Il partito animalista di Berlusconi e il Partito della Nazione di Salvini. La sfida per la leadership del Centro-destra

di Massimo Lorito 22/05/2017 POLITICA
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Non c’è ancora una legge elettorale, e chissà ancora per quanto, non si conoscono probabili alleanze, programmi, progetti. Siamo in quella fase che la politica italiana conosce bene e sembra, da anni, preferire e anteporre a tutto il resto. La fase del cosiddetto “marketing del consenso”. La ricerca di “nuovi” spazi del consenso in cui inserirsi a caccia dei voti perduti, di quelli possibili o da riconquistare. Una competizione che passa attraverso il restyling di partiti, movimenti, associazioni e che è diventata la massima forma di progettualità politica nel nostro Paese.

Gli ultimi due più eclatanti esempi vengono dal lancio del nuovo partito in difesa degli animali di Michela Brambilla, idea fortemente sponsorizzata da Berlusconi in persona, e dall’ultimo congresso della Lega a Parma nel quale si è definitivamnte sancita la mutazione “antropologica” dell’ormai ex movimento padano.

Il Partito degli “animali”, vive su una forza trasversale che sembra spaccare destra e sinistra ed è questo il principale obiettivo strategico di Silvio Berlusconi che ben sa quanto sia ormai logoro il progetto Forza Italia ed è dunque a caccia di nuove idee. In tal senso è utile indagare se l’animalismo, e più in generale l’ambientalismo, in Italia guardi ancora a sinistra o se piuttosto, in questa fase, la destra stia riuscendo a cavalcare il tema con più abilità a fini elettorali. Perché secondo le stime dei sondaggisti, il bacino di voti degli animalisti potrebbe avere un peso non trascurabile (dal 5% fino addirittura al 20%) nelle alleanze per le prossime elezioni.

“Di certo per il Pd l’animalismo è un’occasione mancata”, afferma la giornalista e scrittrice impegnata per i diritti degli animali Margherita D’Amico: “Sui voti degli animalisti Matteo Renzi ci ha letteralmente sputato sopra, preferendo il consenso della lobby dei cacciatori”. Alcuni storici movimenti animalisti, come Assocanili, sono però contrari a questa nuova discesa in campo berlusconiana, in quanto gli interessi e i diritti degli animali non devono essere utilizzati come strumenti di propoaganda politica. Di sicuro, al momento, c’è solo la chiara volontà di Berlusconi e del suo più stretto entourage di ridare smalto ad un' azione politica appannata e messa da parte dalle dinamiche di questi anni. Uno spazio marginale quello a cui Forza Italia è stata relegata anche dalla netta avanzata di Matteo Salvini e di una Lega ormai altra cosa rispetto a soli tre anni fa.

Il progetto del segretario lombardo è ormai chiaramente quello di copiare il Fronte Nazionale francese di Marine Le Pen e conferire all’ex partito della secessione, lo status di Partito della Nazione, con un’identità non più regionalistica.

Nel congresso di domenica 20 maggio a Parma, con oltre l’80% dei voti i delegati -ex padani? – hanno ratificato il progetto di Salvini senza se e senza ma, relegando l’intervento del fondatore Umberto Bossi ad un’inutile e pure mal tollerata presenza. E’ accaduto l’inimagginabile, il "senatur" fischiato durante il suo intervento.

Per certi aspetti la Lega è diventato il partito personale di Salvini, come in modo non molto differenti il Pd è diventato il partito di Renzi.

Bossi ha commentato: “La Lega è morta”. Anche Roberto Maroni, governatore della Lombardia, che, pure, ha sostenuto, a suo tempo Salvini, ora appare più distante. Distinto. D’altronde, è difficile per loro accettare un soggetto politico che li ha spinti in una posizione sempre più marginale. Dopo esserne stati, a lungo, i leader.

 Il Partito di Salvini volge lo sguardo oltre il Po. La Lega di Salvini rifiuta i confini, che hanno costituito a lungo il fondamento della sua identità. Anche perché, di fatto, la Lega ha allargato ed esteso le basi del suo consenso. Secondo le indicazioni dei sondaggi (Demos per Repubblica) condotti nel 2017, infatti, è stimata intorno al 13%. Al pari di Forza Italia. Addirittura oltre il 10% nel Centro Italia.

La sua identità secessionista si è trasformata in identità nazionale, di difesa degli allevatori di mucche del Veneto, come degli agricoltori e degli artigiani delle zone terremotate del centro e dei disoccupati del Sud. Uno sguardo e una visione sulla Penisola che Bossi e i suoi non hanno mai avuto, basato sul comune denominatore della lotta all’immigrazione. Salvini aggiunge l’aggettivo clandestina, ma in realtà Salvini vorrebbe un’Italia affrancata da ogni tipo di immigrazione non europea. Un’idea questa alquanto fuori dalla realtà del mondo globalizzato di oggi ma che tra le paure della classe media - se ancora ne esiste una - e quelle dei disoccupati trova buoni consensi.

Questa Lega non interessa più a Bossi, ma certamente interessa e non poco, ai tanti delusi, anche operai, delle periferie urbane e delle periferie in genere.

Esattamente su tali restyling del consenso voluti da Berlusocni e da Salvini si giocherà, a breve, la vera partita per la leadership del futuro centro destra.

 



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