Manovra. Voto alla Camera. Il MDP si defila, passa il provvedimento con la fiducia ma il governo a rischio al Senato
Mdp "non parteciperà" alla votazione sulla fiducia che il governo ha posto alla Camera sulla Manovra: lo ha annunciato all'Assemblea di Montecitorio il capogruppo Francesco Laforgia. E' l'atteggiamento assunto da Mdp per protesta contro l'inserimento nella manovra delle norme sui voucher.
In commissione Bilancio alla Camera si è aperto il nuovo fronte di scontro politico fra il Pd e coloro che dal Partito sono andati via sbattendo la porta in fase precongressuale. A sancire il conflitto fra due anime della sinistra sempre più distanti e antaogniste è il deputato di Mdp Gianni Melilla che chiede “chiarezza su cosa il governo intenda fare, non accetteremo mai nuovi voucher mascherati con nomi diversi”.
Non saremo dentro questo passaggio" perché "non vogliamo essere corresponsabili. Noi abbiamo sempre dimostrato senso di responsabilità e continueremo a farlo" e "dovete invece guardare a chi ha tirato dritto in barba ad un referendum". Così il capogruppo di Articolo 1 - Mdp Francesco Laforgia in sede di dichiarazioni di voto sulla fiducia posta dal governo sul decreto manovra, riferendosi all'inserimento in manovra dei nuovi voucher e annunciando che Articolo 1-Mdp non voterà la fiducia al governo. Laforgia ha parlato di "vulnus", "strappo" con l'approvazione dell'emendamento del relatore che ha reintrodotto uno strumento per regolare il lavoro occasionale "uscito dalla porta e rientrato dalla finestra" e ha aggiunto di sperare in un correzione al Senato e, ha detto, "spero" che se questa correzione arriverà "non avvenga per ricucire il rapporto con noi ma per riannodare il filo che avete spezzato con il Paese".
Via libera dalla Camera alla fiducia posta dal governo sul dl manovra. I voti favorevoli sono stati 315, i contrari 142 (cinque gli astenuti). Domani mattina è prevista la votazione finale dell'assemblea, poi il provvedimento passerà all'esame del Senato. Il decreto deve essere convertito in legge entro il prossimo 23 giugno.
Mdp aveva annunciato che non avrebbe partecipato alla votazione: a comunicarlo all'Assemblea di Montecitorio il capogruppo Francesco Laforgia, motivando l'atteggiamento come protesta contro l'inserimento delle norme sui voucher.
Una decisione, quella di Mdp, che, se mantenuta anche al Senato, mette a rischio la maggioranza: infatti, qui vanta 172 voti, 11 in più di quelli necessari per ottenere la fiducia. Ma senza l'apporto dei 15 bersaniani, non ci sarebbero più i numeri per andare avanti.
Voto contrario ha annunciato anche Forza Italia: "Questa 'manovrina' è stata presentata dal governo come un insieme di misure per raggiungere contemporaneamente due obiettivi: crescita economica e rispetto degli obiettivi di finanza pubblica. Dopo averla studiata attentamente, possiamo affermare che nel testo è entrato di tutto, tanto che la misura è diventata una delle classiche manovre 'omnibus' che speravamo, sinceramente, di esserci lasciati definitivamente alle spalle. È restrittiva", ha detto la deputata Fi, Lorena Milanato, annunciando nell'Aula di Montecitorio il 'no' alla fiducia.
Di 'carrozzone che imbarca marchette e omaggi persino raddoppiati, agli amici della casta' parlano i deputati del Movimento 5 Stelle: "Doveva essere soltanto il gesto di ossequio di un governo inginocchiato di fronte all'austerity Ue", ma così non è. "Non possiamo, dunque, che votare no alla fiducia".
Per la prima volta in questa legislatura anche Udc non partecipa al voto o dice 'no': "Prima di tutto è difficile dare la fiducia a un governo che ha innestato un processo accelerato verso il proprio dissolvimento, senza tenere in nessun conto le esigenze degli italiani, le loro difficoltà economiche, il disagio sociale e la disoccupazione giovanile, le promesse alle famiglie mai mantenute - spiega Binetti - . In secondo luogo l'attuale manovra ha contenuti che nulla hanno a che vedere con quanto appare nel titolo". Per l'esponente centrista "al centro dell'attenzione non ci sono le aree terremotate, ma cose che rispondono a logiche di lobby, valgano come esempio le misure relative ai signori dell'azzardo. In terzo luogo non voteremo la fiducia, perché siamo stanchi di fiducie, di scorciatoie che privano il parlamento della sua possibilità di intervenire, a favore o in dissenso, esercitando un proprio diritto".
"Non possiamo votare la fiducia a questa maggioranza che continua salvaguardare interessi di parenti e amici dimenticandosi di fornire risposte concrete agli italiani", ha affermato Barbara Saltamartini vicepresidente alla camera della Lega NcS. Per lei "in questa manovra ci sono norme che prendono a schiaffi gli italiani. Dove sono le riforme tanto millantate dai governi Renzi-Gentiloni? Di certo troviamo solo una serie di misure volte a mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini".