Caldo e assenza di precipitazioni. La siccità vero pericolo per l'ambiente e l'agricoltura della Penisola

di redazione 10/06/2017 AMBIENTE
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L'arrivo del caldo torrido aggrava l'allarme siccità nelle campagne e nelle città con le precipitazioni che in primavera sono risultate quasi il 50% inferiori rispetto al periodo di riferimento dopo un inverno particolarmente asciutto con un deficit idrico del 48%. E' quanto afferma la Coldiretti, che ha eseguito un monitoraggio lungo la Penisola proprio nel giorno dell'appuntamento del G7 ambiente in Italia.

L'Italia - sottolinea la Coldiretti - è a secco e se l'Emilia Romagna ha appena richiesto, al Governo lo stato di emergenza la situazione è preoccupante dal Veneto al Piemonte, dalla Lombardia alla Liguria, dalla Toscana al Lazio, dall'Umbria alla Calabria, dalla Campania alla Puglia fino in Sicilia e Sardegna. Manca l'acqua potabile in molti Comuni mentre nei campi - continua la Coldiretti - la carenza idrica sta compromettendo i raccolti, dagli ortaggi alla frutta, ma anche i cereali e i foraggi per l'alimentazione degli animali. 

E' il risultato di un inverno e una primavera 2017 - precisa la Coldiretti - che si classificano rispettivamente al terzo e al secondo posto tra le meno piovose dal 1800 in cui sono iniziate le rilevazioni del Cnr e gli effetti si stanno facendo sentire sulle coltivazioni, con i danni stimati dalla Coldiretti già in quasi un miliardo di euro per l'anomalie climatiche di un anno pazzo.

"Serve un’azione condivisa e concreta per fronteggiare l’emergenza idrica dell’Emilia occidentale che sta mettendo a rischio le colture di pomodoro da industria". Questo l’appello che il presidente dell’Organizzazione interprofessionale del Pomodoro da industria del Nord Italia Tiberio Rabboni ha rivolto agli assessori regionali dell’Emilia Romagna all’Ambiente, Paola Gazzolo, e all’Agricoltura, Simona Caselli.

"Dalla filiera – spiega Rabboni – stanno giungendo molteplici segnalazioni di grandi difficoltà in campo relative alle note problematiche di emergenza idrica, acuita dall’andamento meteorologico, in passato raramente così avverso. La coltura del pomodoro è seriamente a rischio. L’apporto idrico non è sufficiente per garantire corrette ed adeguate irrigazioni e a tutto questo si aggiunge la preoccupazione del comparto industriale che prevede serie difficoltà nell’approvvigionamento idrico durante la campagna di lavorazione estiva. Il tutto, purtroppo, con serie probabilità che lo scenario nelle prossime settimane possa ulteriormente peggiorare".

La Regione Emilia-Romagna ha attivato le procedure per la richiesta dello stato di emergenza nazionale per la crisi idrica che ha colpito il territorio. Domani, venerdì 9 giugno, è convocato a Bologna un incontro con i soggetti interessati per raccogliere tutte le informazioni utili a motivare adeguatamente l’istanza da presentare al Dipartimento nazionale di protezione civile. Coordinati dalla Regione, parteciperanno alla riunione l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione Civile, Atersir, Arpae, Anbi (Associazione nazionale bonifiche) e Cer (Canale emiliano-romagnolo).

Se autorizzato dal Governo, permetterà di mettere in campo misure straordinarie per affrontare la situazione che sta interessando in particolare i settori agricolo e potabile.

Le scarse precipitazioni cumulate da ottobre 2016 ad oggi hanno inciso sulla ricarica delle riserve idriche, sia degli invasi superficiali che nelle falde. I deficit maggiori si riscontrano nelle province di Piacenza e Parma dove, fino allo scorso maggio, le piogge cumulate risultano inferiori del 40-50% rispetto a quelle attese (ossia tra 200 e 300 mm in meno).

Consistenti, ma meno intense, le carenze idriche nella parte centro-orientale del territorio dove si riscontrano deficit percentuali tra 20 e 40% (reggiano, modenese e gran parte della Romagna) e inferiori al 20% (ferrarese, bolognese e aree limitrofe del ravennate). Solo la costa risulta esclusa dalla situazione di difficoltà.

 

Dalla Sardegna arriva nel frattempo un provvedimento nuovo per limitare i danni della siccità

ORISTANO. Coltivare il proprio orticello senza curarsi del vicino non si può più. Ne stanno prendendo atto gli agricoltori dell’Oristanese che hanno aderito alla rivoluzione concettuale impostata dal Consorzio di Bonifica, per la gestione dei rischi derivanti dall’annata siccitosa, a una prima analisi la peggiore degli ultimi decenni. Questa rivoluzione ha un nome: turnazione. In sintesi, nel comprensorio sud di Arborea – da dove da lunedì scorso è partita la sperimentazione –, l’erogazione dell’acqua ai campi sarà sospesa per cinque ore al giorno. Sarà garantita dalla mezzanotte di lunedì fino alla mezzanotte di sabato, ad eccezione del periodo giornaliero di massima ventosità e soleggiamento compreso tra le 12.40 e le 17.40. In questo lasso di tempo gli impianti saranno spenti. Non saranno consumate né acqua né energia. Obiettivo: acqua per tutti, a quantità e pressione corrette.

 Questa rivoluzione ha un padre, il commissario del Consorzio, Andrea Abis. Ma si fonda necessariamente su una base di consenso tra gli utenti del Consorzio, che ne devono condividere principi e linee attuative. Altrimenti, non funziona. Parte da un assunto tecnico: se non dovesse piovere, le scorte della diga del Tirso garantiscono un’autonomia di appena due anni. L’invaso ha 370 milioni di metri cubi d’acqua, ogni anno l’agricoltura ne consuma 165 milioni. «Il periodo di regolazione della diga, unito alla traspirazione del lago, ci dice che la situazione è questa. Se non farà un inverno serio, in due, massimo tre anni entreremo nel codice di allerta arancione», dice Andrea Abis. Tradotto: vicini alla sete totale. Conseguenze: aprire la campagna irrigua 2018 con pesanti restrizioni. Indispensabile pensare ora per allora.


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