi del voto. Record astensione e schede bianche. Il boom del Front National non basterà a salvare il partito dalla resa dei conti interna
No a Le Pen, ma nemmeno con Macron. Mentre molti in Francia e fuori festeggiano la vittoria di Emmanuel Macron contro il pericolo dell'Eliseo in mano al Front National, c'è una parte di Francia che non ha voluto né l'uno né l'altro. Era dal 1969 che non si registrava un'astensione così alta, superiore al 25%. Mentre addirittura le schede bianche hanno toccato il record storico del 12%.
Il Fronte Nazionale ha preso il doppio dei voti del padre nel 2002 è un dato da tenere presente ma i numeri dell'astensionismo e delle schede bianche ci restituiscono un Paese che non si è riconosciuto nell'alternativa Macron Le Pen, inaugurando probabilmente, e non solo per la Francia, una fase fluida, dai contorni tutti da decifrare. "Il modello francese ha orientato le democrazie dell'alternanza europea occidenatale, possiamo dunque attenderci grandi cambiamenti senza orientamenti chiari". Ha detto il politogo diamanti al quotidiano Repubblica.
Le Pen si afferma ancor nelle periferie e tra gli operai.
Marine Le Pen è riuscita a conquistare il 34,5% dei voti, l'ereditiera, come l'ha chiamata il nuovo presidente Emmanuel Macron durante il faccia a faccia prima del secondo turno. Il risultato migliore dell'estrema destra francese.
E, secondo il cerchio magico della Le Pen, frutto della strategia perseguita negli ultimi anni: la normalizzazione, il tentativo a livello di comunicazione di tagliare il cordone ombelicale col passato. Da qui la scelta di Marine annunciata tra primo e secondo turno di lasciare la presidenza del Front. Da qui l'annuncio di Florian Philippot, numero due del partito, l'uomo che lo ha fatto sfondare tra gli operai del Nord, ma odiato dalla vecchia guardia: "Il Front cambierà nome". E da qui il no del vecchio patriarca: «Non lascerò il nome del Front National sparire così». L'ennesimo scontro del partito famiglia.
Uno dei rebus della vigilia era come si sarebbe comportato quel 20% di elettori che al primo turno avevano votato per la sinistra radicale di Jean Luc Melenchon. Il leader della France insoumise aveva dichiarato di non voler dare indicazioni di voto per il secondo turno. E sulla piattaforma il suo movimento si era diviso in tre parti: chi si sarebbe astenuto, chi avrebbe votato scheda bianca, solo un terzo invece era pronto a dare la sua preferenza a Macron pur di fermare la marea nera in corsa per l'Eliseo. Che peraltro nel voto operaio, bacino di Mélénchon, perde 44% contro il 56% della Le Pen.
Anche tra socialisti e repubblicani, sostenitori di partiti mai come in questa campagna travolti dalla storia, il Front Republicain, cioè l'idea che debba esistere un blocco compatto contro l'estrema destra, non ha più lo stesso appeal. Il nuovo presidente ha rotto gli schemi della politica francese, ma da quando entrerà all'Eliseo dovrà ascoltare anche questi segnali.