Gabrielli sul G8 di Genova nell'anniversario. "Genova ancora motivo di diffidenza verso la polizia, ma riconosciuti gli errori, le cose da allora sono migliorate"

di redazione 19/07/2017 POLITICA
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A 16 anni dai tragici giorni del G8, Il capo della Polizia Gabrielli ripercorrendo le vicende che segnarono drammaticamente le giornate di Genova. Lo fa in un'intervista a Repubblica dove parla senza ambiguità e mezze misure degli errori commessi, delle ambiguità.

"Non dobbiamo più continuare a camminare in avanti con lo sguardo rivolto all'indietro", nell'intervista a Carlo Bonini su Repubblica, spiega che è giunto il momento di "mettere il punto". Perché se Genova, ancora oggi, "è motivo di dolore e diffidenza, allora vuol dire che in questi 16 anni la riflessione non è stata sufficiente. Né è stato sufficiente chiedere scusa a posteriori"

Ammette oggi Gabrielli a proposito della gestione dell'ordine pubblico a Genova: Fu semplicemente una catastrofe. A partire dalla scelta sciagurata di far gestire l'ordine pubblico al vertice del Dipartimento di pubblica sicurezza e non alla Questura di Genova. A Genova saltò tutto, e saltò tutto da subito. Il problema era una cultura dell'ordine pubblico che scommetteva sul pattuglione".

Di questa storia "è falso che nell'accertamento della verità giudiziaria abbia influito una magistratura ideologizzata. La Polizia italiana non è stata perseguitata. Allo stesso tempo, i processi penali non hanno potuto scrivere una parola decisiva: a questo tipo di processo sfuggono quelle che io definisco responsabilità sistemiche. Motivo per cui Diaz è diventata capro espiatorio, e pochi ricordano Bolzaneto. Dove, lo dico chiaro, fu tortura. Ma se vogliamo storicizzare il G8, non penso che il singolo agente possa funzionare da fusibile per il sistema. Dobbiamo parlare anche del dirigente o del funzionario".

Gabrielli parla anche dell'allora capo della Polizia De Gennaro

"Se io fossi stato Gianni De Gennaro mi sarei dimesso, senza se e senza ma. Per restituire fiducia ai cittadini e non far sentire i poliziotti sacrificati ad assetti interni all'apparato. Le sue mancate dimissioni hanno imprigionato il dibattito politico in un'irricevibile rappresentazione per cui il Paese è diviso tra un partito della Polizia e uno dell'anti-polizia"

UNo sguardo all'attualità con i complimenti di Gabrielli a come le forze dell'ordine hanno gestito il G7 di Taormina e un accenno alla legge sulla tortura: 
 "Oggi la Polizia non deve avere paura degli identificativi, di una legge, buona o meno che sia, sulla tortura, dello scrutinio legittimo dell'opinione pubblica. Consegniamo quel G8 di Genova alla storia. Perché questo ci renderà tutti più liberi. E quando dico tutti, penso al Paese a alla Polizia che di questo Paese è figlia".


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