Assalto omofobo a una scuola di danza di Centocelle

di redazione Roma 12/08/2017 ROMA
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Mesi di insulti e attacchi e alla fine un'intrusione che, come chiunque abbia subito una rapina o sia stato violato nel luogo più sacro - la propria casa, la propria sede di lavoro - può testimoniare e certificare, ha lasciato un senso di vulnerabilità e anche di paura dal quale è difficile liberarsi. Andrea Pacifici e Simone Panella, soci nella fondazione e nella gestione della scuola di danza Vanity Dance Studio, e partner nella vita, dopo l'attacco di stanotte che, non appena scoperto, ha iniziato un vorticoso e inarrestabile giro sui social, hanno deciso. "Non possiamo rimanere aperti. È pericoloso. Se mi davano una coltellata era meglio. Mi sembra tutto come un brutto sogno", come ha detto Andrea.

La scuola ha aperto in un quartiere difficile creando un punto di incontro e di respiro per tanti: Centocelle. Qui opera la Vanity Crew, danzatori che si esibiscono su tacchi vertiginosi. Talmente bravi e anche originali che l'anno scorso sono arrivati alla finale di Italia's Got Talent.

Atletici, unici, noti anche all'estero per le loro performance - spesso supportate dal Gay Village - che sono una via di mezzo tra la danza più sperimentale e l'hip hop più spinto, la Vanity Crew aveva tantissimi sostenitori. Ma anche molti detrattori, terrorizzati, è evidente, dalla differenza. Che fa sempre paura. Nonostante la scuola nel quartiere fosse diventata punto di incontro e di sostegno per tante mamme ai cui figli Andrea ha insegnato per oltre un anno, e nonostante avessero tutti, i due responsabili e lo staff, contribuito con grandi sacrifici per farlo andare avanti, il Vanity Dance Studio sembra arrivato davvero a un punto di non ritorno.

"È impossibile per noi lavorare con uno stato d'animo del genere" ha scritto Simone su Facebook. "In particolar modo per Andrea. Abbiamo paura e la cosa terribile è che non sappiamo con chi prendercela. Siamo chiusi in questo dolore e ci fa paura anche spiegare come ci sentiamo".

Sulla questione è intervenuta anche Imma Battaglia, che è stata consigliera comunale e che da anni si batte per i diritti della comunità Lgbtqi. “A Roma si è verificato ancora una volta un grave atto di omofobia" ha detto. “La rinuncia di un gruppo di giovani alla propria passione" sottolinea, "è la rinuncia di una società intera! È la rinuncia di una città ormai in preda al degrado culturale e morale, che è stretta in una morsa di ignoranza e grave discriminazione. Chiediamo di intervenire. Chiediamo che si riapra urgentemente il tavolo delle associazioni per studiare un piano di intervento nella città e nelle scuole contro il pregiudizio, l’omofobia e ogni forma di discriminazione". 

Ne parla anche Francesco Angeli, presidente di Arcigay Roma: "Ci deve assolutamente essere un segnale di lotta e contrasto del Comune di fronte a questo ennesimo episodio di omofobia. Chiediamo da tempo alla sindaca che batta un colpo per far sentire quanto la Capitale del nostro Paese sia contro la discriminazione. Non è soltanto una questione istituzionale: ma anche per le vittime dell'omofobia: che sappiano di non essere sole". Anche perché "noi, come Gay Center" continua Angeli, "ne sappiamo qualcosa delle aggressioni e della solitudine e proprio per questo ci sentiamo particolarmente vicini ad Andrea e Simone: perché ogni due, tre mesi veniamo attaccatti, tra scritte offensive e violenze, nella nostra sede del Testaccio".


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