Referendum Catalogna. Madrid e Barcellona muro contro muro.

di redazione 29/09/2017 ESTERI
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: "Se i seggi verranno bloccati troveremo alternative per far votare i cittadini". È stato chiaro il vice prensidente della Generalitat catalana Oriol Junqueras, che questa mattina ha confermato la decisione del governo catalano di chiamare i cittadini alle urne per domenica primo ottobre: il referendum si farà, nonostante il blocco deciso da Madrid perché "è la gente che vuole votare". E infatti gli indipendentisti hanno già occupato almeno due scuole in cui si trovano i seggi.

Madrid, dal canto suo, ribadisce quello che ormai ripete da settimane: "Non ci sarà nessun referendum". E avvisa: "I responsabili di questa situazione risponderanno davanti ai Tribunali in forma personale e patrimoniale". Così, al termine del Consiglio dei ministri, il portavoce del governo spagnolo Inigo Mendez de Vigo ha avvertito il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont e il suo vice, sottolineando che il loro comportamento manifesta "reiterata disobbedienza e grave slealtà". "Questo è un processo illegale e il governo impedirà che possa realizzarsi", ha continuato Mendez de Vigo.

"Realizzare un referendum secondo la legge spagnola non è un reato", ha risposto il ministro della giustizia catalano Carles Mundò, che ha annunciato la presentazione di una denuncia penale per "abuso di potere" contro il procuratore dello stato spagnolo a seguito della repressione attuata negli ultimi giorni in Catalogna. La querela - ha preciso il Ministro - sarà presentata anche davanti alla Corte europea dei diritti umani.

 

Intanto le parti si preparano per il grande giorno: mentre il governo spagnolo decide di chiudere lo spazio aereo sopra Barcellona ai voli privati e agli elicotteri da oggi fino lunedì, i comitati di difesa per il referendum secessionista, sorti in diverse località della Catalogna, si stanno organizzando per occupare sin da questa notte i 2315 seggi dove è prevista la votazione. L'obiettivo è presidiarli per impedirne la chiusura e permettere le operazioni di voto.

Tra i primi luoghi occupati dai manifestanti c'è la scuola Collaso i Gil di Barcellona, nella Ciutat Vella. Al grido di "Votarem" (voteremo), genitori, professori e attivisti sono entrati nella struttura scavalcando il cancello con una scala.

Proveranno a proteggere i seggi anche decine di agricoltori che con i propri trattori si stanno dirigendo verso la capitale catalana. L'obiettivo è ostacolare l'intervento delle forze di polizia creando una barriera intorno a luoghi in cui si dovrebbe votare. E a voler formare un cordone di protezione ci potrebbero essere anche i "bomberos" di Barcellona (i vigili del fuoco), che ieri si sono incontrati davanti al Museo de Historia de Cataluña per esprimere il loro favore al referendum.

Nel mirino dello stato spagnolo sono finiti anche gli scrutatori che domenica lavoreranno ai seggi, minacciati dall'agenzia statale per la Protezione dei dati con multe sino a 600mila perché - si legge in un comunicato dell'organismo - "tratteranno e cederanno dati del censimento elettorale catalano". Il ministro della giustizia catalano Carles Mundò però ha definito la diffida lanciata dall'Agenzia "una menzogna" specificando che l'organismo spagnolo non è competente per la Catalogna.

Ma la battaglia si svolge anche online. Un magistrato spagnolo ha ordinato a Google di chiudere l'applicazione che consente agli elettori catalani di sapere dove potranno votare. L'indirizzo "onvotar1oct@gmail.com" era stato reso pubblico dal presidente Carles Puigdemont mercoledì scorso, dopo che altri siti erano stati chiusi per ordine della giustizia spagnola. Nell'ultima settimana sono state oscurate oltre 140 pagine web sul referendum


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