Catalogna. Puigdemont e 4 ex ministri catalani in commissariato a Bruxelles

di redazione 05/11/2017 ESTERI
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Il leader catalano Carles Puigdemont e i 4 ministro su cui pende un mandato d'arresto europeo emesso dalla giustizia spagnola si sono presentati al commissariato a Bruxelles.

L'ex presidente catalano Carles Puigdemont e i quattro ex ministri che con lui si trovano in Belgio verranno portati davanti a un giudice istruttore, al quale spetterà decidere sul mandato di arresto europeo spiccato dalla Spagna. "Perché un giudice entri nel merito, le persone ricercate devono essere prima private della libertà", ha spiegato a Europa Press il portavoce della magistratura Gilles Dejemeppe.

 La Procura di Bruxelles ha notificato il mandato di arresto europeo spiccato da Madrid all'ex presidente della Generalitat di Catalogna Carles Puigdemont e ai suoi ex ministri del governo regionale Antoni Comín(Salute), Clara Ponsati (Istruzione), Lluís Puig (Cultura) e Meritxell Serret(Agricoltura), riparati in Belgio dallo scorso 30 ottobre.

Un portavoce della Procura ha spiegato che Puigdemont e i suoi quattro ex ministri si sono consegnati in mattinata alla polizia federale nel commissariato di Rue Royal 202 a Bruxelles, accompagnati dai loro avvocati. Non in procura, dove erano attesi anche da una folla di giornalisti. Dopo la notifica, Puigdemont e i suoi quattro ex ministri sono stati rilasciati su cauzione. Il giudice istruttore nel pomeriggio li ascolterà individualmente, quindi entro 24 ore deciderà se confermare il loro arresto. Il portavoce della procura di Bruxelles ha detto che il termine ultimo per la decisione del giudice è fissato per le 9,17 di domattina, ma è possibile che venga comunicata tra le 20 e le 22 di questa sera.

"Per designare un giudice che entri nel merito della questione, le persone ricercate devono essere private della libertà. Da quel momento potranno comparire davanti a un giudice", aveva in precedenza chiarito il portavoce della Procura di Bruxelles, Gilles Dejemeppe. La Procura federale ha trasferito i mandati europei a quella di Bruxelles sabato notte, perché "è molto probabile" che le persone ricercate si trovino nella capitale. Nella giornata di sabato, Puigdemont ha utilizzato il suo account Twitter per dirsi "pronto a cooperare pienamente con la giustizia belga". Mentre il suo legale a Bruxelles in precedenza aveva manifestato l'intenzione di Puigdemont di opporsi alla sua estradizione in Spagna pur non chiedendo asilo politico in Belgio.

Il giudice dell'Alta Corte spagnola Carmen Lamela ha emesso il mandato d'arresto europeo a carico dei cinque separatisti venerdì scorso, il giorno dopo l'arresto e la detenzione, senza condizionale, di altri otto ex componenti del governo regionale catalano: l'ex vicepresidente Oriol JunquerasJordi Turull(Presidenza), Josep Rull (Territorio), Carles Mundò (Giustizia), Raul Romeva (Esteri) e Joaquim Forn (Interno), Meritxell Borras (Governo) e Dolors Bassa (Lavoro).

Un nono esponente della Generalitat, Santi Vila, è tornato libero dopo aver trascorso una notte in cella grazie al beneficio della condizionale. Vila si era dimesso da ministro il giorno prima della dichiarazione di indipendenza ed è stato il solo ad aver risposto alle domande della giudice. Mentre l'indagine prosegue, sono tutti accusati di ribellione, sedizione e abuso di fondi. Nel caso di Puigdemont e degli altri quattro ex ministri catalani riparati in Belgio, il giudice Lamela ha aggiunto altri due capi d'accusa: disobbedienza ed evasività.

Ma non c'è solo il destino giudiziario dei transfughi ex ministri catalani. Dopo il commissariamento della Catalogna ordinato dal governo spagnolo a seguito della ratifica della dichiarazione d'indipendenza da parte del Parlament di Barcellona, in violazione della Costituzione, l'attenzione è rivolta alle elezioni anticipate del 21 dicembre proclamate da Madrid per il rinnovo delle autorità regionali.

Secondo un sondaggio realizzato da Gad3 per il quotidiano La Vanguardia, il fronte indipendentista catalano potrebbe raggiungere o avvicinarsi moltissimo alla maggioranza assoluta del Parlamento regionale. I voti della sinistra repubblicana Erc (Esquerra Republicana de Catalunya), insieme a quelli del Pdecat, il partito di Puigdemont, e quelli degli indipendentisti di estrema sinistra della Cup (Candidatura d'Unitat Popular), porterebbero alla conquista di 66 seggi in assemblea, quando la maggioranza assoluta è di 68. Intanto il manifesto lanciato ieri da Puigdemont per un'alleanza dei democratici in Catalogna ha superato le 80mila adesioni.

E in queste ore di grande tensione per le sorti di Puigdemont, il Pdecat ribadisce il suo sostegno all'ex presidente della Generalitat manifestando l'intenzione di candidarlo ancora alle regionali. Il consiglio nazionale del Pdecat propone il presidente catalano destituito a guidare una eventuale lista unitaria indipendentista, nella quale figurerebbero "tutti i prigionieri politici". "Chiediamo che sia il presidente Puigdemont la persona alla guida di questo grande straripamento alle urne del 21 dicembre", ha annunciato la portavoce Marta Pascal.


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