Corea del Nord Stati Uniti. Sull'orlo di un conflitto?
Mancano meno di quattro giorni a quella sorta di 'ultimatum' che Pyongyang ha lanciato contro gli Stati Uniti, ipotizzando un'azione militare dimostrativa nei confronti della base americana di Guam, e i toni dello scontro tra Usa e Nord Corea si fanno sempre più aspri, nonostante i tentativi del ministro della Difesa statunitense, John Mattis, di 'stemperare' il livello del conflitto che oppone, nei fatti e direttamente, Donald Trump al leader nordcoreano. E, in effetti, fanno sapere fonti governative Usa, l'amministrazione Trump da parecchi mesi è impegnata dietro le quinte per tentare di avviare un canale di dialogo con la Corea del Nord. Dialogo per affrontare sia la questione dei prigionieri americani detenuti nel Paese sia quella del deterioramento delle relazioni. Le fonti sottolineano anche come questo canale possa essere la base per una discussione più seria, anche sul programma nucleare nordcoreano.
Ma l'escalation di tensione preoccupa la Russia, che ha deciso di rafforzare i sistemi anti-aerei a Est. Il rischio di un conflitto militare è molto alto, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. Il botta e risposta di minacce non piace neanche ad Angela Merkel, che si è dichiarata contro una "soluzione militare" alla crisi: "Non vedo la possibilità di una soluzione militare a questo conflitto, ma piuttosto vedo che si deve lavorare in modo consistente, come abbiamo visto fare al consiglio di sicurezza dell'onu", ha detto la cancelliera tedesca. "La Germania parteciperà molto intensamente alle opzioni che non siano di tipo militare, ma ritengo che l'escalation verbale sia una reazione sbagliata", ha aggiunto Merkel in conferenza stampa.
Anche la Cina invita alla prudenza per "allentare le tensioni" nella regione: "Tutte le parti dovrebbero fare di più per allentare le tensioni e evitando di prendere iniziative sulla dimostrazione di forza", ha commentato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang. La situazione, per la Cina, è "complessa e sensibile".
La guerra, per ora fatta solo di armi retoriche e verbali, con la corsa a chi la spara più grossa, vede da giorni la Corea del Nord rispondere puntualmente ad ogni minaccia di Trump che, poco dopo l'ultimo attacco proveniente dal regime di Kim Sung-un, ha replicato a tono. Ieri, nella notte Pyongyang aveva fatto sapere che per Ferragosto sarà pronta a colpire le acque tra 30 e 40 km dall'isola Usa di Guam, dove sorgono le basi navali e quella dei bombardieri strategici americani, dando una dimostrazione di forze agli Usa dopo che il presidente aveva minacciato di colpire con 'fuoco e fiamme' i nordcoreani proprio perché l'intelligence statunitense aveva confermato la disponibilità da parte della Corea del Nord di ordigni nucleari collocabili su missili a medio e lungo raggio. Il ministro della Difesa, James Mattis, aveva dal canto suo avvertito che la sproporzione di forze avrebbe fatto rischiare a Kim Jong-un, in caso di attacco, di vedersi distruggere il Paese. Per poi aggiungere, però, che se l'opzione militare era ben presente sul tavolo della Casa Bianca, la prima scelta dell'America era comunque la via diplomatica. "Sappiamo bene quanto possa essere catastrofica una guerra ai giorni nostri", ha detto Mattis.
E mentre la tensione tra i due Paesi sale, la Russia non resta a grìuardare e rafforza i sistemi anti-aerei dislocati nell'Estremo Oriente del Paese, ovvero nelle aree limitrofe alla Corea del Nord. La notizia è stata data dal senatore Viktor Ozerov, ex capo della commissione Sicurezza e Difesa a Ria Novosti. "Ciò che accade adesso intorno alla Corea del Nord - dice - non può non suscitare preoccupazione e spingerci a prendere misure addizionali per proteggere il nostro territorio: le forze aeree e anti-aeree sono state rafforzate". Secondo Ozerov la misura è anche un deterrente per gli Usa. Il ministero della Difesa russo ha precisato, però, che i sistemi anti-aerei nelle regioni dell'Estremo Oriente "non si trovano in stato di allerta". "Le unità svolgono il loro compito 24 ore su 24, in uno stato di efficienza bellica permanente: non c'è stato nessuno passaggio delle unità anti-aereo dell'Estremo Oriente ai livelli 'più alti' di preparazione".